La via tracciata dall’Eni per le industrie della provincia

Foto © Imagoeconomica / Marco Cremonesi

Le strategie annunciate da Eni forniscono un'indicazione per l'industria della provincia di Frosinone. Il caso Reno De Medici fornisce una serie di spunti sui quali riflettere. Se ci sarà un linguaggio comune potremo imboccare la via di una nuova industrializzazione. Ma è assente la politica

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Gli Etruschi osservavano il volo degli uccelli, altri analizzavano il fegato degli animali sacrificati; i Romani tenevano in considerazione le eclissi ed i tuoni. Non ne hanno bisogno i moderni analisti: il futuro lo interpretano attraverso calcoli e proiezioni, numeri basati su dati scientifici. Quelli che ha utilizzato un colosso italiano di proporzioni mondiali chiamato Eni: il suo amministratore delegato Claudio Descalzi ha presentato da poche ore il piano per il futuro dell’azienda. Leggerlo è come spalancare una finestra sul mondo che avremo davanti tra pochi anni. Scoprendo che ancora una volta l’economia e l’industria della Provincia di Frosinone sono ad un bivio: agganciare il treno adesso o fare uno degli ultimi vagoni del convoglio quando gli altri si saranno già accomodati.

La profezia di Claudio

Claudio Descalzi © Imagoeconomica / Marco Cremonesi

Il colosso energetico nazionale si prepara a dire basta in modo graduale al petrolio ed a tutti i fossili. Per arrivare ad essere “un fornitore di energia che non estrae petrolio”. La produrrà usando gas “pulito” attraverso il quale ottenere carburanti e raffinati naturali.

Ha avviato procedure per abbattere le emissioni di Co2 in tutte le tre fasi: “sulla nostra produzione di idrocarburi, detta Scope 1, sull’elettricità che Eni consuma per usi interni (Scope 2), e sui clienti finali che usano prodotti nostri o di altri che noi vendiamo (Scope 3, che pesa per quattro quinti del totale)”. Insomma: basta idrocarburi, solo energia naturale, un taglio dell’80% alle emissioni di inquinanti.

E quella di Paolo

Significa che il mondo sta andando verso nuove forme di energia. Sono quelle che il magnifico professor Paolo Vigo, già rettore dell’università di Cassino ha anticipato su Alessioporcu.it nelle scorse settimane. (leggi qui Pi greco LM: la quadratura del cerchio nel Lazio Meridionale). In sintesi: carburante ricavato dall’agricoltura, perché “i TIR alimentati a LNG sono ormai una realtà già circolante e le navi specie da crociera tra un decennio al massimo saranno tutte alimentate da LNG”. Ma anche riscaldamenti alimentati dal gas che producono i rifiuti da cucina quando fermentano naturalmente.

Paolo Vigo

La provincia di Frosinone ha già perso alcune occasioni irripetibili. Roba che al Nord d’Europa fanno normalmente e che a noi sembrava troppo moderna. “Una volta mi sono permesso di ipotizzare che Cassino, per le dimensioni che ha, potrebbe essere teleriscaldata, da una centrale che potrebbe anche essere vicino a San Vittore del Lazio. Proprio lì dove i rifiuti vengono bruciati… Invece di avere tante ‘caldaiette’ alimentate a metano (se non vengono manutenute perfettamente inquinano) si hanno direttamente nelle case i fluidi vettori caldi o anche quelli freddi prodotti in un’unica zona, con una centrale di tele riscaldamento. (Paolo Vigo: “Tutte le sfide che ho perso e con me l’intero territorio“).

I segnali

La provincia di Frosinone è in una fase di radicale riconversione industriale. Negli anni Settanta e Ottanta le sue industrie erano essenzialmente del manifatturiero metalmeccanico: un modello che oggi occupa meno di un terzo degli addetti d’un trentennio fa.

In cosa vogliamo convertire le nostre industrie? Claudio Descalzi una rotta l’ha tracciata e aha fatta imboccare ad Eni. È l’economia legata al bio ed al green. È la stessa strada che nel Nord d’Italia ha imboccato un altro colosso: Itelyum (la ex Viscolube) che ha in provincia di Frosinone uno dei suoi impianti di eccellenza in Europa. Recentemente ha rilevato la Idroclean che nel bergamasco si occupa di depurazione delle acque industriali; è entrata nel patrimonio di Carbonafta in Umbria che tratta i materiali scartati dai cicli produttivi. Anche Acea (la multiutility romana, non il ramo che si occupa delle risorse idriche in Ciociaria) ha investito su Berg a Frosinone acquisendone le quote di maggioranza (leggi qui Acea entra nel ramo rifiuti: acquisita Berg SpA.).

Reno De Medici. Foto: Marco Stanzione / Teleuniverso

Il segnale è che si sta andando verso l’economia della rigenerazione ambientale. Se ne occuperanno centinaia di ragazzi che oggi studiano negli Itis ed in alcuni indirizzi degli ex Professionali. In pratica il nuovo lavoro sarà: prendere le scorie che le fabbriche di vecchia concezione generano e ricavarci nuova energia o nuovi materiali in maniera pulita, attraverso le nuove tecnologie. È quello che a Villa Santa Lucia sta facendo la Reno de Medici: è il secondo produttore in Europa di cartoncino ottenuto dalla carta riciclata con la raccolta differenziata.

Patti chiari

I patti però devono essere chiari. Questo è un territorio che ha pagato un tributo altissimo sull’altare dell’inquinamento ambientale. È il risultato del Far West che c’è stato negli anni del boom industriale.

Oggi la musica è diversa. Come ha dimostrato la magistratura a Cassino, non esitando a prendere una decisione grave ma necessaria: bloccando la produzione di uno stabilimento importante come Reno de Medici anche se per colpe non sue ma di un impianto consortile sospettato di non lavorare bene.

Giovanni Turriziani, Foto: © Stefano Strani

È questa magistratura, questo cane da guardia, ad essere la garanzia. Il problema non è quello di decidere tra 300 posti di lavoro e la salute di tutti: la Legge è Legge. Semmai il tema è quello del linguaggio. Perché è chiaro che i giuristi (magistrati ed avvocati) abbiano il loro linguaggio ed abito mentale. Diverso dal linguaggio e dall’approccio dei tecnici ai quali entrambi debbono affidarsi; a loro volta diversi da quelli degli industriali. Si capisce allora il tentativo di uniformare questi linguaggi, attuato da alcuni anni da Unindustria, che convoca periodicamente un convegno nel quale tentare di arrivare ad una reciproca comprensione.

Se ci sarà questo allora il territorio della provincia di Frosinone potrà valutare se imboccare la via che Eni ha già preso: puntare sul total green, sulla rigenerazione ambientale, sui nuovi prodotti nati da quelli che hanno finito il loro ciclo. Siano la carta della Reno, il bio carburante coltivato nella ex Valle del Sacco e tanto altro.

Occorre, oltre alla comprensione, una politica che si ponga la questione. È la più assente di tutti.