Il leader di Italia Viva come una Popstar al Fornaci Cinema Village del Capoluogo ciociaro. Non è bastata la sala. Ne ha avuta una per tutti o quasi: «Non su Salvini, meglio per lui». Dal pubblico provano a portarlo sul Caso Ruberti: «Non facciamo polemica con il Pd per quello che è successo a Frosinone». Il Pd? «Il generico dei Cinque Stelle». Non ridice proprio “Stai sereno”, ma parte la nuova sentenza su Letta
Ha fatto il suo ingresso in sala come una Popstar, sulle note di Viva la vida dei Coldplay, accompagnato dai “suoi” musicisti territoriali. Ieri sera Matteo Renzi ha messo piede a Frosinone con un’ora di ritardo, per via della precedente tappa a Napoli con l’alleato di Azione Carlo Calenda. Nel Capoluogo ciociaro è approdato con la campagna Italia sul Serio, per una Frosinone sul Serio.
Il suo arrivo era inizialmente previsto alle 21, ma poi era stato opportunamente anticipato alle 20 dai vertici provinciali. Attesissimo l’appuntamento al Fornaci Cinema Village, nella parte bassa della città: Renzi era stato l’unico big nazionale a non prendere parte alla recente campagna elettorale per le Comunali. Ora è stato l’unico del centrosinistra a partecipare a quella per le Politiche 2022. A Frosinone del resto, contrariamente agli schemi nazionali, Pd e Italia Viva sono alleati.
Una sala per Renzi non è bastata. Ne hanno predisposto un’altra in corsa per trasmettere la diretta a favore del centinaio di persone rimaste fuori. C’erano in tutto quasi settecento persone, di mercoledì sera. Il suo impatto è andato oltre le aspettative di Germano Caperna e Valentina Calcagni: l’uno componente della cabina di regia regionale, l’altra coordinatrice provinciale, di Italia Viva. Il commento finale di Renzi? «Un bel dibattito come questo è da un po’ che non lo facevo».
Renzi tra i giovani
Ad attenderlo sul palco i ragazzi, i giovanissimi. Sullo schermo il progetto volto al rinnovamento dell’Europa, condiviso da Azione e Italia Viva. Ha rivendicato il Jobs Act, la sua riforma del lavoro, e l’Industria 4.0 per conto di Calenda.
«Hanno portato ad avere più di un milione di posti di lavoro – ha scandito Renzi, ironizzando su quello berlusconiano -. Metà a tempo indeterminato, perché non è vero che sono tutti precari. Se hai fatto una legge che funziona, la rivendichi. Invece il Pd ha detto che non gli piace più la legge del Jobs Act ma quella del Reddito di cittadinanza».
La conclusione? «Non è che il Pd abbia cambiato idea, è che puoi cambiare anche nome e ti puoi chiamare Movimento 5 Stelle – ha sferzato Renzi -. Il Pd è impegnato a tempo pieno a fare la campagna elettorale per la Meloni o per Conte. E Conte in queste ore sta crescendo perché dicono che il Reddito di cittadinanza va bene».
Le sentenze di Matteo Renzi
Nel Capoluogo ciociaro sono arrivate due sentenze di Renzi. La prima è accompagnata dalla sagace ironia: «Nel 2027, con Renew Europe, avremo la maggioranza. Io non posso dirvi che i sondaggi stanno andando molto bene, quindi non ve lo dirò. Perché c’è una normativa che dice che non si può dire come vanno i sondaggi. Anche se vanno bene, come nel nostro caso, non si può dire che stanno andando bene. Quindi non lo dico».
La seconda, invece, è più che velenosa: «Il Pd o sta con i Grillini o torna a essere riformista. Ora questo problema evidentemente riguarda tanti ma non Letta, che tanto la settimana prossima ci saluta. Il problema riguarda gli altri. Il Pd che cosa intende fare?». Dopo il celebre “Stai sereno”, «che non posso più dire – ha scherzato Renzi – dal passaggio della campanella con Enrico Letta», gli ha rivolto uno “Stai tranquillo” dal Capoluogo ciociaro.
Ma Renzi ne ha avuta una per tutti gli altri big nazionali. Anzi no, quasi tutti. Non per l’altro Matteo, il segretario della Lega Salvini. «Non ne parlo, meglio per lui», ha tagliato corto il leader di Italia Viva. Che ha parlato a una vasta platea composta, tra gli altri, anche dal presidente della Provincia di Latina e sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli. Di democristiana natura.
In aggiunta qualche fila di amministratori e dirigenti, sia di Italia Viva che di Azione. Nonché tutti i candidati del Terzo Polo al Parlamento. Anche qualche ex dirigente di Forza Italia come Peppe Patrizi, nonché i consiglieri di Cassino come l’ex sindaco Peppino Golini Petrarcone e Salvatore Fontana, co-coordinatore provinciale. Da Frosinone c’erano la più votata dell’opposizione Alessandra Mandarelli, c’erano Carmine Tucci e Carlo Gagliardi, il consigliere della lista Marzi Armando Papetti. Si vuole far sì che non resti soltanto un’alleanza elettorale per le Elezioni Politiche 2022. L’intenzione, confidando in un buon risultato alle urne, è farlo diventare un unico Partito. Con un’avvertenza renziana: «Chi vuole i sussidi e l’assistenzialismo, voti Cinque Stelle o Pd, tanto ormai il Pd è il generico dei Cinque Stelle».
Delusi dal Partito democratico
A Frosinone Renzi ha trovato e ritrovato tanti delusi dal Partito democratico, ex Democrat (e Democristiani) che sin dalla prima ora o in corsa hanno seguito le sue orme. L’ex Premier e Segretario del Pd, ironizzando su sé stesso, ha dato un consiglio a quei giovani alle sue spalle: «Se volete fare politica, non proponete mai un Referendum». A lui, quello costituzionale bocciato nel 2016, segnò il declino politico.
Più di qualcuno, dal pubblico, ha cercato di portarlo sul terreno delle indagini e polemiche seguenti al Caso Ruberti: il movimentato dopocena nel quale l’ex capo di gabinetto del sindaco di Roma perde le staffe ed anche il controllo.
In mezzo alla sala, mentre si parlava di Reddito di cittadinanza, c’è chi ha gridato: «A Frosinone su alcuni progetti della Asl di inserimento lavorativo, chiamati Broker, ci hanno guadagnato solo i broker. Come i navigator». Il carico da novanta è stato messo dopo.
Per non parlare della Sanità
Quando Renzi ha chiesto chi tra il pubblico fosse medico, infermiere, operatore sanitario. «Non c’è nessuno che lavora nella Sanità qui – ha tuonato –. Poche persone alzano la mano». Si insinuano, ovviamente, assunzioni politiche da parte del Pd che guida la Regione Lazio, che si occupa di Sanità affidandosi alla Asl di Frosinone. Gli accertamenti interni hanno già smontato le illazioni. Ma il tema è caldo e Renzi lo cavalca ma senza strafare.
La risposta è stata chiara. «Letta ha detto: “Renzi vuole distruggere il Pd” – così il segretario di Italia Viva -. Gli rispondo: “No no, Enrico, stai facendo tutto da solo. E non vengo qui a fare una polemica a Frosinone per le note ragioni. Io dico soltanto che il Pd deve decidere cosa fare».
E, per chi non lo avesse capito, lo ha poi ribadito: «Il concetto di fondo è che noi non facciamo polemica con il Pd per quello che è successo qua, per un caso singolo». Poco più di un mese fa, nel corso di un’intervista a L’Aria che tira, colpì sotto la cintura del Caso Ruberti: stavolta, edotto, non ne ha voluto proprio parlare.
A proposito dei “Populisti”
Renzi, però, ha parlato della prima donna che potrebbe diventare Premier: «Noi non diremo mai che Giorgia Meloni è fascista, non giocheremo la carta della demonizzazione, com’è stato fatto sbagliando con Berlusconi».
Sì, ha parlato anche del Cavaliere: lo ha anche imitato più volte. «Berlusconi è partito con la campagna elettorale e cosa ha iniziato a dire? – si è chiesto e ha domandato Renzi -. Flat tax, dentiere, un milione di alberi anche se nel Pnrr ce ne sono già sei milioni. Ma a lui piace dire “un milione” come fu con i posti di lavoro. Non l’ha fatto, ma era bellina l’idea».
Ma ce l’aveva più con la Meloni: «Continua a raccontare un’Italia che non serve al nostro Paese. È l’unica che non ha votato a favore del Pnrr. Ti danno 209 miliardi e lei dice che non li vuole. E poi dice anche all’Europa: “La pacchia è finita”. Allora rendi 209 miliardi. Sarebbe più facile prendere in giro le altre proposte». E lo ha fatto, non soltanto con quella di Forza Italia e del suo Presidente.
L’abolizione della povertà
Prima di passare all’altro piatto forte della serata, il Movimento 5 Stelle, non ha risparmiato neanche il già ministro pentastellato Luigi Di Maio e il suo nuovo Impegno Civico.
«Vi ricordate di quando Di Maio è uscito dal terrazzino e ha urlato: “Ho abolito la povertà” – ha affondato Renzi, voltandosi poi verso i “suoi” giovani -. Se vi capita di vedere una cosa del genere, ragazzi, chiudete e lasciatelo fuori, chiamate il 118, lo vengono a prendere e le cose finiranno abbastanza agevolmente».
Non sarcastico, ma duro il contrattacco di Renzi al presidente del M5S Giuseppe Conte: «Va in mezzo alla gente e dice: “Vogliono togliervi il Reddito, siamo pronti alla guerra civile”. Un ex presidente del Consiglio che evoca la Guerra civile dovrebbe vergognarsi. E poi si rivolge a me dicendo: “Vieni senza scorta se hai coraggio”, una frase culturalmente di impostazione mafiosa. Che vuoi fare? Mi meni? Abbi il coraggio di raccontare le tue idee».
Il Pd, “il generico del M5S”
Ritirando in ballo anche il Partito democratico, Renzi ha confezionato il pacchetto elettorale: «Io dico qui a Frosinone che è chiaro, ovvio che bisogna combattere la povertà, ma non la combatti regalando dei soldi, una mancia, un sussidio».
Lui la vede all’opposto: «La combatti dando lavoro, lavoro legale, lavoro di qualità, lavoro pagato bene. Se vi dicono che vi danno dei soldi per tenervi sudditi, vi stanno distruggendo la vita. Chi vuole i sussidi e l’assistenzialismo, voti Cinque Stelle o Pd, tanto ormai il Pd è il generico dei Cinque Stelle». Che poi a Renzi gli si può dire veramente di tutto, a seconda delle proprie idee politiche, ma che non faccia ridere proprio no.
Qual è, secondo Renzi, l’obiettivo dei Cinque Stelle? «Fare del Mezzogiorno d’Italia un’area talmente impoverita da non avere più sogni e ambizioni. Vi vogliono, perché per loro sotto Roma tutto deve essere considerato in quel modo, come una generazione di persone che chiedono con le mani ai politici, non che sono disponibili a mettersi in gioco».
Ripartire dalla scuola
La sua ricetta? «La prima risposta è culturale ed educativa. Vorrei partire dalla scuola, da quelli di voi che sono professori e maestri. A me piace un’immagine latina: Maestro viene da Magis, che vuol dire “grande”, mentre Ministro viene da Minus, che vuol dire “più piccolo”. Il Maestro, l’Educatore, è più importante del Politico. La scuola è il luogo da dove parte tutto».
Alla fine si è rivolto al “suo” popolo: «Chiedo di essere attivi in questa campagna elettorale. Se facciamo tutti uno sforzo, stavolta facciamo la sorpresa. Non fatelo per me, sono tranquillo, ho 47 anni, sono felice, ho fatto il passo indietro. Sono anche molto grato alla vita per quello che ho e continuo ad avere». E, richiamando la figura di Letta, ha aggiunto: «Non ho risentimenti, rancore, ossessione personale. Quello è un altro, lasciatelo stare, poverino. Non posso dire “state sereni”, bisogna avere tranquillità, la gioia di far parte di una comunità».
Una comunità a cui chiede di andare a votare e far votare: «Chiamate la persona che non sentite da tempo, fate un elenco, scegliete nome e cognome con cura. Mancano pochi giorni. La Politica è una cosa troppo seria per lasciarla ai politici. Fatela anche voi e vedrete che questi ragazzi avranno un futuro. Grazie Frosinone, rialzati. Non metterti in ginocchio e abbi il coraggio di sognare, che è la cosa più bella del mondo».