Le trappole sulla via che dovrebbe portare Matteo Marcaccio all'elezione a presidente del Consiglio comunale di Minturno. Le elezioni alle porte. Gli equilibri tra le correnti nel Pd. Il rischio che il voto si trasformi in una resa dei conti. Il segnale di Stefanelli. E quello di Signore.
“Rigore è quando arbitro fischia e pallone entra quando Dio vuole”. Quando Vujadin Boskov permetteva 30 anni fa alla Sampdoria di vincere il suo primo ed unico scudetto Matteo Marcaccio a Minturno non era ancora nato. Laureando in Storia e Filosofia all’Università Federico II, sta ultimando una tesi di laurea sul ruolo svolto dalle 21 donne nell’Assemblea Costituente: a 24 anni potrebbe registrare un record, diventare il più giovane presidente del Consiglio comunale di Minturno. Potrebbe essere il suo secondo record dopo quello stabilito cinque anni fa: diventò il più giovane consigliere, eletto con 418 voti personali. Niente male per il suo esordio in una competizione elettorale.
Il mandato del Partito
Marcaccio giovedì sera ha ricevuto il via libera dal suo Partito. È designato a diventare il successore di Giuseppe Tomao alla presidenza del consiglio comunale. Questione di trasparenza, se preferite “linea Buschini”: nel Pd di oggi ci si dimette se si finisce sui giornali. Come accaduto al presidente Tomao in carica per 5 anni: c’è un’intercettazione che lo tocca nel caso dei concorsi alla Asl. Alla quale ha fatto seguito un avviso di garanzia necessario per poterlo prendere a verbale. Lui ha tolto il disturbo, ha lasciato la poltrona da presidente ed è tornato a sedersi sull’altro lato dell’Aula.
La designazione di Matteo Marcaccio è stata quasi fisiologica. La liturgia Dem prevede che il più votato vada a fare il Presidente ed il secondo vada a fare il capogruppo: Tomao nel 2016 è stato il più votato nella coalizione e Marcaccio il secondo.
Il gioco delle correnti
Marcaccio è considerato il “golden boy” della politica. È giovane. Ma non è sprovveduto. Sa che sarà l’Aula a votare e ratificare l’indicazione del Partito. Le Comunali sono alle porte e quella votazione potrebbe trasformarsi in un anticipo dello scontro elettorale ormai imminente.
Il fuoco che cova dal 2016 nei rapporti di forza tra le varie correnti del Partito potrebbe trasformarsi in un pauroso incendio. Il sindaco di Italia Viva Gerardo Stefanelli lo sa e per questo ha lanciato un invito: “Dobbiamo effettuare una delicata campagna elettorale, la consiliatura è pressoché terminata e mi appello al senso di responsabilità di tutti”. Parafrasando San Filippo Nero: State buoni, se potete. Naturalmente nel Partito Democratico.
Da dove nasce tutta questa prudenza? È giustificata dal delicato gioco delle correnti Dem. Perché Matteo Marcaccio è minoranza all’interno del Pd minturnese. È l’unico espressione del consigliere regionale Enrico Forte quando gli altri componenti del Gruppo consiliare sono fedelissimi del Segretario provinciale Claudio Moscardelli: Francesco Sparagna, Americo Zasa, Paola Graziano e Giuseppe Tomao. Mentre il coordinatore locale Franco Esposito fa gioco a sé: è il consigliere comunale Dem più vicino al sindaco Gerardo Stefanelli che ha lasciato il Pd per seguire Matteo Renzi. (Leggi qui Stefanelli renziano non piace al Pd, Esposito va di cucito).
Marcaccio sa di non avere i conti numeri per l’elezione alla presidenza dell’Aula: un appuntamento che ora potrebbe trasformarsi in un autentico regolamento dei conti interno.
Il segnale del sindaco
A raffreddare gli animi ha provveduto Gerardo Stefanelli. Si legge così il suo messaggio al Pd. E per dargli maggiore sostanza ci aggiunge un elemento capace di disinnescare ogni discussione. Il sindaco vuole che il nuovo presidente venga eletto all’unanimità così come avvenne nel 2016 quando Tomao ricevette il via di tutte le componenti e di tutte le minoranze. (Leggi qui Il Pd supera gli imbarazzi e dice si ad uno Stefanelli bis).
Le mosse del Pd ora sono monitorate dagli stessi civici di “Minturno Domani” (Giuseppe Pensiero, Gennaro Orlandi e Ines Conte), dall’indipendente Domenico Riccardelli e dallo stesso sindaco che non vuole accendere inutili conflittualità con il centrodestra in piena bagarre elettorale.
Proprio per evitare equivoci è stata subito scartata l’ipotesi di assegnare la Presidenza ad un nome dell’opposizione. Circolavano i nomi di Massimo Moni della Lega, dell’indipendente Maurizio Faticoni e di uno tra i gli esponenti del Fratelli d’Italia: Tommaso Ionta e Fausto La Rocca.
Il Pd ha deciso invece di conservare la presidenza di un Consiglio comunale che, come ultimo atto, è stato convocato dal presidente Tomao per lunedì sera alle 19. L’elezione del nuovo presidente non figura all’ordine del giorno e neppure è in programma nella seduta giù calendarizzata per il 7 giugno quando ci sarà l’approvazione del rendiconto di gestione.
Work in progress
Non è negli ordini del giorno perché la situazione è “worki in progress”. O, se preferite, semplicemente non c’è l’accordo all’interno del Partito di maggioranza relativa.
A gettare provocatoriamente benzina sul fuoco ci ha pensato un probabile alleato di Stefanelli alle elezioni amministrative di ottobre. È il capogruppo di Forza Italia – Moderati per Minturno Massimo Signore. “Ma c’è proprio bisogno di eleggere un presidente di un Consiglio comunale che probabilmente sarà convocato sulle dita di una mano sino alle prossime elezioni amministrative? C’è il presidente vicario Maria Di Girolamo che ha sempre dimostrato doti di equilibrio e di terzietà”.
Proprio per questo l’insegnamento del maestro Boskov è quantomai attuale.