Le aperture della Lombardi che durano… cinque minuti

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Più volte la capogruppo dei Cinque Stelle alla Regione ha lasciato intendere di voler siglare un’intesa con il Pd di Nicola Zingaretti, ma poi non se ne è fatto mai nulla. Viene il dubbio che sia una strategia, la stessa di Luigi Di Maio.

In un’intervista al Corriere della Sera Roberta Lombardi ha detto che le ipotesi di Paola Taverna o Chiara Appendino per la guida del Movimento Cinque Stelle vanno bene. Aggiungendo però che la cosa più importante è la gestione collegiale. Sì, ma come? La capogruppo dei Cinque Stelle alla Regione Lazio ripete questo concetto da anni, ma poi nella sostanza le cose vanno diversamente.

Vito Crimi non è mai entrato nel pieno del suo ruolo di reggente come capo politico, perché Luigi Di Maio ha costantemente fatto di testa sua in tutti i passaggi cruciali. Alessandro Di Battista ogni tanto prova a sondare il terreno, ma viene sistematicamente respinto. Roberto Fico non va oltre il suo ruolo istituzionale di presidente della Camera. Davide Casaleggio appare ridimensionato. Mentre la sindaca di Roma Virginia Raggi insiste nel cercare la seconda candidatura, magari con il sostegno del Pd.

Paola Taverna, Roberta Lombardi, Luigi Di Maio © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

Alla Regione Lazio Roberta Lombardi ha avuto più volte la possibilità di avviare un laboratorio politico vero con il Pd di Nicola Zingaretti, ma si è sempre fermata dopo la prima o la seconda fiammata. Viene il dubbio che in realtà la Lombardi, più che sulle frequenze di Beppe Grillo, sia sintonizzata su quelle di Luigi Di Maio.

Il quale ha una strategia precisa che passa dalla legge elettorale proporzionale: far diventare il Movimento decisivo sempre, con una percentuale oscillante tra il 15% e il 20%.

Zinga Lombardi
Nicola Zingaretti con Roberta Lombardi

Roberta Lombardi è una veterana del Movimento, ha con Grillo un rapporto fortissimo, è molto ascoltata. Proprio per questo il nulla di fatto alla Regione Lazio induce adesso a credere che quello dei Cinque Stelle sia un disegno.

L’alleanza con il Pd viene considerata temporanea. Nicola Zingaretti non è affatto convinto che il taglio di 345 seggi parlamentari sia giusto. Ha detto sì per esigenze di maggioranza, ma ora si ritrova con almeno metà Partito che non vorrebbe sostenere il referendum. Momento deciso anche per Zingaretti, visto che i Cinque Stelle respingono tutte le richieste di alleanze elettorali alle regionali.