La capogruppo M5S in Regione Lazio Roberta Lombardi mette a nudo il MoVimento dopo il risultato elettorale in Umbria. "Non si capisce più cosa siamo, qual è la nostra identità". Di Maio in discussione? "E' stato avviato un processo di riorganizzazione"
Luca De Carolis per Il Fatto Quotidiano
Il giorno dopo la grandinata, Roberta Lombardi legge rapporti e cifre. “L’analisi dell’Istituto Cattaneo dice che il Movimento in Umbria ha perso un elettore su due, persone che in gran parte sono finite nell’astensionismo. Significa che il M5S per alcuni non è più attrattivo”.
E per quale ragione? Anche perché vi siete alleati con il Pd?
Il problema principale è un altro, ovvero che non si capisce più cosa siamo, qual è la nostra identità. E su questo ha inciso anche un altro tema per noi identitario, quello del metodo. Siamo nati come un’intelligenza collettiva, ma oggi i gruppi locali sono troppo distanti dai parlamentari, i parlamentari spesso non riescono a interagire con il governo, e così via. Ma serve un collegamento, e le decisioni non possono essere calate dall’alto.
Darsi un’identità significa restare nel centrosinistra e continuare con il Pd?
Cosa siamo lo ha ribadito Beppe Grillo 15 giorni fa a Italia5Stelle: una prospettiva di futuro per il Paese.
Ha ribadito anche che bisogna andare avanti con idem: “Basta piagnistei sul Pd”. Invece Di Maio oggi ha detto basta agli accordi con i dem a livello locale. Chi ha ragione?
Ribalterei il ragionamento, ponendo domande alle forze politiche: chi ci sta a portare avanti una transizione verde nella società e nell’economia? Chi ci sta a colpire i furbi che evadono? Chi ci sta ad approvare provvedimenti come la sugar tax o la plastic tax, per redistribuire le risorse? Noi non ci sottraiamo, ma bisogna lavorare assieme con spirito di costruzione.
Lei parla di un contratto. Ed è la richiesta rilanciata in queste ore da Di Maio al Pd dopo aver dato battaglia sulla manovra, no?
Diciamo che portare avanti le nostre istanze è giusto, ma andava fatto diversamente. Parlarsi a mezzo stampa non ha aiutato, anche nell’ottica delle Regionali in Umbria. Con i litigi degli scorsi giorni sembrava di essere tornati ai tempi del governo con la Lega.
Però la domanda di partenza resta: lei, Grillo e Fico, fautori dell’accordo con il Pd, avevate torto? O meglio, siete stati sconfitti?
Io sono abituata a non arrendermi mai. Ed è un principio che Gianroberto Casaleggio ripeteva spesso.
Ergo, bisogna continuare?
Io credo che non ci si debba porre limiti. Dopodiché, la questione centrale è cosa vogliamo essere negli enti locali, se una forza di governo o invece una forza di rappresentanza, che faccia una buona opposizione.
Come? Barbara Lezzi e altri esponenti del Movimento chiedono un’assemblea nazionale.
Penso che sia opportuno valutare se la piattaforma web Rousseau basti per il confronto, o se non servano anche assemblee territoriali.
E una a livello nazionale?
Abbiamo oltre 150mila iscritti, mi pare complicato organizzarla (sorride, ndr).
Lei la foto di Narni con tutti i leader di governo in posa l’avrebbe scattata?
Questa immagine ha colpito molto voi giornalisti…
La politica è fatta anche di simboli…
Quella foto è servita a ricordare che c’è un governo, una maggioranza che sta lavorando.
Ma così hanno confermato che l’Umbria era un test nazionale.
Sapevamo dall’inizio che sarebbe stata molto difficile.
Magari sarebbe stato meglio non esordire così presto con un accordo locale.
Se non lo avessimo fatto ci avrebbero rinfacciato di non averci provato. Con il senno di poi si può dire tutto.
Comunque è stata sconfitta. Il capo politico Di Maio va messo in discussione?
È stato avviato un processo di riorganizzazione, con un team del futuro nazionale ripartito per temi, e referenti regionali. Se costruito dal basso è un nuovo modello di leadership, ed è una risposta per ripartire, anche rispetto al tema del metodo.
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