Top e Flop, i protagonisti di venerdì 8 dicembre 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 8 dicembre 2023.

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 8 dicembre 2023.

TOP

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni

Quello che lei ha descritto è un Governo “assolutamente in salute“. Questione di punti di vista. Giorgia Meloni sa benissimo che al momento deve tenere a bada due cose: la tenuta della sua linea politica e soprattutto quella della composita maggioranza che quella linea la garantisce.

E da questo punto di vista è evidente che il nodo al pettine è Matteo Salvini. Il leader leghista ha ormai messo la freccia a destra e nell’esecutivo è quello che detta le regole in purezza di sovranismo. In parte, facendo il gioco di una Giorgia Meloni (nei panni di leader di Partito e non di capo del Governo): che con i Congressi imposti a tutti i livelli di Fratelli d’Italia ha dato una svolta democratica alla sua creatura, rendendola appetibile a quell’oceano di voti rimasto orfano di una formazione centrista capace di rappresentarla. (Leggi qui: I have a dream: FdI fa democrazia invece di proclamarla).

L’ultima scarrocciata di Salvini è stata quella dell’adunata di Firenze, dalla quale le differenze sulle Elezioni Europee tra Carroccio e Fdi sono state sottolineate con il lapis di una strategia da ‘breaking the law“. (Leggi qui: Firenze e la visione alternativa di Abbruzzese).

Ma Giorgia Meloni ha capito che assecondare il mainstream sulle esagerazioni dell’alleato e al contempo non fare una mossa sarebbe stato un problema serio. Perciò ha convocato Salvini di suo ed in un bilaterale si è affrettata a calmare le acque. Come? Ribadendo che l’alleanza è forte in pubblico, e al tempo stesso spiegando in privato a Salvini che va bene che per Bruxelles ognuno corre per sé. Ma va bene solo se non si esagera.

Tessitrice.

GIOVANNI DI SOTTO

Le calcolatrici da questa mattina sono spente, i pallottolieri sono tornati sugli scaffali: SkyVote ha aiutato in maniera determinante la Provincia Autonoma di Bolzano (ma se preferite der Autonome Provinz Bozen) ad effettuare il suo censimento linguistico. Nessuna coda ai seggi, nessun questionario da portare a casa e poi ritirare: la società Multicast ha ideato una piattaforma sulla quale svolgere il Censimento online rispettando i più elevati livelli di privacy, sicurezza e trasparenza. Mezzo milione di Altoatesini infatti ha svolto il censimento comodamente da casa ed in totale riservatezza per i suoi dati.

Loi ha potuto fare grazie alla visionaria creatività di un uomo del Lazio Sud, si chiama Giovanni Di Sotto ed è quello che negli anni scorsi ha liberato il Movimento 5 Stelle dalla schiavitù di Rousseau mettendo a disposizione la sua SkyVote per effettuare le consultazioni on line in maniera ancora più sicura e più riservata.

Nato ad Aquino (Frosinone), figlio di una stimata insegnante e di uno degli storici negozianti del paese, Giovanni Di Sotto ha iniziato fin da bambino a strologare su cose che potevano essere fatte sfruttando i computer: mentre tutto il resto della sua generazione li utilizzava per giocare sperando che la scheda grafica non si piantasse, lui la spingeva al massimo per disegnare modelli di navi in 3D da proporre a Fincantieri per le proprie presentazioni aziendali.

I geni hanno bisogno di spazio e non ce n’è abbastanza in periferia. I pentastellati se ne sono accorti. Gli altoatesini anche.

Visionari finalmente compresi.

FLOP

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Era nell’aria da tempo e stava in una agenda che tra quelli del G7 ci vedeva perplimente eccezione. Insomma, l’accordo stipulato da Giuseppe Conte con il leader di Pechino Xi Jinping era cosa che vacillava di brutto. Perché? Perché Conte era stato un premier moderatamente atlantico. E tanto morbido da attirarsi le benevole attenzioni di un altro estimatore di Pechino. Cioè Donald Trump, quello del famoso “Giuseppi” sui social. (Leggi qui: Top e Flop, i protagonisti di giovedì 7 dicembre 2023).

Oggi le cose sono cambiate ed il governo Meloni ha rescisso il patto con la Cina sulla via della seta. Va da sé che per un leader autarca come Xi la cosa non deve essere passata come un banale “non ci sto piu“. Ecco perché il ministro degli Esteri Antonio Tajani forse ha peccato un po’ di ottimismo nel dire a ridosso della frattura che “con la Cina ci sono ottimi rapporti“.

Non perché non ci siano in situazione residuale, ci mancherebbe. Ma perché definirli ottimi per semplice palpito di bizantinismo è stata una mossa azzardata. Lo è stata per Tajani che voleva fare l’equilibrista tra ruolo istituzionale e necessità di buon senso. È lo è stata per l’Italia delle ambasce economiche, che si è tolta un partner pesante per assecondare una rotta alternativa che forse alternativa non è.

Troppo satrapo.

BARBARA DI ROLLO

Barbara Di Rollo ed Enzo Salera

Sempre il solito problema. Il punto di partenza è ineccepibile. E pure quello individuato come approdo non è discutibile. È poi nel percorso scelto per unire i due punti che la presidente del Consiglio Comunale di Cassino Barbra a Di Rollo si perde.

Esattamente com’è avvenuto in quesi ultimi due anni. Nei quali la sua visione politica delle cose (sia chiaro ‘politica‘, non quella amministrativa sulla quale mai ha fatto mancare il suo voto) è stata divergente da quella del suo sindaco Enzo Salera. Il che è buona cosa: la differenza di opinioni, la sintesi e la contaminazione tra loro sono elemento fondamentale per crescere; l’alternativa è la Corea di Kim dove solo uno ha il diritto di dettare la linea, sperando che al mattino si sia svegliato bene.

Ma se la differenza di visione è sana e costruttiva, mandano tutto all’aria le improbabili ipotesi con cui sostituire il sindaco con un altro candidato individuato a pranzo nella Foresta di Cervaro con l’opposizione.

E se la presa di distanza è una tappa del dialogo, capace di arricchirlo e renderlo più ampio, vanificano ogni cosa le frasi pronunciate in totale assenza di costrutto politico vagheggiando defezioni e ritiri su un inutile Aventino che hanno il solo effetto di rafforzare gli avversari mettendo in discusssione l’unità, per quanto nelle sue diversità.

Barbara Di Rollo ha fatto benissimo nelle ore scorse a bacchettare sulle nocche il suo sindaco Enzo Salera per una frase pronunciata forse con troppa disinvoltura durante un confronto con il centrodestra avvenuto al teatro Manzoni. Quando gli hanno chiesto dei rapporti ondivaghi della presidente d’Aula, riferisce Ciociaria Oggi, avrebbe risposto “Ma perché non ve la prendete voi?”. Battutaccia, efficace per descrivere la situazione ma che un politico con l’indole del pontiere non avrebbe mai pronunciato. Enzo Salera invece è un caterpillar.

E infatti ha prestato il fianco al post della sua presidente Barbara Di Rollo: “Mi piace pensare che la battuta attribuita al sindaco ed esternata sul quotidiano locale sia frutto di una mala interpretazione del giornalista. Affermo questo perché una simile caduta di stile non è attribuibile ad un primo cittadino. Non posso certo credere che il sindaco di questa città e soprattutto il sindaco dell’amministrazione da me presieduta possa aver liquidato in questo modo il lavoro svolto insieme in cinque anni”. Bene, brava, applausi. Giù il sipario.

Invece no. Non ci si accontenta mai di vincere ma si pretende di stravincere. E così ecco ancora una volta la parte che rovina il tutto. Barbara Di Rollo aggiunge “In un momento storico in cui le donne sono sempre più oggetto di vessazioni, angherie e soprusi, dover leggere una simile esternazione è stato umiliante. Come se fossi un pacco, o peggio ancora un qualcosa da scartare. Questo è il messaggio che è passato e che è stato interpretato da molti lettori”.

Tutto si può rimproverare al sindaco Enzo Salera, non di avere avuto intenzione di compiere una vessazione, un’angheria, un sopruso sulla sua presidente o qualsiasi altra donna. Indelicato forse, vessatore no. Del che è lei la prima ad esserne consapevole. Ma la tentazione del vittimismo è stata troppo forte. Trovare qualcuno che ci creda è ancora più complesso. Proprio questo inutile tentativo di far passare Salera per quello che non è fa strozzare in mano l’applauso che invece era giù pronto a scattare.

Il distruttivo desiderio di stravincere.