Stellantis, la spallata di Borgomeo ed il silenzio di una politica paurosa

La proposta lanciata nelle ore scorse dal presidente di Unindustria Cassino è dirompente. Non perché passa per i termovalorizzatori. Ma per tutto ciò che significa per il sistema industriale, non solo dell'intero Lazio. Ma per tutto il Paese. E la politica, come sempre, è in ritardo e resta muta

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Una spallata al silenzio, una spallata al muro di ipocrisia. Con la potenza della sua concretezza Francesco Borgomeo ha lasciato tutti senza parole: la scusa è che si stavano depositando le liste per le elezioni, la sostanza è che nessuno ha il coraggio di seguirlo su un terreno minato sul quale troppo alto è il rischio di saltare in aria. Per chi non sa come camminare.

La rotta tracciata ieri dal presidente degli industriali del Cassinate per agganciare il treno dello sviluppo, salvare il sistema industriale della provincia di Frosinone che ruota intorno a Stellantis ed evitare la delocalizzazione è banale e dirompente. Semplicemente perché nessuno ha il coraggio di passare da lì: per il fatto che nessuno ne ha davvero la competenza. (Leggi qui)

L’uomo che di mestiere faceva il rianimatore di aziende ormai in coma, che ad un certo punto si appassiona alla ceramica ed infila un poker di salvataggi con nomi importanti come Marazzi Sud, Ideal Standard, Tagina, Centro Impasti Ceramici, ha detto quello che tutti sanno e nessuno ha il coraggio di dire. E cioè che stiamo buttando dalla finestra ogni giorno un pozzo di soldi per portare via o seppellire i nostri rifiuti. Mentre i competitor del nostro sistema industriale li usano per ottenerne energia a costi abbordabili. Realizzando così i loro prodotti ad un prezzo più basso del nostro. E mettendo in pericolo la sopravvivenza delle nostre fabbriche.

Il caso più emblematico è il destino di Stellantis Cassino Plant, il colosso al quale il Pil dell’intera Ciociaria si è aggrappata per mezzo secolo. (Leggi qui Qualcuno faccia una proposta ora per Stellantis… o sarà tardi).

Borgomeo come Cingolani a Cernobbio

Il ministro Roberto Cingolani (Foto via Imagoeconomica)

Come il ministro Roberto Cingolani a Cernobbio, il presidente di Unindustria Cassino Francesco Borgomeo ha detto che il re è nudo. Lanciando la sfida affinché si realizzi «un termovalorizzatore in ogni distretto dell’Automotive in Italia a partire da Cassino Plant di Stellantis: per ridare competitività e contrastare il rischio delocalizzazioni».

È una proposta dirompente non perché i termovalorizzatori siano una piccola Chernobyl da costruirci nel giardino di casa. È dirompente perché impone a tutti di spostarsi su un terreno che toglie il business ai clan della camorra, taglia i finanziamenti ai signori delle ecomafie, trasforma in legale ciò che in larga parte per decenni è stato in mano criminale a causa dei ritardi e dei silenzi. Voluti apposta per alimentare quel ricchissimo mondo in nero.

Ancora più dirompente se si pensa all’arretratezza di mezza Italia in questo campo. Bisogna avere il coraggio di dire che Roma è stata l’ultima città europea ad avere una buca grossa come un piccolo paese e lì ci buttava la spazzatura direttamente dai cassonetti. Bisogna avere il coraggio di dire che Roma, la capitale d’Italia, ancora oggi arranca nel fare quello che in provincia di Frosinone si fa benissimo da anni e cioè separare l’immondizia quando la mettiamo nelle pattumiere.

Subito dopo il confine italiano, a Vienna hanno il termovalorizzatore in pieno centro cittadino; più su, a Berlino non hanno le caldaie in casa perché gli appartamenti si scaldano con il vapore dei termovalorizzatori: invece di spararlo in aria e scaldare l’ambiente lo incanalano nei tubi e ci riscaldano le case. Cosa che noi a Cassino non abbiamo voluto fare quando venne realizzato il termovalorizzatore Acea a San Vittore del Lazio). Più su ancora? In Danimarca, dietro alla sirenetta, ora c’è un termovalorizzatore intorno al quale si snoda una pista da sci sull’erba. Noi qui pensiamo ancora che i rifiuti si mettano in una buca.

Il treno per la ripresa dell’Italia

Borgomeo a RaiNews

La situazione è drammatica. Francesco Borgomeo lo ha detto senza mezzi termini. «La manifattura italiana ha bisogno di energia a basso costo per vincere la concorrenza internazionale. Ed il settore dell’automotive ne ha bisogno ancor di più. Al contempo i rifiuti devono trovare una soluzione in una logica di recupero secondo l’economia circolare.  Ecco quindi che realizzare un termovalorizzatore nell’area Cosilam che generi energia elettrica per Stellantis Cassino Plant, significa sostenere tutte le aziende dell’indotto, garantire ancora più spinta alla filiera dell’elettrificazione promossa dalla joint venture di Fincantieri Power4Future, e significa entrare nella vera transizione ecologica attraverso una reale politica industriale».

Non è impazzito Borgomeo: è l’Italia che si sta togliendo di dosso la polvere e sta iniziando a modernizzarsi. Con il Pnnr, il Piano di riforme che l’Europa ci ha imposto. Che è il più efficace progetto politico messo su in Italia dai tempi del Boom industriale. Borgomeo sa che la ripresa e la competitività passeranno da lì: chi aggancia quel treno andrà avanti chi no resterà con un modello Anni 70 ormai superato e obsoleto. Come dimostrano i numeri Stellantis a Cassino: 12mila dipendenti negli anni Settanta, destinato ad averne più o meno 3mila tra un paio di anni.

Borgomeo vuole agganciare quel treno. Soprattutto farlo agganciare ad un intero territorio. Sapendo benissimo che è drammaticamente vera «la posizione assunta in queste ore dal ministro Roberto Cingolani quando dichiara che opporsi allo sviluppo vuol dire andare incontro ad una catastrofe climatica. Soprattutto perché i competitor di Stellantis, della componentistica auto, della futura gigafactory, del polo della nautica con il suo indotto, possono contare su energia elettrica a costi irrisori ottenuta attraverso termovalorizzatori sicuri. Risolvendo anche il problema dei rifiuti».

La politica in silenzio

Il ceo Stellantis Carlos Tavares

«Trasformare i rifiuti da problema ad opportunità – ha concluso Francesco Borgomeosignifica metterli a disposizione di fabbriche che trainano intere filiere e territori, fornendo energia pulita e sicura a bassissimi costi. Garantendo solidità e futuro alle eccellenze del Made in Italy. E questo è quello che la politica deve fare»

Ma la politica non gli ha risposto. A loro non interessa cosa sarà questo territorio tra vent’anni, non gli importa di cosa vivranno i nostri figli ed i nostri nipoti. A loro importa solo la prossima elezione.