Il padre nobile, i registi, il candidato e le mine vaganti: il congresso del Pd come una fiction

La mossa geniale di De Angelis, la strategia di Buschini e Battisti, la crescita di Fantini, il ruolo di Alfieri e l’asse Pompeo-Costanzo. Sono questi i principali elementi della partita che porterà all’elezione del nuovo segretario del Partito Democratico in Ciociaria.

Come al solito Francesco De Angelis ha giocato in anticipo con una mossa che ha spiazzato tutti all’interno del Partito Democratico provinciale. Tirando fuori la sua componente, Pensare Democratico, dall’indicazione del candidato alla segreteria e dalla presentazione della lista, da un lato l’ha salvaguardata evitando spaccature, dall’altro ha aperto la strada ad una successione vera e propria. Forse perfino generazionale. Come quando, più di venti anni fa, lanciò un giovanissimo Mauro Buschini.

Mauro Buschini e Nicola Zingaretti

Ora è proprio Mauro Buschini a doversi sedere in regia e lo sta facendo. Con un solo obiettivo: far eleggere il leader regionale dei Giovani Democratici Luca Fantini. Ma attraverso un ‘metodo’ del tutto diverso dal passato: non intervenendo.

La piena e totale legittimazione politica di Luca Fantini potrà arrivare solo da un congresso vero, svincolato dall’influenza dei big, aperto ad un dibattito ampio e coinvolgente. Sta tutta lì la differenza tra la ‘colonizzazione‘ della segreteria da parte della componente (o dell’alleanza) e la costruzione di un nuovo Pd unitario e dialogante. Passa da lì la capacità di riaggregare e tenere uniti: nell’evitare lo scontro muscolare. La vera sfida è quella di spalancare le porte di un Partito dal quale troppi sono andati via chiudendosela alle spalle. E spesso migrando nei Cinque Stelle o nell’astensionismo.

Proprio per questo Mauro Buschini dovrà ‘intervenire’ ma senza condizionare. Luca Fantini è un suo successo politico: nel senso però che fu lui ad individuarlo, così come fu Francesco De Angelis ad individuare Buschini ed intuirne le potenzialità. Ed a spianargli la strada. Che poi però l’attuale presidente del Consiglio Regionale del Lazio ha dovuto percorrere da solo.

Ecco, la fase in cui ci troviamo è esattamente questa: il bivio dal quale Fantini deve essere lasciato ‘con evidenza‘ solo. Cosa significa ‘con evidenza’: che l’attuale segretario dei Giovani Democratici del Lazio cammina con le proprie gambe ormai da tempo. In totale autonomia di pensiero da Mauro Buschini e da Francesco De Angelis: lo ha dimostrato andando in una direzione del tutto opposta alla loro in occasione del Congresso in cui si dovette scegliere tra Matteo Renzi e Andrea Orlando.

Luca Fantini

A Roma lo sanno anche i sassi del Colosseo. A Frosinone – se Luca Fantini deciderà di giocarsi la partita per la Segreteria provinciale – occorre che questa cosa sia ‘evidente‘.

È di fondamentale importanza. Perché proprio quella evidente autonomia di pensiero (chiara a Roma meno nota a Frosinone) è l’elemento potenziale con cui poter disinnescare le variabili in vista di un congresso che presumibilmente verrà convocato per febbraio-marzo.

Sostanzialmente una: la saldatura tra le posizioni dell’attuale segretario Domenico Alfieri, del suo predecessore Simone Costanzo e del presidente della Provincia Antonio Pompeo, leader dell’area Base Riformista.

Gli indizi ci sono tutti. A partire dalle dichiarazioni fatte lunedì da Alfieri a Corrado Trento su Ciociaria Oggi.

Quello che però non deve succedere e che sarebbe profondamente sbagliato è avviarsi al congresso in un clima di scontro generazionale. Mi auguro davvero che questo tipo di tentazione non ci sia. Per diverse considerazioni, ma per una in particolare. C’è una generazione di quarantenni e cinquantenni che al Partito ha dato tantissimo in questi anni.

Domenico Alfieri

Se c’è una trappola nella quale Fantini è stato molto attento a non cadere è proprio quella dello scontro generazionale. Lo ha evitato con cura durante l’assemblea di domenica scorsa a Frosinone. (leggi qui Il Congresso Pd è iniziato: i Giovani rompono gli ormeggi). Perché pensare al Congresso in termini di scontro generazionale significa non avere compreso la portata della rivoluzione imposta da Nicola Zingaretti: il confronto generazione è ‘scontro’ ed è divisione mentre il nuovo Pd deve tornare alle sue radici di dialogo ed inclusione allargandosi il più possibile .

Quello dell’attuale Segretario reggente è uno scenario complicato però. Alfieri potrebbe provare comunque a fare una “battaglia” di rappresentanza, ma solo se avesse qualche effettiva possibilità di giocarsela. Pompeo e Costanzo da anni sono legati a filo doppio. Certamente l’espulsione dal partito di Antonella Di Pucchio ha indotto entrambi ad una forte presa di posizione. Ma bisognerà vedere se tale da provare la scalata alla segreteria della federazione provinciale. Anche perché a questo punto bisognerà valutare pure le mosse del senatore e segretario regionale Bruno Astorre.