Genesi di una Giunta e quel Saragat che manca

Per capire come si è arrivati alla nuova Giunta. E non solo quali sono stati i compromessi. Ma soprattutto il terreno di coltura. E cosa promette il nuovo esecutivo. Che è orfano di un Saragat

di ANDREA APRUZZESE
e LIDANO GRASSUCCI

Una genesi lunga e travagliata. Un parto di quasi tre settimane. Con un esito leggermente differente dalle premesse. La neonata giunta di Latina, che viene presentata questa mattina, reca in sé alcune differenze rispetto a quanto poteva prevedere il sindaco Matilde Celentano all’inizio del suo mandato, il 17 maggio. E anche già prima, durante la campagna elettorale.

Nei desideri della futura sindaca, competenza ed esperienza sarebbero state al centro della futura squadra di governo. Ma soprattutto ci sarebbero state due nomine tecniche di sua scelta: Urbanistica e Bilancio. È davvero questo l’esecutivo comunale di Latina che oggi passa sotto i riflettori per il varo ufficiale? (Leggi qui Tutti gli uomini (e le donne) di Matilde).

Tra desideri e veti

Il Consiglio Comunale di Latina con il sindaco Matilde Celentano

Nelle quasi tre settimane da quel 17 maggio, le nomine sono passate attraverso il setaccio dei Partiti, affrontando desiderata personali e veti incrociati. Da subito, infatti, è parso chiaro che sarebbero stati i Partiti a consegnare la lista alla sindaca.

Partiti che avevano fatto, all’inizio, una scelta precisa: si chiamano in giunta i consiglieri eletti con più voti. Scelta che rispondeva a criteri fondamentali: non scontentare nessuno, premiare chi si è impegnato di più a portare voti alla lista in campagna elettorale, far scorrere la lista e premiare così i primi dei non eletti. E poi i numeri: a lista più votata, spettano più assessori, con FdI che ha fatto la parte del leone. Questi erano i criteri iniziali. Ma nove assessori possono non bastare per accontentare i desiderata di Partiti, singoli e sindaco. E in parte così è andata. E in parte no.

Intanto, le due nomine tecniche, cui la Celentano teneva particolarmente. Ha potuto mantenere la scelta realmente tecnica ed esterna solo su quella al Bilancio, nella persona di Ada Nasti, sub commissaria del commissario Carmine Valente nel commissariamento appena concluso dell’amministrazione di piazza del Popolo. Una figura che, dunque, conosce già bene i conti dell’ente e sa già dove mettere le mani.

Se l’avvocato è più utile dell’architetto

Annalisa Muzio

Sull’Urbanistica la sindaca Matilde Celentano ha dovuto cedere in parte. Non è un tecnico esterno, un architetto di Latina e quindi un professionista di settore, come si era detto in principio. Bensì toccherà a Annalisa Muzio, risultata la più votata della sua Lista Matilde Celentano sindaco, sbrogliare, tra l’altro, la matassa dei Piani Particolareggiati Esecutivi annullati. Un avvocato. Il che, in una vicenda come quella dei Ppe, che potrebbe portare non pochi contenziosi e quindi grattacapi legali all’amministrazione, può non guastare.

Due assessori avrebbe dovuto avere la lista e due ne ha ottenuti. Non senza ampi dibattiti interni alla lista stessa, multiforme e di diverse opinioni. Con diversi esponenti che paventavano un rischio: che la Muzio avrebbe parlato più per il suo movimento, Fare Latina, che per la lista stessa. In predicato per il Welfare, alla Muzio è poi andata l’Urbanistica insieme al cavallo di battaglia del suo movimento, i Borghi.

L’en plein dei Fratelli

Raimondo Tiero

FdI, oltre alla presidenza del Consiglio comunale con Raimondo Tiero, il consigliere anziano da più consiliature, il più votato nella storia del Comune, e che stavolta è stato in grado addirittura di sfondare il muro delle 2mila preferenze, ottiene tre assessori: due eletti e un esterno.

Gianluca Di Cocco fu già assessore sotto Giovanni Di Giorgi e conosce già la macchina: a lui vengono affidate, tra le altre, Marina, Protezione civile (che già aveva ai tempi), Turismo; Andrea Chiarato (allo Sport e Impianti sportivi) è stato riconfermato consigliere comunale; Michele Nasso (Welfare) oggi è un esterno: è il commissario cittadino di FdI a Latina, e in passato è già stato consigliere comunale e presidente di commissione.

Le due correnti della Lega

Massimiliano Carnevale

La Lega ha lottato a lungo per ottenere la presidenza del Consiglio comunale per Vincenzo Valletta, ma nulla ha potuto contro le 2mila preferenze di Tiero. Allora, ha lottato e ottenuto il vice sindaco, nella persona di Massimiliano Carnevale (Lavori pubblici, Pnrr, Grandi opere), in assise da molte consiliature (prima nel Pd poi, da metà consiliatura 2016-2021, nella Lega).

Il confronto interno alla Lega è stato tra i più lunghi, tra due correnti contrapposte: da un lato il gruppo di Valletta, con il capogruppo alla Pisana Angelo Tripodi e l’europarlamentare Matteo Adinolfi; dall’altro quello di Carnevale, con la deputata Giovanna Miele.

Da sempre il Partito aveva precisato che sarebbero stati due assessori, un uomo e una donna. Scartata l’ipotesi Valletta, che resterà in Consiglio, per l’uomo si è andati su Carnevale. Più complessa la scelta della donna: Federica Censi, stando alle indiscrezioni, avrebbe declinato, mentre Pina Cochi, che pure era supportata ad alti livelli, avrebbe scontato il fatto di essere della medesima corrente di Carnevale. Per questo, ad un certo punto, era spuntata l’ipotesi di Marilena Sovrani, esterna al Consiglio, già assessore ai tempi di Di Giorgi. Ipotesi poi sfumata per preferire la soluzione interna della prima donna non eletta in lista, Francesca Tesone (Ced, reti informatiche, Asili nido, Formazione, Mense scolastiche, Elettorale e demografico).

Il fortino azzurro 

Maurizio Galardo con Lorenzo Cesa

Forza Italia ha combattuto a lungo per avere due assessori: secondo il partito, uno non sarebbe bastato, avendo ottenuto il doppio dei voti della Dc-Udc, e solo un punto percentuale in meno della Lega. Ma nove assessori non bastano per accontentare tutti. Così, è uno l’assessore azzurro.

La scelta è caduta sul consigliere più votato: Antonio Cosentino, che ha appena 20 anni (21 tra qualche settimana) ed è forse il più giovane assessore della storia dei Comuni capoluoghi di provincia sopra i 100mila abitanti. FI ha comunque ottenuto una delega rilevante: Attività produttive, con il Suap, Università, Appalti e contratti, e, soprattutto, quella non facile ai Servizi cimiteriali. 

Infine, la Dc-Udc, che è dovuta passare attraverso alcuni mal di pancia di alleati, per una antica indagine che aveva visto coinvolto il suo consigliere più votato, Maurizio Galardo, già vice sindaco ai tempi di Vincenzo Zaccheo. Galardo, alla fine, si è sfilato, dicendosi pubblicamente “non interessato” a un assessorato, e spianando così la strada a Franco Addonizio: è un esterno, e fu già assessore al Bilancio sotto Vincenzo Zaccheo. 

Una giunta dunque nata in una realtà in parte diversa da quelle che erano state le prospettive di campagna elettorale. E di due settimane fa, all’inizio dei colloqui tra coordinatori regionali dei tre partiti di maggioranza della coalizione, FdI, Lega e FI. 

Quel Saragat che manca

Il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat riceve il presidente della Regione Lazio Girolamo Mechelli 28 ottobre 1970. Foto © Archivio Storico della Presidenza della Repubblica

Era un tempo che… si facevano le analisi del voto. Si chiamavano tutti ma non per le nomine ma per affrontare il nodo di capire il voto, di metterlo in fila con i precedenti e poi, cercare di fare una strategia per domani. Insomma si discuteva della foto che si aveva davanti. Poi c’erano i congressi, le correnti, le sensibilità, le personalità. Ora? Ora si raccolgono le messi quando si vince, si piange quando si perde ma nessuno pensa a costruire.

Per questo la Dc è durata 70 anni ed ora è questione di mesi. I democristiani pensavano i contemporanei raccolgono. Bisognerebbe allargare, non fotografare e restare tal quale. Damiano Coletta vinse con il 75% dei consensi al secondo turno, quando ebbe l’onere di governare non allargò ma chiuse; il tempo è passato e oggi lo hanno votato il 25%. Non ha perso a maggio, ma in un altri tempi: sei anni prima.

Vincono i generosi sempre. Quando gli americani hanno vinto i mostri d’Europa e d’Asia, non hanno punito gli sconfitti ma li hanno “ricostruiti”, li hanno aiutati, li hanno valorizzati. La Francia della prima guerra mondiale punì i tedeschi da non farli respirare, pochi anni dopo si è beccata una invasione. L’America ha alleati la Germania, l’Italia il Giappone. Differenze, si tante. Ma la storia va conosciuta, studiata capita. 

L’errore di rappresentare senza respirare

Matilde Celentano

Senza entrare nel merito della qualità della giunta di Matilde Celentano a Latina, sicuramente ha avuto dentro mille equilibri, ma non ha aperto, ha rappresentato, non ha respirato. Latina è una capitale, Parigi fece suo capo uno che era di Ajaccio e parlava con la madre in  italiano; Robespierre comandò a Parigi e da lì cambiò il mondo ma era di Arras vicino al passo di Calais. Bisogna respirare e non fare gare indoor, ma en plein air.

Bisogna allargare, bisogna far partecipare pensare dal basso non dalla testa. Aprire la stagione dei congressi, per i vincitori e per i vinti, è altrettanto fondamentale perché queste sono condizioni precarie sempre.

Mitterand perse per tre volte le elezioni. Come oggi, tutti sbandierarono la fine dei socialisti: ma lui vinse e stravolse la Francia (lo tradii anche chi scrive pensando che Michel Rocard fosse più figo). Così va la storia e le storie nella storia e la ricchezza è allargarsi. Vincenzo Zaccheo non era un campione di inclusione ma quando ha vinto si è preso Massimo Rosolini, socialista farraginoso, pensatore non proprio ortodosso, ma con l’idea che un altro da te può arricchire te.

Senza Saragat

Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini con il senatore a vita Giuseppe Saragat durante la crisi del IV Governo Andreotti (1979)

Del Partito ora non si ha bisogno, il capo è sull’onda e va in surf ma arriverà il tempo che serve la barca e l’onda sarà bassa e servirà il Partito. Certo si deve tener conto degli equilibri interni, ma uno sguardo oltre bisogna darlo. Questo è tempo del fare, ma il fare senza pensare ti dona il rischio di doverlo rifare o di non poterlo più fare

Insegnava il professore di Storia dei Partiti politici all’università, Carlo Vallauri: Se la scissione di Palazzo Barberini, quella che portò alla nascita del partito socialdemocratico italiano, l’avessero fatta quattro ragazzi sarebbe stata una delle tante litigate tra socialisti, ma tra loro c’era Giuseppe Saragat, l’unico socialista che aveva letto Marx, e la storia d’Italia cambiò.

Ecco a Latina non c’è un Saragat.