Lo nuove geografia Pd dopo lo ‘strappo’ di Renzi

Foto © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Cosa cambia nello scenario politico con lo 'strappo' di Matteo Renzi. Le difficoltà per il M5S ed il colpo per Zingaretti. Il vantaggio per Salvini. Sul territorio chi prenderà le redini. La posizione di Pompeo

È tutta una variabile. Impossibile sapere oggi chi davvero seguirà Matteo Renzi fino in fondo nella sua nuova avventura politica. Sia a livello nazionale che soprattutto locale. Per esempio uomini come Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Dario Nardella sono intenzionati a restare nel Partito Democratico. Almeno per il momento. Alla Camera il gruppo verrà fatto, al Senato no. L’unica cosa certa è che, dopo il terremoto di agosto provocato dall’inizio della crisi, adesso c’è un’altra forte scossa di assestamento. Ad agosto era stato il Matteo della Lega, Salvini, a dare il via a tutto. Ora tocca al Matteo del Partito Democratico, protagonista dell’ennesima scissione a sinistra. Dopo che lui stesso nel 2017 l’aveva subita, attaccando frontalmente quelli che erano andati via: Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema e altri.

Matteo Renzi e Nicola Zingaretti © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Certamente adesso sono meno forti sia il presidente del consiglio Giuseppe Conte che il segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti. Il primo perché è evidente a tutti, specialmente alla base penta stellata, che l’esecutivo Conte dipende dai voti dei renziani. Senza dei quali andrebbe sotto dappertutto e sistematicamente. Un conto era un’intesa programmatica con il Pd, altro discorso è adesso prendere atto che il Governo è appeso al grande nemico politico di questi anni, Matteo Renzi da Rignano. Non sarà semplice per Luigi Di Maio e neppure per Beppe Grillo spiegarlo alla base. Mentre Alessandro Di Battista e altri potrebbero trovare nuovo slancio all’interno.

Nicola Zingaretti aveva compiuto l’intera operazione politica che ha portato alla nascita del governo giallorosso sotto il segno dell’unità del Pd. Ora non c’è più. Sarà più complicato tutto: intanto l’alleanza con i Cinque Stelle a questo punto diventa ossigeno puro, alle regionali e poi nel Paese. Ma pure tutto il resto dovrà essere ripensato. Probabile pure che a questo punto nel Pd possano rientrare gli scissionisti del 2017, da Massimo D’Alema a Pierluigi Bersani.

Matteo Renzi: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

In ogni caso l’ulteriore spezzettamento della maggioranza che sostiene Conte avrà l’effetto di rafforzare l’opposizione di Matteo Salvini. Matteo Renzi, nell’intervista ad Annalisa Cuzzocrea di Repubblica risponde sul punto in maniera evasiva.

Adesso però lei spacca il Pd indebolendo proprio il fronte anti-Salvini. Che senso ha?
“È il contrario. Abbiamo fatto un capolavoro tattico mettendo in minoranza Salvini con gli strumenti della democrazia parlamentare. Ma il populismo cattivo che esprime non è battuto e va sconfitto nella società. E credo che le liturgie di un Pd organizzato scientificamente in correnti e impegnato in una faticosa e autoreferenziale ricerca dell’unità come bene supremo non funzionino più”.

Il leader della Lega avrà buon gioco a martellare i grillini, che ora davvero dipendono dal voto dei renziani.

Sul territorio ci si prepara ad un’inedita diarchia per reggere le sorti del nuovo Partito. Al timone ci saranno un uomo ed una donna. Lo annuncia Renzi nell’intervista: «Non sarà un partito tradizionale, sarà una casa. E sarà femminista con molte donne di livello alla guida. Teresa Bellanova sarà la capo delegazione nel governo. Una leader politica, oltre che una ministra. Per me le donne non sono figurine e l’ho sempre dimostrato. In ogni provincia a coordinare saranno un uomo e una donna: la diarchia è fondamentale per incoraggiare la presenza femminile ».

Valentina Calcagni

In provincia di Frosinone il ruolo femminile è di Valentina Calcagni: la sua non è stata solo fedeltà a Renzi in ogni momento ma ancora di più, è stata vera devozione politica. Riconosciuta dall’ex premier che per sottolinearlo ha voluto solo lei al suo fianco quando è venuto a Frosinone per presentare il suo libro.

E per il ruolo maschile? Nel passato il più renziano nella totalità renziana della Federazione provinciale era Francesco Scalia. Che ora si è ritirato dalla politica per concentrarsi sul suo studio legale e l’insegnamento universitario. I cocci della componente li ha raccolti il presidente della Provincia Antonio Pompeo, impegnato in questi mesi ad allargare la base ai civici di area. Ma non è detto che sia lui l’uomo da affiancare a Valentina Calcagni per la conduzione politica: sempre in occasione della presentazione del libro, Matteo Renzi non volle fermarsi al rinfresco organizzato da Pompeo nella stanza della Presidenza. Facendo le scale per andare via, l’uomo di Rignano commentò con una delle sue battute al vetriolo: “Non mangio con chi si è contato sulla mia pelle“. Il riferimento era al sostegno dato dal presidente della Provincia a Nicola Zingaretti durante il congresso, presentando una seconda lista zingarettiana contrapposta a quella di Francesco De Angelis. La devozione pretesa da Renzi reclamava un pieno sostegno al candidato contrapposto a Zingaretti.

Antonio Pompeo a Mosca con Francesco De Angelis e Simone Cretaro

In questi giorni Antonio Pompeo è in Russia, insieme a Francesco De Angelis ed al sindaco di Veroli Simone Cretaro. Sono lì per avviare una collaborazione finalizzata alla promozione del territorio. Hanno parlato del futuro del Pd. E le differenze di vedute sono emerse: sulla visione delle cose, sulle prospettive. Antonio Pompeo intende seguire Matteo Renzi. Con il quale c’è una maggiore affinità politica. Ma per prima cosa deve capire con chi sta: Luca Lotti e Lorenzo Guerini non seguono Renzi e si sono avvicinati a Franceschini; anche il senatore Claudio Moscardelli di Latina (con il quale ora Antonio Pompeo ha l’interlocuzione politica in area renziana) è rimasto nel Pd.

Renzi inoltre parla di una Partito che per ora sarà quasi a numero chiuso, con pochi ma convinti e affidabili. Non si carica tutto, non vuole la vecchia Dc, parla di ventata d’aria fresca. Sarà per questo che Pompeo è andato in Russia?