Il Segretario regionale Pd Bruno Astorre a Frosinone per ribadire la linea zingarettiana. "A Frosinone il Pd ha vinto: ecco i numeri". Ai transfughi di Cassino "Non siamo un taxi". "Ora si rispettino le regole". "Ripartiamo dai territori"
Un colpo alla Lega, un colpo ad Enzo Salera. Per rimettere in ordine le cose: fuori e dentro al Partito Democratico. Il Segretario Regionale Bruno Astorre rischia di fare tardi alla Direzione Nazionale per passare a Frosinone e piantare due paletti intorno ai risultati delle scorse elezioni Europee e Comunali.
La vittoria del Pd
«Abbiamo vinto, allo scorse amministrative siamo quelli che sono andati meglio. Frosinone è la provincia che ha ottenuto il migliore risultato alle scorse Amministrative: siamo presenti in 31 dei 38 Comuni nei quali si è votato, abbiamo vinto in tutte le competizioni nei centri con oltre 15mila abitanti. Si tratta di una vittoria amministrativa e politica». La prima cosa che Bruno Astorre viene a dire è che il Pd ha vinto ed è arrivato il momento di tornare a dirlo forte. Frosinone ha resistito all’ondata della Lega impedendogli di eleggere anche un solo sindaco: caso unico nel Lazio. Una vittoria che è parte dell’onda lunga iniziata con le Provinciali vinte da Antonio Pompeo nonostante il Centrodestra avesse i numeri più alti.
La seconda cosa che viene a dire è che s’è trattato di una vittoria dei territori e della politica: «Sottolineo la vittoria ottenuta a Veroli al primo turno: è stata anche un a grande vittoria politica, considerato l’impegno particolare messo dal Centrodestra. C’era un… deputato… un senatore…» Si volta e chiede: non è chiaro se stia fingendo o davvero non ricordi l’esistenza politica del senatore Gianfranco Rufa, ma l’effetto è comunque lo stesso. «Ah si, un Senatore, ecco: ha seguito la formazione delle liste alternative a quelle di Simone Cretaro, c’è stata la presenza personale di Matteo Salvini».
Il caso cassino
Ma il sasso nella scarpa è quello che toglie per ultimo. Quello che lo ha spinto a venire a Frosinone rischiando di fare tardi alla riunione del Parlamentino nazionale Pd. Il sasso è quello di Cassino ed ha la forma della lettera scritta dal Consigliere Comunale più votato a Cassino Barbara Di Rollo al segretario nazionale Nicola Zingaretti. Ed avvallata dal sindaco Enzo Salera. (leggi qui I sassi di Barbara: «Caro Zingaretti ecco chi ha tentato di sabotarci a Cassino»). Una lettera con cui dire che una parte del Pd ha boicottato quell’elezione, che il Partito non è stato accanto al candidato sindaco del Pd.
Bruno Astorre non ci sta. E lo dice con il suo garbo affilato a doppio taglio. «Cassino rappresenta una grande vittoria politica, sia per il percorso democratico con cui abbiamo per individuato la candidatura di Enzo Salera e sia per il modo unitario in cui ci siamo arrivati. Le primarie sono state volute dalla Segreteria Regionale, dalla Federazione di Frosinone, dal componente della Direzione Nazionale Mauro Buschini». Traduzione dal linguaggio politico: cara Barbara, voi avete potuto vincere le elezioni solo perché n oi vi abbiamo spianato la strada per arrivarci a quella candidatura. E uno.
Non è tutto. «Se Enzo Salera ha vinto il 50% del merito è solo il suo e della sua persona, della sua storia. Ma il 50% è anche di tutti quelli che stanno dietro a questo tavolo». Al tavolo ci sono il consigliere regionale Sara Battisti, il presidente della Provincia Antonio Pompeo, il commissario per l’unificazione delle Aree Industriali Francesco De Angelis, il segretario Regionale Bruno Astorre, il segretario provinciale Domenico Alfieri, il presidente del Consiglio Regionale Mauro Buschini.
Il Pd non è un taxi
«Perché – spiega Astorre – tutti abbiamo fatto tutto quello che ci è stato chiesto. Le Primarie sono state volute dalla Dirigenza Pd: se Francesco De Angelis, Domenico Alfieri, Mauro Buschini non avessero pensato alle primarie per uscire da quel casino che era stato creato a Cassino non saremmo qui. Buschini si è caricato le primarie ed è stato capace in 4 giorni di organizzarle e farle celebrare, senza che ci sia stata una lamentela o un ricorso». Traduzione: abbiamo fatto tutto quello che ci avete chiesto, se vi occorreva altro bastava chiedere; se non lo avete fatto è chiaro che intendevate tenere una certa distanza dal Partito, forse per strategico calcolo elettorale, bravi ma ora non venite a dire che siamo stati noi a stare lontano. E due.
Il nervo scoperto nel Pd cassinate in realtà non è questo. È la ginocchiata sotto la cintura data da Peppino Petrarcone con la sua candidatura; è la coltellata alla schiena assestata dall’ex sindaco di centrosinistra per boicottarli al ballottaggio. (leggi qui La scomunica di Petrarcone: «Maledetto il Pd ed i suoi antenati») È il tradimento morale di Marino Fardelli, fino al giorno prima segretario cittadino del Pd e poi il giorno dopo restituisce la tessera, sostiene il fratello Luca candidato nelle file avversarie con Petrarcone. Infine, viene a dire – a risultato acquisito – che ha sostenuto Salera.
Bruno Astorre sa che è arrivato il momento di prendere le tenaglie e togliere il dente. E scarica Marino Fardelli: toglie la passerella quella quale l’ex segretario sperava di poter tornare a bordo, così come fino ad oggi è stato nel Pd cialtronesco e spaghettaro degli ultimi anni. I tempi sono cambiati. «Qualcuno si è ricreduto ed io sono contento. Resta però che se si sta in un Partito dobbiamo imparare ad accettarle tutti, regole certe che valgano per tutti. E dobbiamo iniziare ad essere rigorosi: il Pd non è un taxi dove si sale e scende quando ci fa comodo. L’unità nel pluralismo è possibile da realizzare anche a Frosinone. Ma le regole sono regole ed è arrivato il momento di iniziare ad essere rigorosi anche a Frosinone». Traduzione: Marino Fardelli per un bel po’ non farti vedere da queste parti.
Dopo Cassino e Veroli deve cambiare tutto
Veroli e Cassino hanno mandato un segnale inequivocabile al Partito Democratico. Impossibile ignorarlo per Bruno Astorre e Nicola Zingaretti. I territori sono stati fondamentali: senza uomini come Enzo Salera e Simone Cretaro, il Pd si sarebbe trovato solo con il 50% della potenzialità, gli sarebbe mancata insomma la parte fondamentale per vincere. Il Pd lo ca capito. Ed il nuovo corso del Partito non potrà non tenerne conto.
Un dato che Bruno Astorre e Mauro Buschini sono andati a ribadire in Direzione Nazionale subito dopo la conferenza di Frosinone. Il segretario regionale lo dice senza giri di parole, nel suo stile pragmatico: «Non possiamo più tollerare candidature calate dall’alto, i territori vanno premiati. Ma allo stesso tempo non possiamo ignorare il lavoro di quelli che stanno alla Camera ed al Senato a presidiare il Partito mentre qui si sta a presidiare i territori. Non possono esistere gli uni senza gli altri». E allora come se ne esce? «Il mio modello sono le Parlamentarie del 30 dicembre 2012 che fece Bersani: un mix tra territorio e Partito nazionale, 70% di candidature espresso dal territorio e 30% espresso dal partito che individua le persone di cui ha bisogno e che non hanno il tempo per andare sui territori a farsi conoscere per chiedere il voto».
Le primarie come soluzione agli scontri interni? No, non sempre. «Non amo le Primarie, non sono la strada principale, sono l’estrema soluzione: perché lasciano morti e feriti sul campo. Rischiano di creare lacerazioni. È la Politica la vera soluzione: la capacità di discutere, confrontarsi, ascoltare e trovare il giusto equilibrio tra le varie posizioni. Solo se non c’è possibilità di arrivare ad una sintesi si deve ricorrere alle primarie. ma almeno sei mesi prima del voto, così da dare il tempo alle lacerazioni per rimarginarsi. Ma noi dobbiamo essere bravi a discutere. Lo facciamo. Spesso dimenticando di spiegare all’esterno che non stiamo facendo una guerra tra di noi ma stiamo facendo democrazia. E la Democrazia impone di discutere, confrontarsi, arrivare ad una sintesi». Il colpo quei è per la Lega e lo scontro che la settimana scorsa ha visto quasi arrivare alle mani i componenti della Direzione Provinciale: nulla di strano; nel ragionamento di Astorre si percepisce che la stranezza sta nel fatto che il popolo della Lega non abbia potuto scegliere il suo Coordinatore provinciale ma gli sia stato calato dall’alto.