Pd, quei voti frammentati di Pompeo ed il grande scippo di Pilozzi

di CARLO ALBERTO GUDERIAN
già corrispondente Associated Press da Mosca (URSS)

Le analisi del voto offrono molte chiavi di lettura (leggi qui la prima parte dell’analisi). I recenti congressi di circolo che hanno spianato la strada alla rielezione di Simone Costanzo alla segreteria provinciale del partito Democratico, svelano anche i nuovi rapporti di forza all’interno delle componenti.

L’esame dei voti ottenuti dal sindaco di Paliano Domenico Alfieri rivelano un futuro sempre meno ‘locale’ per il senatore della Repubblica Francesco Scalia ormai proiettato su una dimensione nazionale. La sua componente – dicono i risultati dei congressi – è spalmata su tre fronti: solo uno è rimasto direttamente in dialogo con Scalia, uno ormai fa riferimento al presidente della Provincia Antonio Pompeo (sempre più autonomo nelle scelte), uno è orientato decisamente verso le posizioni politiche dell’onorevole Nazzareno Pilozzi.

Mettendo ancora meglio a fuoco emerge che Pilozzi arriva al 17% di fatto, sfilando mezza componente a Scalia che si ferma al 28% e prende voti cammellati.

Il dato che deve fare riflettere maggiormente il segretario di presidenza della commissione Industria del Senato è che i suoi 1200 voti sono concentrati soltanto in 6 comuni: 230 ad Isola del Liri, 200 a Pico, 140 ad Alatri, 110 a Cassino, 110 Ferentino, 100 a Veroli.

Emblematico poi quanto accaduto a Frosinone dove o esisteva un patto di desistenza oppure Scalia è stato letteralmente umiliato da Pilozzi con un perentorio 103 a 13.

In più Circoli inoltre si ha l’impressione che Antonio Pompeo abbia diviso le sue forze tra Scalia e Pilozzi. Segnale questo che confermerebbe da un lato l’autonomia di pensiero tra il presidente della Provincia in carica ed il suo predecessore. Ma se venisse confermata la ripartizione delle preferenze su più fronti, avrebbe anche un altro, forte significato politico. Qualcuno giurerebbe di avere sentito Pompeo rassicurare: «Francesco, stai sereno».