La questione israeliana. I motivi dello scontro. Lo stato di perenne allerta. Tutti temi che - per Lucio Marziale - l'intervento del ministro Salvini ha avuto il merito di riportare all'attenzione
Le recenti dichiarazioni del ministro Matteo Salvini hanno riaperto il dibattito su Israele. Unico fra tutti gli Stati al mondo, Israele ha preso vita da una decisione dell’ONU, ossia è nato da una votazione, da una condivisione, a differenza di tutti gli altri Stati, nati da autoaffermazioni a seguito di guerre e armi.
Il territorio dove nacque il nuovo Stato, venne diviso a X, in modo da assicurare sia a Israele sia ai Palestinesi, accesso al mare a ovest e accesso all’acqua potabile a est. Esattamente il giorno successivo alla istituzione di Israele, tutti i Paesi arabi circostanti dichiararono guerra al nuovo Stato, colpevole di essere uno Stato democratico in mezzo a satrapie dinastiche e dittatoriali.
Per fortuna Israele vinse la prima e tutte le altre guerre dichiarate nei suoi confronti, ovviamente andando poi ad occupare i confini in maniera tale da “porsi in sicurezza”. Un po’ come fece Mussolini arrivando sino al Brennero, per capirsi.
Oggi in Israele vivono decine di migliaia di palestinesi e di arabi, oltre agli ebrei. Numerosi sono i parlamentari palestinesi e arabi, ancor più numerosi i sindaci palestinesi e arabi.
In Israele c’è libera stampa, libera TV, magistratura indipendente, elezioni regolari: tutte cose per noi normali, ma che risultano vere e proprie chimere in Siria, Giordania, Libano, Iran e anche, purtroppo, in Egitto.
Ecco perché io sto con Israele, sempre. Ed ecco perché plaudo alla chiarezza e alla coerenza di Matteo Salvini.