È morto Pietro Vittorelli

Una violenta crisi cardiaca ha ucciso a 61 anni l'ex abate di Montecassino Pietro Vittorelli.

I carabinieri del Nucleo Operativo di piazza Dante a Roma ed i vigili del fuoco lo hanno trovato seduto in poltrona con il pigiama indosso ed il capo reclinato, davanti al televisore: la morte è arrivata in un attimo per don Pietro Vittorelli, 191mo abate di Montecassino dal 2007. E nel 2013 il primo a dimettersi dalla cattedra di San Benedetto. 

L’abate emerito è morto questo pomeriggio a causa di una improvvisa e violenta crisi cardiaca. Inutile ogni soccorso. Aveva 61 anni e si trovava nella sua abitazione di Roma. Già nel passato una crisi identica lo aveva portato ad abbandonare la guida della comunità di San benedetto dove era stato chiamato alla missione di 191mo abate il 25 ottobre 2007. L’elezione venne confermata e ratificata il 17 novembre dello stesso anno da papa Benedetto XVI che il 24 maggio 2009 andò a fare visita all’abazia. (Leggi qui l’analisi: La corsa di Pietro Vittorelli contro il giudizio, persa dopo la Giustizia).

Tre anni più tardi venne colpito da una grave crisi cardiaca. Violenta e devastante, lo aveva colpito lasciandolo su una sedia a rotelle e con il lato destro del corpo paralizzato.

La lunga fase della riabilitazione lo tenne lontano dall’abazia dove ritornò solo nel febbraio 2013 per una visita ad limina. Il 12 giugno di quello stesso anno papa Francesco accettò la sua rinuncia per motivi di salute al governo pastorale dell’abbazia di Montecassino.

Le accuse e l’assoluzione piena

Indiscrezioni giornalistiche associarono la malattia ad un uso di stupefacenti e ad uno stile di vita dissoluto. Venne processato per l’uso distorto dei fondi dell’abbazia ma durante le indagini sia l’economo della diocesi che quello del monastero assicurarono che nulla mancava dai conti. Venne assolto: con formula piena. Le indagini erano partite nel 2015 da un’informativa della Guardia di Finanza. Ipotizzava che dom Pietro Vittorelli si fosse appropriato di 588mila euro destinati invece dal fondo alimentato dall‘8 x mille alle opere caritatevoli della diocesi di Montecassino. I soldi – secondo l’accusa – sarebbero stati prelevati dai conti della diocesi e usati per viaggi all’estero, soggiorni in alberghi di lusso, cene in ristoranti. (Leggi qui l’assoluzione: Il silenzioso calvario di dom Pietro Vittorelli).

Il tribunale ha accolto le ricostruzioni degli avvocati Sandro Salera, Mattia La Marra ed Antonio Bartolo secondo i quali le spese erano legittime in quanto il ‘viaggio all’estero’ e gli alberghi erano per la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù ed incontri legati all’attività di componente della Conferenza Episcopale Italiana. In udienza gli economi della diocesi e dell’abbazia hanno confermato di non avere rilevato ammanchi.