Top & Flop * Martedì 30 luglio 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

SERENA MOLLICONE

Lo Stato non si è dimenticato di lei, del suo barbaro omicidio e dell’inquinamento delle indagini. Lo Stato porta la firma del procuratore di Cassino Luciano D’Emmanuele, che ha concluso le indagini chiedendo il processo per cinque persone: l’ex maresciallo dei carabinieri di Arce, la moglie e il figlio, e altri due carabinieri.

Serena Mollicone oggi consente allo Stato di poter dimostrare che c’è, che è in grado di arrivare a capo di un caso d’omicidio dovesse impiegarci anche diciotto anni come questa volta. Concede alla magistratura italiana di dimostrare che ha le spalle larghe ed è capace di tornare sui suoi passi, rivedendo le sue precedenti posizioni. Permette all’Arma dei Carabinieri di poter dire a fronte alta che non esistono zone d’ombra, nemmeno se è chiamata ad indagare su altri carabinieri. (leggi qui Scusa Serena per questi 18 anni di ritardo)

Un opportunità enorme. Che consente di dire: lo Stato esiste. Grazie Serena.

NICOLA ZINGARETTI

Ha guidato la Regione Lazio fuori dal commissariamento in Sanità. Oggi ha presentato l’aggiornamento della situazione ai ministeri dello Sviluppo Economico e della Sanità che da anni monitorano l’andamento del piano. In sei anni di governo del Lazio ha messo le briglie ai conti, migliorato la qualità dell’assistenza (lo certificano i Lea, cioè i parametri nazionali di riferimento). (leggi qui Sanità, «Lazio fuori dal Commissariamento». Via il superticket di 10 euro)

NICOLA ZINGARETTI Foto: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Nicola Zingaretti ha soprattutto disegnato un modello di sanità diverso. Non più basato sui campanili ma su ruoli precisi per i vari ospedali. Mentre i più grossi devono essere al servizio dei più piccoli, integrandosi. Invece di farsi concorrenza l’uno con l’altro devono specializzarsi con servizi diversi travasandosi gli utenti. Dando un ruolo diverso e più integrato alla sanità privata.

Sia la Corte dei Conti che la relazione presentata oggi dicono che c’è ancora molto da fare. Ma intanto il profondissimo cratere vasto 10 miliardi di debiti è alle spalle, sempre meno profondo. RiSanatore.

ROBERTO DE DONATIS

Era ora. Finalmente il sindaco di Sora ha battuto un colpo forte e chiaro. Facendo capire a tutti, alleati e avversari, che la fascia tricolore la indossa lui. E che non aprirà alcun rimpasto al buio, che non toccherà quella che è la sua giunta, che non scaricherà assessori soltanto perché qualcuno chiede spazio. (leggi qui Una cena a La Torre per decidere chi buttare giù dalla giunta)

A questo punto il sindaco di Sora ha tracciato un solco netto in questa consiliatura. Prima e dopo… l’incazzatura. Ma soprattutto si è ricordato di essere stato eletto direttamente dai cittadini. Avendo sì il sostegno di Partiti e forze politiche, ma capace di andare oltre. Se deciderà di concorrere per il secondo mandato lo farà con la forza di una scelta decisionista dopo mesi nei quali aveva osservato una situazione surreale. Tutti pronti a criticare e a rivendicare, senza però averne la legittimazione elettorale. Si apre una fase nuova e diversa, nella quale Roberto De Donatis potrà rivolgersi direttamente ai cittadini. Se poi qualcuno vorrà provare a farlo cadere, dovrà assumersene la responsabilità fino in fondo.

Il messaggio di Roberto De Donatis è stato chiaro: il sindaco sono io, se non vi sta bene è… uguale. Finalmente “cattivo”.

FLOP

OPPOSIZIONI DI CASSINO

Sulla rigenerazione urbana volevano scatenare l’inferno, come Russel Crowe-Massimo Decimo Meridio nel Gladiatore. Invece sono stati zittiti e imbrigliati da quella che è stata già ribattezzata la “lady di ferro”, cioè il presidente del consiglio comunale Barbara Di Rollo.

Mario Abbruzzese ha urlato al microfono per un periodo lunghissimo, Salvatore Fontana ha fatto sfoggio di una perfetta conoscenza degli idiomi dialettali, Peppino Petrarcone ha rispolverato la rabbia e l’orgoglio di chi sindaco è stato due volte. Ma non c’è stato nulla da fare, davanti alla determinazione “sublime” di una elegantissima Barbara Di Rollo. La quale sta dimostrando perfetta attitudine ad un ruolo istituzionale non semplice da svolgere.

Resta il fatto che le opposizioni hanno fatto la figura dei famosi pifferi di montagna. Quelli che andarono per suonare e furono suonati. Ritirata disordinata.

MATTEO SALVINI

Lo scoop di Repubblica.it è notevole. Testuale dal sito del quotidiano :

 

“A Milano Marittima il figlio sedicenne del ministro dell’Interno Matteo Salvini sale su una moto d’acqua della Polizia di Stato per un giro davanti alla spiaggia. Due uomini cercano di bloccare il videomaker che filma la scena: “È un mezzo della polizia, non ci mettere in difficoltà”. Si qualificano come poliziotti e adducono ragioni di “privacy” in un luogo pubblico. Alle richieste di chiarimenti del giornalista, omettono che sul mezzo delle forze dell’ordine ci sia il figlio del vicepremier. Il giornalista resta sul posto e i due innervositi lo seguono per l’intera mattinata fino all’ora di pranzo cercando di oscurare le riprese mettendosi davanti alla telecamera. Poi uno dei due cambia versione: “Non abbiamo mai detto di essere poliziotti, se vieni con me ti faccio spiegare chi sono”.

Mentre è alla guida della moto, l’agente riceve una chiamata da terra che lo invita a tornare a riva in un punto della battigia molto distante dal reporter. Interpellata da Repubblica sull’episodio, la Questura di Ravenna spiega di aver avviato “un accertamento per un eventuale utilizzo improprio dei mezzi dell’amministrazione”.

Fin qui la cronaca. Se sulla moto d’acqua della Polizia di Stato negli anni scorsi ci fosse stato il figlio di Silvio Berlusconi cosa sarebbe successo politicamente al padre? Un linciaggio mediatico. Stessa cosa per il figlio di Matteo Renzi o di Pierluigi Bersani.

Ma con il Capitano Matteo Salvini è diverso. Hanno tutti un  certo timore reverenziale. Ma la Lega non era il Partito del basta privilegi dei politici? Il partito anti Casta per eccellenza. L’opportunità politica è fondamentale per chi fa dell’immagine il proprio cult. Ma forse il Capitano ultimamente ha il vento “contro”. Pizzicato.