Poca affluenza alle urne: ed un motivo c’è

L'affluenza crolla alle elezioni Regionali del Lazio. Un fenomeno omogeneo in tutte le province. E previsto dai sondaggi. Una ragione ben precisa c'è

Bassa. Bassissima. Al punto che i leader dei Partiti stanno inviando in queste ore valanghe sms a tutta la lista dei loro contatti. Per ricordargli di andare a votare. La percentuale di affluenza alle urne nel Lazio registrata alle ore 23 è al 26,2% mentre fu del 66,34% alla stessa ora delle Regionali 2018: quelle in cui il Pd renziano finì in macerie lungo tutta l’Italia. Tranne che nel Lazio di Zingaretti.

Il dato è in linea con quello registrato per tutta la giornata. Alle ore 19 l’affluenza è stata del 22,11% cioè meno della metà di quanto registrato alla stessa ora nel 2018. A mezzogiorno l’affluenza regionale è stata del 7,49% mentre fu del 17,35% alle Regionali 2018.

L’allarme affluenza ed i messaggi

Alessio D’Amato al seggio

Troppo pochi alle urne. Meno di quello che era stato preventivato. Tanto che alle 17:40 l’ex Governatore Nicola Zingaretti prende lo smartphone e digita su Twitter Tutti a votare e buon voto. In democrazia si vota!“.

Il vento dell’astensione rischia di rendere debole qualunque risultato esca dalle urne durante lo spoglio di lunedì. Fiuta il pericolo Giorgia Meloni che dopo la prima rilevazione dell’affluenza digita su TwitterCon 5 minuti del vostro tempo potrete scegliere i prossimi 5 anni della vostra Regione. Votare fa la differenza, sempre“.

Sulla stessa lunghezza d’onda scrive sui social il candidato governatore del centrodestra Francesco Rocca: “Votare è un diritto e un dovere, è il modo che abbiamo per far sentire la nostra voce. Buon voto a tutte e tutti!“. Stesso messaggio nella sostanza per la candidata del Movimento 5 Stelle Donatella Bianchi:Io ho votato, fatelo anche voi. Buon voto a tutte e a tutti!“.

Non spreca parole il Segretario nazionale del Pd Enrico Letta: twitta “Votato! Sperando che siamo in tanti oggi e domani a farlo. #Buonvoto“. Molto allarmato invece Silvio Berlusconi che dopo avere votato al seggio di via Ruffini a Milano dice ai cronisti “Sono preoccupato per l’affluenza. Vorrei ricordare a tutti i cittadini di Lombardia e Lazio che il voto non è soltanto un diritto è anche e soprattutto un potere. Chi non vota non è un buon cittadino, chi non vota non è un buon un buon italiano”.

I candidati si mobilitano

Foto © Imagoeconomica

Si attivano anche i candidati al Consiglio regionale. Lo staff dell’ex presidente della Provincia di Frosinone Antonio Pompeo, candidato al Consiglio Regionale nella lista Pd, messaggia: “Stiamo rilevando una bassa affluenza alle urne, votare è una grande opportunità”. Il coordinatore di Demos Luigi Maccaro sceglie Whatsapp ed alle 19:35 dopo il secondo rilievo sull’affluenza messaggia “Cari amici questo è un voto importante! Non lasciamo che siano altri a decidere per noi! Il voto libero e consapevole, per le persone preparate e competenti, fa la differenza”.

Alle 22:44 lo imita il presidente uscente di Commissione Pasquale Ciacciarelli della Lega. Scrive: “Il voto è un tuo diritto. Esercitalo. Vai a votare per abbattere l’astensionismo”. La situazione deve essere serie se anche Fratelli d’Italia mette in moto i suoi canali. Daniele Maura scrive su WhatsApp: “Ciao, non sei riuscito ancora ad andare a votare? Puoi farlo fino alle 15 di lunedì. Mi raccomando, conto su di te”.

A chi giova il calo

Francesco Rocca

I dati sono omogenei in tutto il Lazio. In provincia di Frosinone l’affluenza alle ore 23 è del 31,28 contro il 67,46% di cinque anni prima (alle ore 19 era al 25,79% mentre alle ore 19 nel 2018 era del 49,10%. A mezzogiorno era del 7,45%). In provincia di Latina l’affluenza alle 23 è intorno al 27% mentre era al 68% cinque anni prima (alle ore 19 era al 23,15% mentre alle 19 del 2018 era al 51,89%. Era al 7,95% a mezzogiorno).

In provincia di Rieti l’affluenza è al 30,02% contro il 70,16% di cinque anni prima alla stessa ora (alle ore 19 era al 25,06% mentre nel 2018 stava al 54,97%. A mezzogiorno era al 7,63%). In provincia di Viterbo l’affluenza è quasi al 31% mentre cinque anni prima stava oltre il 73% (alle ore 19 era al 25,56% mentre nel 2018 era al 55,03%. Era al 8,08% a mezzogiorno). Roma registra alle ore 23 un’affluenza del 25,08% contro il 65,46% di cinque anni fa (alle ore 19 era al 21,16% mentre alle 19 del 2018 stava al 50,63%. A mezzogiorno era al 7,39%).

Chi deve preoccuparsi? Sul piano del risultato, nessuno. L’astensione si spalma in maniera quasi omogenea su tutti i candidati: non sarà la bassa affluenza al voto a determinare la vittoria di uno e la sconfitta degli altri.

Sul piano della credibilità, tutti. Gli elettori hanno deciso di non andare a votare. E non lo hanno deciso perché non gli piacciano i candidati o non siano convinti dei loro programmi. Hanno deciso di non votare e l’hanno deciso prima: il che conferma quello che è una certezza da quasi ottant’anni per sociologi e psicologi della Comunicazione. E cioè che la campagna elettorale, in termini di persuasione serve a poco o nulla, la decisione dell’elettore viene presa prima.

I sondaggi ancora una volta confermano questa costante: il dato degli astenuti nel Lazio viene dato almeno al 40%.

Il calo delle preferenze

Donatella Bianchi

Il che significa un 5% o 6% di elettori in meno alle urne rispetto alle Regionali di cinque anni fa.

Questo avrà ripercussioni pure sulle preferenze. Saranno meno. Saranno un miraggio le 26.217 preferenze prese da Franco Fiorito nel 2010 come le 22.553 di Mario Abbruzzese, le 20.452 di Francesco Scalia. Ma sarà difficile anche ripetere le 16.445 di Mauro Buschini 5 anni fa.

Non è colpa del periodo invernale. Le Regionali 2018 si sono tenute il 4 marzo, le Regionali del 2013 si sono votate il 24 febbraio, quelle del 2010 sono state celebrate il 28 marzo.

Cosa ha tenuto lontani gli elettori? I temi. Nessuno dei candidati Governatore ha parlato di territorio, nessun grande tema di sviluppo per la provincia di Frosinone, di Latina ma anche per il nord del Lazio. Non c’è il casello autostradale di Ferentino promesso e realizzato da Piero Marrazzo, non c’è lo sblocco della superstrada Sora – Frosinone promesso e realizzato da Francesco Storace, non c’è la riapertura degli ex ospedali chiusi dal centrodestra promessa e realizzata da Nicola Zingaretti seppure all’interno di un modello di Sanità più moderno. (leggi qui: Quello che i candidati non dicono. E leggi anche Candidati che non conoscono i territori: e li vorrebbero governare)

È questo ad essere mancato. È questo ad avere tenuto lontano gli elettori. Giustamente.