La passione di Iris per la ceramica (di F. Dumano)

Foto: © Archivio Piero Albery

Iris Feischmann - Cossa e la sua passione per la ceramica artistica, tradizione di Arpino che mantiene viva con i suoi studi e le sue creazioni.

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

La pellicola in bianco e nero fissata negli acidi miscelati anni fa da Piero Albery trasmette fino ai giorni nostri l’immagine di una bimba bella in costume ciociaro per il tradizionale Gonfalone, il palio tra le contrade nato da un’ idea di Massimo Struffi. La bimba sorridente, quella più alta, oggi è una giovane artista, impegnata a 360 gradi…

Partiamo dall’incipit: Iris Feischmann è la figlia della bella Angela Cossa (leggi qui Angela, il fascino ed il successo) e nipote del bell’Antonio (leggi qui Il bell’Antonio, lo sciupafemmine tra Arpino e l’Australia). Una famiglia di belli quindi. Frequenta l’Istituto d’Arte a Sora e si laurea a Napoli in  Conservazione dei beni culturali. Una formazione artistica che l’ha portata d esporre di recente ad  Isola del Liri in una collettiva: Sorrisi Unici Alternati

Sposata con Emanuele Forte, rampollo di un’altra famiglia importante di Arpino, fratello del sindaco Fabio (ma questa adesso è un’altra storia), Iris è una giovane mamma che abilmente riesce a conciliare il suo impegno artistico di ceramista (insegna l’arte della Ceramica) ai bimbi e sta riportando alla luce anche la tradizione delle campanelle.

Qui si intrecciano due racconti. Nel 1712 fu tralasciato un affresco dalla chiesa rupestre di San Sebastiano alla chiesa del  Castello, gli arpinati erano sfuggiti dalla peste e le campane suonarono a festa. In anni recenti Giampaolo Palma (leggi qui Paoletto, ma se preferite ‘Il dottor Palma’) ha rilanciato questa festa. Le campanelle non hanno solo una storia religiosa, ma anche una tradizione popolare: sono una forma di corteggiamento. Si regala una campanella, ma senza il batocchio, se accetti il corteggiamento vai a chiedere il batocchio, regalando una pipa in ceramica.

La campanella si intreccia con un altro racconto, quello sui ceramisti  Mastroianni. Il primo fu Felice che già nel 1913 aveva un laboratorio di ceramica a Civita Falconara. Suo erede è stato Emilio, chi non possiede almeno una sua campanella o una pasquarella, statuina del presepe, non è un vero arpinate. A settembre, durante la festa si danno appuntamento i ceramisti del territorio nazionale e tra quei ceramisti ci sta la bella Iris…

Ricordi in bianco e nero, questa bimba l’ho vista crescere e come la mamma, mia cugina, mi portava a spasso con il passeggino, questa è stata una delle prime bimbe che ho portato in giro con il passeggino. Ops sono la zia di questa giovane artista.

Mani creative, mani che intrecciano materiali, essendo impegnata a 360 gradi: dalle sue mani escono pezzi unici  e originali. E per una volta Arpino nel suo salotto vede un’ artista che ha scelto di rimanere a viverci e contribuire al risveglio culturale.