Il coraggio di dire No a questo referendum

Il Referendum per la riduzione del numero dei parlamentari. È giusto nella sostanza: un po' di incapaci in meno possono solo fare bene al Paese. Ma è fortemente sbagliato nel principio: dovremmo poter avere lo stesso numero di Parlamentari che abbiamo oggi. E tutti di qualità. Questa sarebbe la vera rivoluzione.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il referendum per il taglio di 350 tra Deputati e Senatori è sbagliato nel principio e giusto nella sostanza. Ma nessuno ha il coraggio di dirlo nel timore di essere considerato un amico della Casta. È l’esatto contrario.

Il Referendum

Il prossimo autunno verremo chiamati alle urne per votare un referendum con il quale ridurre il numero dei parlamentari. Lo pretese il Movimento 5 Stelle che lo impose alla Lega.

Che Matteo Salvini fosse perplesso lo testimonia il fatto che furono necessarie un’uninfinità di votazioni prima di arrivare a licenziare in maniera definitiva il testo.

Nutriva serie riserve anche Nicola Zingaretti, fresco d’ingresso nel letto di Luigi Di Maio sotto le lenzuola politiche lasciate ancora tiepide dalla pattuglia leghista appena sbolognata a causa dei troppi mojito.

La questione è semplice: tagliare 350 parlamentari significa ridisegnare tutti i collegi. Cioè riaccorpare i Comuni che messi insieme eleggono un deputato o un senatore.

GLI ELETTI

Il risultato è altrettanto evidente: oggi la provincia di Frosinone ha eletto un senatore (Collegio provinciale di Frosinone, Massimo Ruspandini di FdI), due deputati all’uninominale (Collegio di Frosinone Nord, Francesco Zicchieri della Lega; Collegio di Cassino, Ilaria Fontana del Movimento 5 Stelle), altri tre deputati sono entrati dal Collegio plurinominale (Francesca Gerardi della Lega, Luca Frusone e Enrica Segneri, del Movimento 5 Stelle). Non fa testo il senatore Gianfranco Rufa di Veroli: è stato candidato in un collegio del Nord del Lazio.

Con la serie di tagli, la provincia di Frosinone eleggerà 1 solo Parlamentare nella migliore delle ipotesi.

Se du gust is meglio che uan, allo stesso modo 6 parlamentari sono sempre meglio di uno solo. A prescindere dal colore politico. Già questo basterebbe.

Volendola mettere su un livello più alto: l’attuale numero dei Parlamentari venne stabilito per garantire una serie di equilibri tra i poteri dello Stato. Sono bilanciati in maniera reciproca proprio sulla base di quei numeri. Tagliare i Parlamentari significa anche scompensare quegli equilibri.

Giusto nella sostanza

MATTEO SALVINI © ALESSIA MASTROPIETRO / IMAGOECONOMICA

Il provvedimento è giusto nella sostanza. La nutritissima pletora di deputati e senatori che abbiamo inviato dalla Ciociaria a Montecitorio e Palazzo Madama non passerà alla storia per alcuno dei provvedimenti adottati nel corso di questa legislatura. A loro si può ascrivere l’elogio del nulla.

Meglio di loro riuscì a fare anche Antonello Iannarilli, nonostante fosse andato di malavoglia alla Camera “Perché le sedie sono strette e qui non c’è niente da fare: ti fanno solo alzare la mano”.

Il fatto è che per muoversi in un mare affollato di pescecani occorre essere squalo alla loro altezza. Senza voler scomodare Giulio Andreotti, va detto che Anna Teresa Formisano ebbe la forza e la capacità di evitare la chiusura del Tribunale di Cassino: saltò quello di Gaeta. E fu tutto merito della parlamentare cassinate.

Francesco Scalia, dal suo trono nell’ufficio di presidenza della Commissione Industria ha guidato i testi di legge che hanno prodotto le salvaguardie con cui decine di lavoratori ex Videocon hanno agganciato la pensione; ha creato i contatti giusti con i quali poi sono state salvate la Marazzi di Anagni e la Ideal Standard di Roccasecca diventate Saxa Gres e Grestone, salvando oltre 700 posti di lavoro tra diretti e indotto.

FRANCESCO SCALIA IN SENATO

C’è la mano di Gianfranco Schietroma in molti provvedimenti legislativi, quella del compianto Cesidio Casinelli nel testo sulle Zone Franche Urbane che hanno preso forma solo dopo la sua dipartita.

Insomma: c’è parlamentare e parlamentare, non è il seggio a fare né il deputato né il senatore. Se sei una capra continuerai ad esserlo anche a Montecitorio o palazzo Madama.

In questo senso è giusto nella sostanza tagliare i parlamentari: ci sono troppe nullità in giro per i corridoi, troppi miracolati pagati a nostre spese, gente che è anche rischioso mandare in giro perché poi rilascia dichiarazioni di cui vergognarsi.

Sbagliato nel principio

Ma è proprio per questo che bisogna avere il coraggio di dire No a questo taglio. Perché è sbagliato il principio di segare ad occhi chiusi.

È un po’ come la decimazione che avveniva durante la Prima Guerra Mondiale: i nostri ragazzi implotonati sull’attenti, il caporale contava fino a dieci ed uno ogni dieci veniva tolto dai ranghi e messo al muro. Solo perché il plotone o la Compagnia non erano stati abbastanza arditi: al muro poteva finirci tanto l’eroe quanto l’imboscato.

Rischiamo di ritrovarci con un solo Parlamentare e pure imbecille.

PALAZZO CHIGI

Il massimo per un territorio non è di dover pregare il Cielo che ci faccia balzare fuori dalle urne una Formisano, uno Scalia o un Casinelli. Il massimo sarebbe votarne ed eleggerne sei come oggi e tutti altrettanto bravi come lo furono alcuni dei loro predecessori.

Il fatto è che oggi più sono imbecilli e meno danno fastidio al manovratore. Meno sanno fare e più si aggrappano alla poltrona e mai si sogneranno di innescare una crisi che li mandi a casa.

È proprio il principio a non andare. Ciò che occorre sono sei parlamentari e tutti di elevato spessore, capacità e con denti affilati. Solo così, a prescindere dal colore politico, il territorio potrà essere salvaguardato.

È il principio ad essere sbagliato. Una seria riforma restituirebbe al cittadino il potere di controllo sui suoi eletti: si chiamava Preferenza. E con lei era tutta un’altra storia.