Il sindaco di Roma taglia i ponti del Pd con il M5S. A Roma, nel Lazio, in parlamento. Annuncia il via all'iter per realizzare il termovalorizzatore.
Il Partito Democratico traccia un solco. Butta giù l’ultimo ponticello che portava verso il Movimento 5 Stelle nel Lazio: divide le loro strade. Non saranno più parallele. Ma contrapposte. Lo fa da Roma con una scelta che avrà ripercussioni anche sul dialogo nazionale. Il sindaco Roberto Gualtieri annuncia l’avvio dell’iter per la realizzazione del termovalorizzatore destinato ad eliminare il problema dei rifiuti nella Capitale. È il punto di non ritorno.
Quella scelta rappresenta un cambio di agenda politica. Ed un cambio di passo. Il Pd non cerca più il dialogo con Giuseppe Conte. Non aspetta le sue decisioni. Il tentativo di trovare una sintonia ad oltranza inaugurato da Nicola Zingaretti appartiene al passato: ora c’è un’impronta pragmatica. Vagamente calendiana.
Dalle parole ai fatti
“Da oggi passiamo dalle parole ai fatti“: Roberto Gualtieri lo dice dopo avere messo la sua firma sotto a due ordinanze. Con la prima approva il piano rifiuti di Roma Capitale, con la seconda accende il semaforo verde per l’iter di realizzazione del termovalorizzatore di Roma. Sorgerà su 10 ettari di terreno, acquistati recentemente dalla municipalizzata Ama, nella zona industriale di Santa Palomba.
Il progetto prevede due strutture. La prima è l’impianto che produrrà energia elettrica bruciando ciò che avanza dal riciclo dei rifiuti. È lo stesso principio in funzione da anni nella provincia di Frosinone: i rifiuti urbani vengono riciclati in base ai materiali; l’indifferenziato viene tritato e vagliato lungo dei nastri che fanno un ulteriore recupero delle materie prime. Ciò che avanza viene compattato in cubetti che finiscono nel termovalorizzatore ed inceneriti.
La seconda struttura è un vero e proprio compound che sarà completato da altri due impianti: uno per la trasformazione delle ceneri pesanti in materiale inerte; è il modello ideato dalla Saxa Gres di Anagni e che ha dato vita alla prima generazione di sampietrini green oggi venduti in tutto il mondo. L’altro impianto è per la cattura della Co2. Delle “120mila tonnellate di ceneri pesanti” generate dal termotrattamento dei rifiuti “110mila saranno riciclate per la realizzazione di materiale inerte da costruzione, ad esempio strade e marciapiedi“, ha specificato Gualtieri. Che ha rivendicato ancora una volta la bontà della scelta del termovalorizzatore: “Se non avessi fatto questa scelta sarebbe stata imposta una discarica da 1 milione di tonnellate“.
Un piano per Roma
Il sindaco non ha voluto fare cifre. Si è limitato a dire che “l’ordine di grandezza è noto, poi ciascuno farà le sue proposte e vedremo l’entità“.
Un ordine di idee si ricava da quanto venne detto in occasione della presentazione del piano rifiuti di Roma, la scorsa estate. La base è intorno agli 850 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti gli ulteriori costi. Quali? L’eventuale realizzazione di infrastrutture necessarie all’avvio dell’impianto. E poi si deve tenere conto dell’impennata nei prezzi di ferro e cemento che ha fatto saltare tutti i preventivi.
Roberto Gualtieri mette in chiaro: “A noi interessa che l’impianto possa trattare 600mila tonnellate con la massima efficienza energetica e le migliori tecnologie dal punto di vista ambientale“. Il sindaco ha specificato che se da una parte il termovalorizzatore non beneficerà di soldi pubblici, gli altri due impianti “ausiliari” vedranno un concorso nelle spese da parte del Comune. È previsto un “cofinanziamento per il 49% da parte di Roma Capitale e fino a 40 milioni di euro“.
Le conseguenze politiche
La scelta di puntare sul termovalorizzatore ha chiare conseguenze politiche. Chiude ogni strada di dialogo con il Movimento 5 Stelle. A Roma, nel Lazio, in Parlamento. Il che non turba Roberto Gualtieri “Come commissario di Governo non mi devo occupare di alleanze regionali,. Ma questo evidenzia anche come questo tema non ricada nell’ambito di competenza della Regione”.
Per il sindaco, la linea scelta da Giuseppe Conte è un alibi. “La maggioranza non deve dividersi. Le ordinanze hanno il logo della presidenza del consiglio dei Ministri e le ho firmate in quanto commissario di Governo. Quello del termovalorizzatore è un tema che non ha nulla a che fare con le elezioni regionali“.
Oramai le strade sono chiuse.