Un anno di politica tra luci ed ombre: tutte (o quasi) le parole del 2023

L'anno che sta finendo in queste ore ed i momenti che ne hanno segnato l'incedere: per gli italiani e per chi li governa

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Un anno in cui una guerra cominciata non finisce ed un’altra che covava nascosta è cominciata. Anno in cui una donna “eletta” premier pochi mesi prima fa una cosa considerata impensabile da molti. Cioè scrive l’agenda del Paese e ne gira le pagine, indicando a quali di esse fare “l’orecchio”. Il 2023 è stato l’anno in cui gli italiani hanno imparato cosa significhi avere al governo la destradestra. E come accade in tutte le democrazie alcuni hanno gradito la lezione, altri hanno storto il naso e moltissimi non hanno proprio capito che c’erano nuovi “libri”. Perché alla fine la vita reale ti risucchia malgrado quel vortice di parole chiave che ha scandito ogni mese di questi ultimi 12.

Tuttavia qualcosa è cambiato, e da tempo: le grandi crisi che hanno preceduto il 2023 hanno ottenuto un effetto che molti lamentavano nella sua laconica assenza. La causa è stata tragica, perché Covid, Guerra in Ucraina e crisi annesse sono state per l’Ue bastioni alti in faccia alla serenità del vivere, ma l’effetto è stato in parte (minoritaria) benefico. Ed è stato quello che, attraverso questi meccanismi basici ed emergenziali, ha riavvicinato la politica al paese reale.

Non è accaduto sempre bene e ad incastri perfetti, ma oggi, con il 2023 che ha ceduto lo scettro al successore bisesto, quasi ogni cittadino italiano ha ben chiaro il rapporto tra i momenti decisori “alti” e la sua quotidianità lillipuziana. Non ci vede soluzioni ma almeno ha la lavagna di fronte. Parole chiave del 2023 dicevamo, parole che sono state totem di momenti importanti anche se a discapito di step altrettanto cruciali.

Manette per l’ultimo boss mafioso

Matteo Messina Denaro (Foto via Imagoeconomica)

Ma se la sintesi è un obbligo e l’analisi eccessiva un grave allora la prima parola-definizione chiave non potrà che essere “U Siccu”. Ed avere una valenza politica molto particolare, quella del cappello messo sopra un fatto bello. Il 16 gennaio 2023 infatti si compie l’arresto da parte del Ros dei Carabinieri di Matteo Messina Denaro. Il boss viene preso a Palermo, dopo una latitanza trentennale, dai team dell’Arma guidati dalla greca santeliana Pasquale Angelosanto. La seconda parola, quella di febbraio, è “Recap”. Il 9 di quel mese la presidente del Consiglio Giorgia Meloni traccia il bilancio dei primi 100 giorni.

In quell’occasione la premier enuncia l’agenda di governo: riforma fiscale, tagli al cuneo, sostituzione del reddito di cittadinanza con misure concrete anti povertà e messa in sicurezza del debito. E’ una Meloni più sicura e meno scaltra, ma l’europeismo di ritorno già l’ammanta come una conversa. Politica e cronaca spesso vanno appaiate, e la parola con cui febbraio si chiude è “strage”. Il 26 febbraio 2023 un’imbarcazione piena di migranti partita dalla Turchia con a bordo circa 200 persone si fende in due e naufraga a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro, in Calabria.

La vergogna di Cutro e il dibattito politico

Elly Schlein dopo l’elezione

Sono i giorni dei 94 morti, delle polemiche per il karaoke della premier al compleanno di Matteo Salvini e dell’esordio di un difficile rapporto di Meloni con giornalisti e conferenze stampa. Febbraio si chiude con un terremoto al Nazareno. Il 27 il Pd ha una nuova segretaria, la prima donna, dopo primarie ad esito sovvertito: Elly Schlein batte Stefano Bonaccini e va alla guida del Nazareno al posto di Enrico Letta. Per i dem si apre la sofferta stagione di un traino massimalista che invece di omogeneizzare il correntismo lo accentua.

Marzo è simboleggiato dalla parola “bollette”. Il primo giorno di primavera, il 21 marzo, un Cdm cruciale affronta temi caldissimi: il decreto bollette da 4,9 miliardi che proroga e vara nuovi sostegni contro il caro energia, e il via libera al Codice appalti “snello” ma permeabile alle male secondo l’Anac. La Vigilanza Rai punta verso la Pentastellata Barbara Floridia ed il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida inizia la sua lunga battaglia normativa contro i cibi sintetici. Contro quelli e spesso contro un benefico silenzio che proprio non lo tange.

Irrompono Lollo e il problema natalità

Francesco Lollobrigida (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

Lollobrigida, all’insegna dello spregio al claim “nel dubbio taci”, si prende le luci della ribalta anche ad aprile, dopo aver parlato di “sostituzione etnica”. Il contesto era la natalità ma il ministro sbaglia genere, numero e caso e offre un assist di platino a chi puntava alla giugulare il revanscismo nero. Elly Schlein bolla le parole del Ministro come “disgustose” e aggiunge: “Hanno il sapore del suprematismo bianco”. Sempre ad aprile il Senato approva il decreto Cutro sull’immigrazione. Maggioranza ed opposizioni si scornano come mai prima. Il pepe ce lo mette la Lega che a lasciare le impronte digitali su quel decreto non ci rinuncia. E’ l’inizio di una lunga guerra di logoramento sottile tra premier e vice del Carroccio.

La parola di maggio è “bebè”. Il mese mariano fa scattare l’allarme dei demografi ed innesca gli Stati Generali della natalità con l’intervento del presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo. L’Italia è passata in soli due lustri dai 500mila nati all’anno al record negativo del 2022, di 390mila ed a fronte dei 700mila decessi. Siamo destinati a diventare 48 milioni tra qualche anno e Sergio Mattarella esorta tutti a mettere in campo “politiche abitative, fiscali e sociali appropriate” per favorire il formarsi delle famiglie. Giugno di parole ne avrebbe tante, ma una frase le soverchia tutte: “Addio Cav”.

Addio Cav: la fine di un’era

Il funerale di Silvio Berlusconi (Foto via Imagoeconomica)

Il 12 giugno è luttuoso, comunque la si pensi: muore per complicazioni polmonari legate ad una leucemia ed a 86 anni Silvio Berlusconi, e con lui muore un pezzo di storia italiana. Quattro volte premier, fondatore di Forza Italia e di un impero televisivo che aveva usato l’immaginario nazionale come creta soffice, il leader forzista avrà controversi funerali di Stato il 14 nel Duomo di Milano. La sua eredità politica passerà ad Antonio Tajani che da segretario è ancora in interludio di reggenza fino a febbraio 2024.

Tra la metà e la fine del mese alla Camera passa la mozione di maggioranza sul Pnrr. Tuttavia le opposizioni spuntano il parere favorevole dal Governo ed annesso voto sui loro testi esclusivamente sul punto dell’esclusione dell’uso dei fondi del Piano per armamenti e munizioni. In Senato si bissa con meccanismo eguale. Nel frattempo il Ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto segnala che “questo Governo in due mesi ha raggiunto i 30 obiettivi mancanti, oltre ai 25 già raggiunti precedentemente”.

Ciao Reddito, la cappellata dell’Inps

Reddito di cittadinanza (Foto: Vince Paolo Gerace © Imagoeconomica)

“Ciao RdC” e arriva un luglio torrido in tutti i sensi. Entra infatti nel vivo lo scontro maggioranza-opposizione sul Reddito di cittadinanza e le due parti si legnano con rinnovato entusiasmo. Palazzo Chigi mostra i muscoli: chi è occupabile perderà il sussidio, chi va sostenuto sarà aiutato. Il lessico per quella “decapitazione” però zoppica e la comunicazione va in tilt. Lo dimostra l’invio degli sms Inps che comunicano la sospensione dell’assegno a 169mila famiglie. Un casino poi sanato dalle immancabili Faq sul sito del ministero del Lavoro e da una circolare dell’istituto.

Carlo Calenda e Matteo Renzi intanto sono ormai ai ferri cortissimi da oltre un mese. Il Grande Centro si arena nelle sabbie mobili di soldi, Leopolde a babbo morto, leaderismo spinto dei due “capi” e tigne sui gruppi parlamentari.

Calenda spara a zero: “Credo che Italia Viva stia tenendosi le mani libere per fare un ragionamento con la maggioranza di governo”. Matteo Renzi non incassa e controbatte, è l’inizio di una fine che dura ancora oggi, Di quella e del divorzio politico più lungo dai tempi in cui Henry Kissinger, che nel 2023 ha abbandonato un mondo plasmato in gran parte da lui, cercò di sganciarsi da Richard Nixon.

Quasi quasi faccio un salto a Tirana…

Giorgia Meloni incontra Rishi Sunak ed Edi Rama

Agosto è mese da parola chiave di politica in purezza: “occasione”. Nel mese feriale per eccellenza scatta l’operazione “ma chi me vede”. Quella e la luna di miele dissimulata dall’ombrellone tra Giorgia Meloni ed il premier albanese Edi Rama. La presidente del Consiglio va in vacanza in Puglia e poi oltrepassa il canale d’Otranto e spunta un controverso accordo con Tirana sui migranti. Lo renderà noto con timing “saggio”, non subito.

Senza concorrenza, la keyword di settembre è “Onu”. Cioè dove va, in una storica seduta, Giorgia Meloni. Al Palazzo di Vetro la premier ci arriva a lanciare un appello globale contro il traffico di migranti rivolto ai delegati dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. Sempre settembre vede l’aumento dei tassi di interesse. E quell’upgrade targato Christine Lagarde incenerisce l’equivalente di una manovra. Dal canto suo il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti tocca di nuovo il tema delle risorse per la legge di bilancio. Lo spread sale e la ragione è quella secondo cui “per chi è indebitato l’aumento dei tassi d’interesse non è un fatto positivo”.

L’orrore di Hamas e la linea di Roma

Ottobre non è contrassegnato da una parola compiuta, ma da urla, quelle delle vittime dell’attentato di Hamas contro i kibbuz israeliani del sud. Il 7 ottobre si riaccende tragicamente la questione mediorientale. I terroristi fanno un massacro, Bibi Netanyahu risponde sulle stessa lunghezza d’onda ed un orrore antico si veste di nuovo della farraginosa irrisolvibilità delle cose manichee.

Gradualmente il governo sposa la linea dei “due stati” ma ovviamente sta senza se e senza ma con Israele. In Italia però molti pensano che al di là dell’orrore di innesco e della ricusazione del terrorismo il vero problema sia proprio l’attuale premier israeliano. Sempre ad ottobre la legge di bilancio è ancora aperta e in attesa di essere trasmessa in Parlamento. Chi vuole inserirci elementi identitari per concorrere meglio alle Europee del 2024 sono in particolare Lega e FI.

Novembre è il mese all’insegna della “Manovra”. Il mese porta al pettine i nodi della legge di bilancio e con essi quelli politici e di approccio tra il Pd ed il Movimento Cinquestelle di Giuseppe Conte. Elly Schelin lancia la sua “contromanovra” e parla di “coperta corta” spiegando però che la Palazzo Chigi “gli hanno dato fuoco”. Al Question Time in Senato va in onda lo scontro tra Matteo Renzi e Giorgia Meloni. Il primo accusa: “La sua coerenza si è fermata il giorno delle elezioni” La seconda ribatte calando la briscola di Bin Salman, “amico” del leader Iv.

Manovra, pandori, Atreju e fax “truccati”

Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica

Dicembre 2023 sarà ricordato con la parola “pandoro”. Cioè come il mese del Fax sventolato in Senato da Giorgia Meloni, di un Atreju identitario come non mai. Poi dello scandalo Chiara Ferragni-pandori Paluani e di un attacco molto veemente della premier all’influencer (e molto peggiore a Roberto Saviano) che in passato le aveva riservato più di qualche stoccata. E il fax? Si tratta di quello con cui Luigi Di Maio diede istruzioni all’ambasciatore a Bruxelles di sottoscrivere le modifiche al Mes. Ma la data smentisce il timing accusatorio della Meloni e Giuseppe Conte la sfida a singolar tenzone chiedendo un Giurì d’onore. Il Mes non passa alla Camera e vola verso il Senato con le stimmate delle faccende divisive.

E gli italiani? Cioè quelli che delle parole ed azioni di questo 2023 sono stati, volenti o nolenti, i destinatari? Come sempre la storia appartiene ai vertici ma i suoi effetti tracimano sulla base.

Ed è una base che farà appena in tempo a stappare la sciampagna e sbaciucchiarsi per gli auguri. Poi è stato subito 2024.

Cosa ci ha ricordato Mattarella ieri

L’anno delle grandi verifiche di quanto discusso in questi mesi. O tutto sommato un anno come tanti altri. Con molti un po’ più poveri e pochi che neanche lo sanno, di essere più ricchi. “Solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace sono i valori che la Carta pone a base della nostra convivenza.

E che appartengono all’identità stessa dell’Italia”. Ce lo ha ricordato Sergio Mattarella ieri sera dal Quirinale spiegandoci che “uniti siamo più forti”. Tra luci ed ombre, e si spera con le prime che prevalgano sulle seconde.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)