Degustazione con i fiocchi anche quest'anno per la seconda edizione di Di Vinum. Siamo tornati ad Arpino per raccontarvela.
L’anno scorso Alessio Ferrari ce l’aveva promesso: appuntamento con DiVinum al 2022. Promessa mantenuta, da lui, da noi e dal meteo: estate finora torrida come l’anno scorso, stessa spiaggia stesso mare. Ma la sabbia non si vede, c’è però un soave prato verde, il mare nemmeno c’è ma ci frega poco perché c’è il vino… tanto vino! Siamo tornati ad Arpino, cittadina alla quale spesso ho dichiarato amore: perla di rara bellezza, famosa in tutta Europa per gli studi classici, patria del Certamen Ciceronianum Arpinas e faro culturale di un intero territorio.
Qui ebbe i natali Marco Tullio Cicerone e proprio all’ombra della sua statua, circa due anni fa il giovane Alessio Ferrari inizia a ragionare sull’idea di coniugare due concezioni di bellezza: la cultura ed il vino.
Il progetto parte proprio sotto il liceo classico Tulliano. Lì c’è l’enoteca Barnaba da lui gestita, lì nasce Di Vinum una manifestazione dedicata al vino che l’anno scorso ci vide protagonisti nel trangugiare (e quando mai!) ma anche nel raccontare. Nacquero amicizie e si rinsaldarono le vecchie, si chiacchierò molto e si misero le basi per progettare e migliorare la già notevole prima edizione. (Leggi qui: DiVinum, ovvero brindare con Cicerone!).
DiVinum 2022: passione, innovazione, territorio.
Eccoci dunque nel pieno della seconda edizione che presenta molte novità nel concreto ma poche, per fortuna, nei principi e nel concetto iniziale:
«L’idea parte da quello che faccio nella mia enoteca, replicarlo in larga scala ed estenderlo ad una platea più grande. Ossia dare spazio prima di tutto al territorio e poi anche a quelle aziende di altre regioni che lavorano a stretto contatto con la vigna, i cosiddetti artigiani del vino».
Come migliorare una prima edizione che ha fatto felici tutti? Innanzitutto mantenendone intatto lo spirito, dunque piccole realtà e vini autentici: «Le cantine che abbiamo selezionato sono tutte medio piccole, producono vini che rispecchiano il loro terruar e sono molto attente al rispetto della natura».
Dal Lazio alla Francia per fare squadra
Un concetto condiviso da tante aziende provenienti da diverse realtà: Lombardia, Toscana, Sicilia, Emilia Romagna, Piemonte, Marche, Molise, Campania.
Ovviamente Lazio, con tutto il collettivo di Ciociaria Naturale, le aziende della Val di Comino, i vignaioli del pontino e quelli della strada del Cesanese.
«Due anni di corse e di esaurimento ma ne è valsa la pena! Abbiamo fatto squadra, è stato bellissimo vedere i produttori parlare tra di loro e relazionarsi, degustare gli uni i prodotti degli altri, scambiarsi bottiglie e recapiti, il mondo del vino deve vivere di questo, spaziare ed aprirsi a nuovi canali».
Rispetto alla prima edizione però il numero delle cantine partecipanti è stato molto più consistente, circa trenta.
Questo è stato possibile grazie alla partecipazione dei distributori che si sono resi disponibili per far assaggiare le novità inserite nei loro cataloghi: presenti gli amici di Terruar, Great Gig in the Wine, MaBi e i francesi Narbit.
Location e atmosfera: quelle giuste
Ad ospitare l’evento i giardini del ristorante hotel “Cavalier d’Arpino“, un ampio spazio dove gli espositori hanno avuto modo di raccontare se stessi ed i loro prodotti in tutta tranquillità.
Quest’anno fortunatamente la kermesse si è svolta nel tardo pomeriggio quindi la canicola non è stata feroce. Abbiamo passeggiato sul prato tra un calice e l’altro, e abbiamo potuto apprezzare anche i deliziosi assaggi all’angolo food curato da Osteria Mamma Rossa di Avezzano e Sinosteria di Roma.
Unendo il loro estro hanno realizzato un crostino di pane con olivastro Quattrociocchi (per chi non lo conoscesse un’eccellenza tutta ciociara, tra gli oli biologici più premiati al mondo) uovo fritto e grattugiata di tartufo e un Maritozzo ripieno di Jun con maiale, melanzane e porro. Davvero eccezionali, bis garantito.
Arpino protagonista, anche per l’anno prossimo
Insomma tutti gli ingredienti necessari per la riuscita di un evento che in sole due edizioni ha già attirato l’attenzione di appassionati e turisti. Perché è questo in fondo che DiVinum si propone, la diffusione del buon bere e aiutare l’eno-turismo.
Anche quest’anno c’erano stranieri che hanno visitato il centro storico di Arpino e hanno potuto degustare il meglio della produzione vitivinicola Laziale: «Una soddisfazione unica aver ospitato persone da altre nazioni, perché hanno avuto la possibilità di conoscere la nostra concezione di vino/azienda, hanno potuto parlare con i produttori. Ma soprattutto hanno visto Arpino e ne sono rimasti stregati».
E come li capisco! Arpino è ormai un pezzo di cuore e visitarla bevendo del buon vino è un’esperienza ancor più completa.
Alessio a fine serata ci ha già dato appuntamento al 2023, quest’anno abbiamo appurato che le promesse le mantiene e noi non vediamo l’ora di tornare!