Top & Flop * Venerdì 7 giugno 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

I Vescovi del Lazio

Nella sofferenza non c’è alcuna differenza: italiani o stranieri, tutti soffrono allo stesso modo”. Lo ha scritto la Conferenza Episcopale Laziale, l’organismo presieduto dal cardinale Angelo De Donatis, che poi è il Vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma. Aggiungendo anche che “purtroppo nei mesi trascorsi le tensioni sociali all’interno dei nostri territori, legate alla crescita preoccupante della povertà e delle diseguaglianze, hanno raggiunto livelli preoccupanti”. (leggi qui La scomoda lettera dei vescovi del Lazio: «Italiani o stranieri, si soffre allo stesso modo»)

Il vescovo Domenico Pompili – © Rietilife

Nessun accenno di linguaggio curiale e messaggio molto chiaro su quello che è il clima di intolleranza nei confronti dei migranti. Quasi che la povertà e la disperazione fossero diventate una colpa. Un messaggio sul quale il Governo di Lega e Cinque Stelle dovrebbe riflettere molto, perché l’Italia non può permettersi armi di distrazione di massa che vadano ad alimentare la guerra tra poveri. Soprattutto con la procedura di infrazione da parte dell’Ue ormai alle porte. Ma dovrebbe riflettere anche il centrosinistra, troppo timoroso su un tema come quello dell’immigrazione. Per paura di perdere voti.

I Vescovi hanno ricordato che occorre il coraggio di difendere le proprie idee. La verità rende liberi

Matteo Adinolfi

Entra nel Parlamento di Strasburgo dalla porta principale e senza dover neppure aspettare la Brexit. Il riconteggio dei voti da parte dell’Ufficio elettorale nazionale presso la Corte di Cassazione ha attribuito sei seggi alla Lega nella Circoscrizione dell’Italia Centrale, quella che comprende Lazio, Toscana, Umbria e Marche. Dunque Matteo Adinolfi dovrà soltanto aspettare che il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini rinunci al seggio europeo. (leggi qui)

Matteo Adinolfi

E’ chiaro che in questo modo si va a rafforzare la posizione politica del sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon, che ha fortissimamente voluto la candidatura di Adinolfi. Così come si irrobustisce, di riflesso, l’asse tra lo stesso Durigon e Francesco Zicchieri. Maria Veronica Rossi, candidata della provincia di Frosinone, diventa la prima dei non eletti grazie ai suoi oltre 23.000 voti. In cinque anni può succedere che qualcun altro lasci la carica di europarlamentare. Però intanto la provincia di Latina si conferma la roccaforte della Lega. La Pontida del sud.

Per Matteo Adinolfi e Claudio Durigon un “colpo” politico micidiale. Meglio del Win for Life.

FLOP

Claudio Fazzone

Non è un periodo particolarmente fortunato per il senatore e coordinatore regionale di Forza Italia. Dal riconteggio dei voti da parte dell’Ufficio elettorale nazionale presso la Corte di Cassazione è venuto fuori che il seggio “in attesa di Brexit” diventa il secondo di Forza Italia nella circoscrizione Centro. Vale a dire quello di Salvatore De Meo, sindaco di Fondi e fedelissimo di Fazzone.

Claudio Fazzone

Per entrare a Strasburgo De Meo dovrà aspettare la Brexit, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Condizione stramaledettamente futura e incerta, considerando che a tre anni di distanza dal referendum l’Inghilterra non è riuscita a formalizzare e neppure a gestire questo delicato passaggio. Lasciando sul campo due primi ministri: prima David Cameron e poi la Theresa May. Eppure Salvatore De Meo era riuscito ad ottenere un risultato straordinario. Per il senatore Fazzone si complica la scalata a Forza Italia, considerando anche lo strappo annunciato di Giovanni Toti, che potrebbe diventare il punto di riferimento per chi vuole lasciare gli “azzurri”.

La doccia gelata in salsa inglese non ci voleva. Perfida Albione.

Mignanelli – Nardone

Ci sono passaggi politici nei quali la forma diventa sostanza. Dopo l’ira funesta di Giuseppe Golini Petrarcone nei confronti del Partito Democratico per spiegare il perché del sostegno a Mario Abbruzzese al ballottaggio, (leggi qui La scomunica di Petrarcone: «Maledetto il Pd ed i suoi antenati») per Massimiliano Mignanelli e Michele Nardone la strada era aperta. Solo che il primo (Mignanelli) è stato fino a due mesi fa il vice di Antonio Pompeo alla Provincia, dopo essere stato eletto come indipendente nelle file del Partito Democratico nel gennaio del 2017. Non solo: alle scorse elezioni di Cassino era schierato con Francesco Mosillo (non con Petrarcone). È vero che proviene dal centrodestra, ma questa ennesima giravolta è la dimostrazione che non solo l’elettorato ma anche i politici non sono più granitici come un tempo ma sono diventati volatili come il gas.

Michele Nardone

La prova provata arriva dall’ultimo endorsement in ordine di tempo. È quello dell’avvocato Michele Nardone. Già vicesindaco di Cassino ai tempi dell’amministrazione Scittarelli è stato tra gli avversari più acerrimi di Mario Abbruzzese. A seconda dei giorni, il solo sentirlo nominare gli provocava intensi attacchi di orticaria. O gli scatenava la reazione taurina alla presenza del drappo rosso. Si era schierato per un certo periodo con Alfredo Pallone con la segreta ambizione di diventare l’alter ego di Abbruzzese su Cassino. Queste elezioni Cassinati dimostrano che il tempo cura ogni ferita politica. Così, Nardone dopo avere appoggiato Petrarcone contro Abbruzzese, adesso si schiera con l’odiato nemico. E annuncia: “Cassino ha bisogno di essere governata in un clima di assoluta ‘Pax’ sociale e politica per rinascere. Sulla base delle varie dichiarazioni dei due candidati a sindaco, Mario Abbruzzese è sicuramente in linea con questo obiettivo“.

Al post, seguono 14 messaggi con cui i suoi sostenitori gli fanno notare che rappresenta una sconfessione anche della sua militanza in questi anni.

È vero che nella vita ci si può ripensare. E che la politica non è coerenza ma pragmatica sostanza. Però le giravolte improvvise possono essere traumatiche. Esagerati e chiassosi.