Il sindaco di Formia attacca il Dg della Asl. Lo accusa di informare prima i giornali e poi i sindaci sui casi di Covid-19. Ma tra Villa e Casati ci sono vecchie ruggini. Legate alla mancata dichiarazione di Covid Hospital per il Dono Svizzero
Ufficialmente, non una parola. Dietro la cortina del silenzio invece assicurano che non è piaciuta. Affatto. Anzi ha proprio creato irritazione nei vertici dell’Asl di Latina. Il post del sindaco Paola Villa di Formia rischia di scatenare uno scontro istituzionale, sia per i contenuti e sia per il linguaggio tutt’altro che diplomatico. Con il quale è stato messo nel mirino il direttore generale dell’Asl pontina Giorgio Casati, l’uomo che ha allestito la linea del fronte contro il Covid-19 in provincia di Latina ed ha guidato la battaglia sanitaria contro il coronavirus.
Alla vigilia del consiglio comunale straordinario in programma mercoledì sul futuro dell’ospedale Dono Svizzero, la sindaca ha creato un casus belli con la Asl. Nessuno sa se lo abbia fatto apposta o non. Nei fatti: ha accusato il manager di non averla informata del ventesimo caso positivo alla Sars-CoV2 scoperto a Formia.
Il pretesto del Comunicato
Stamattina notizia su tutti i giornali “Nuovo caso a Formia“. Ovviamente manca il bollettino ufficiale, ovviamente di nuovo l’asl permette che le notizie arrivino alla stampa, prima che vengano comunicate ai sindaci.
Di nuovo sì, tanto che un mesetto fa un gruppo di sindaci aveva voluto organizzarsi per sottolineare tali inadempienze direttamente alla direzione della Asl.
Asl, che ormai permette che le notizie vadano ai giornali, ancor prima che siano ufficializzate, senza permettere ad una comunità di essere informata in modo corretto. Non dimentichiamo i due mesi passati e i tanti “vuoti di informazione”, veri “buchi neri” dell’Asl verso noi sindaci, responsabili in primis della salute dei cittadini.
Perché ha tutta l’aria di un casus belli, di un pretesto? Per via della frase evidenziata.
A voler dare retta alle parole del sindaco una comunità è informata in modo corretto solo se le notizie le viene a conoscere prima lei. O se le divulga lei. Impossibile che una persona del suo spesso culturale possa pensare davvero che l’informazione corretta sia quella che funzionava con gli schemi del regime: filtrata attraverso il Ministero della Cultura Popolare e diffusa poi dagli organi ufficiali. Cose di cui in Italia ci siamo liberati dal 1947.
Poiché è impossibile che la sindaca pensi questo, resta solo l’altra chiave di lettura. È un pretesto. Con il quale deteriorare quel già precario rapporto, ridotto ai minimi termini, con il “diggì” Casati.
I rapporti pessimi
Che i rapporti tra il manager Giorgio Casati ed il sindaco Paolo Villa fossero pessimi, lo si sapeva da tempo. La rottura tra i due risale ai primi giorni della pandemia. Cioè a quando Casati ha ridisegnato al volo la Sanità pontina per trasformarla nella trincea dalla quale combattere la diffusione del virus. E non ha dichiarato Covid Hospital il Dono Svizzero.
In precedenza c’era stato un altro match. Il sindacato Uil Funzione Pubblica aveva sottolineato come gran parte del personale in servizio al Dono Svizzero non fosse destinatario delle indennità stanziate dalla Regione per i sanitari schierati in prima fila nei giorni della pandemia.
Il sindaco aveva rilanciato sostanzialmente questo quesito: perché queste indennità saranno percepite dai soli dipendenti dell’ospedale Santa Maria Goretti di Latina quando il Dono Svizzero essendo Dea di Secondo livello, deve meritare, a prescindere che sia ospedale Covid o no, questo bonus economico?
La risposta di Casati fu terribile. “Caro sindaco, l’Asl di Latina non fa altro che applicare un accordo preso dall’ente Regione da cui dipende”. In sintesi: se devi lamentarti vai alla Regione Lazio, se hai la forza e capacità politica fallo.
Zero contatti
Questa forza all’amministrazione formiana è mancata. Si tratta di un’amministrazione che non ha interlocutori politici all’interno della Regione Lazio. Non per incapacità ma per sua natura: è un’amministrazione civica, nata prendendo le distanze da tutti i poli tradizionali. La conseguenza è che non ha chi porti avanti le sue istanze.
Nemmeno può pensare di agganciarsi al vicino comune di Gaeta. I rapporti con il sindaco confinante Cosmo Mitrano sono pessimi: al punto che una denuncia partita da Formia ha indotto in questi giorni la polizia giudiziaria a chiedere informazioni al primo cittadino di Gaeta. Cosimino Mitrano in due mesi quello che voleva dalla regione l’ha ottenuto: l’Asl in quindici giorni ha riattivato presso l’ospedale Monsignor Luigi Di Liegro il reparto di Malattie Infettive per destinarvi i pazienti usciti dalla fase acuta del Covid.
La stessa Asl si è dichiarato pronta a finanziare e sostenere il Centro di Diagnostica all’interno dell’ospedale di Gaeta che, ridotto ad alcuni laboratori, non era altro che una scatola vuota.
L’ultimo affronto
E poi l’ultimo “affronto” che avrebbe fatto bollire il sangue al sindaco di Formia. È la determina numero G05621 della Regione che ha scelto il comune di Gaeta – e non Formia dove è ubicato il Dono Svizzero – per installarvi una postazione in cui effettuare il tampone direttamente in auto. Servirà i pazienti dei comuni che vanno da Terracina sino al Garigliano e che sono risultati positivi ai test sierologici.
Altro che Formia.
Pallone in tribuna
Il post del sindaco di Formia alla vigilia del consiglio comunale straordinario di mercoledì serve a sottolineare la distanza con Casati. Il quale ben difficilmente sarà in Aula. Già in altre occasioni simili ha risposto “mi piace risolvere i problemi della gente piuttosto che partecipare a iniziative politiche”.
Sono stati invitati i consiglieri regionali eletti in provincia di Latina e gli stessi sindaci dei comuni un tempo facenti parte dell’ex Usl Lt/6. Dal numero dei presenti si conterà il peso politico di Formia sul circondario.
Nel frattempo Paola Villa continua a recitare il ruolo che più le piace: quello di Masaniello in gonnella. “Continuerò a chiedere chiarimenti sul ‘buco nero’ che si è creato intorno al Dono Svizzero. È chiaro che tali domande risultano, ovviamente, altamente scomode, ma bisogna continuare a porle, non solo per Formia, ma per tutti i 150.000 mila abitanti del comprensorio per cui il Dono Svizzero rappresenta l’avamposto sanitario, il punto di riferimento per qualsiasi emergenza”.