Maria che scelse la bara, e che piangendo fece partire il Milite Ignoto

La morte di Antonio Bergamas al fronte e sua madre che venne scelta per indicare un soldato qualunque da rendere Simbolo

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Antonio Bergamas venne falciato da una sventagliata di mitraglia su Monte Cimone, sull’Altopiano di Asiago. I soldati del suo plotone del 137° fanteria della Brigata Barletta e scrittori del calibro di Fabio Todero ne hanno parlato e scritto. Hanno tramandato alla storia quei minuti concitati del 18 giugno del 1916. L’Italia era in guerra da un anno contro l’impero austro ungarico e, di giovani ufficiali come Antonio, gli jagers con l’elmetto a punta ne facevano macello praticamente quotidiano. In quei minuti di addio alla vita, il giovane sottotenente era alla guida di un plotone di zappatori. Erano soldati del Genio, fegatacci impuniti usati per scavare trincee sotto il fuoco nemico.

Secondo le direttive militari a corredo della Strafexpedition avversaria però, lui incappò in una morte praticamente annunciata. Fu la solita morte cretina che però, Antonio, lo consegnò alla Storia per la più tortuosa delle vie. Ogni plotone austriaco infatti si era dotato, per ordine degli stati maggiori divisionali, di due mitraglie Swartz Hotchkiss. Canne malefiche che dai nidi difensivi coprivano due “ventagli” di tiro contemporaneamente. Le acciaierie tedesche Krupp di Essen consentivano ancora lussi simili all’esercito imperiale.

Una selva di proietti dritta in pancia

Antonio Bergamas (Foto: Museo Storico Italiano)

Per l’addome di Bergamas, lanciato all’assalto, non ci fu nulla da fare: la selva di proietti ad alta velocità glielo scucì pochi metri dopo l’avvio in corsa per l’assalto. L’ufficiale venne sepolto in loco, frettolosamente perché andato a crepare in una zona di frizione. Cioè dove il fronte avanzava e retrocedeva “a risacca”, troppo velocemente per consentire esequie acconce. Il suo corpo non venne mai ritrovato, neanche quando la Grande Guerra smise di ruggire in Europa.

Nel 1921 però, il nome dei Bergamas tornò a fare notizia: la madre di Antonio, Maria, venne contattata dallo Stato maggiore dell’Esercito. La donna viveva a Udine ma la sua famiglia era originaria di Gradisca d’Isonzo, che allo scoppio della guerra era su suolo austriaco. Suo figlio Antonio infatti era stato prima arruolato dagli austriaci, poi aveva disertato e si era arruolato nel Regio Esercito. E lì aveva trovato la sua morte da soldato di quelle che allora si chiamavano “Terre irredente”.

L’Esercito italiano lo aveva infatti matricolarizzato come Antonio Bontempelli, secondo una prassi consolidata sui nomi falsi da dare ai “disertori patrioti”.

L’annuncio del colonnello Douet

Maria Bergamas e le bare che le vennero proposte

Un colonnello di Artiglieria, Giulio Dohuet, annunciò alla donna che la Patria (si, con la P maiuscola) l’aveva chiamata. A far cosa glielo spiegò un generale divisionale, l’avellinese Luca Montuori. Per effetto di quella convocazione Maria si ritrovò, il 26 ottobre del 1921, nella basilica cattedrale di Aquileia, di fronte a undici bare affustate su obici da 305. Ne doveva scegliere una, a caso. Sua figlia Anna avrebbe raccontato che, col dolore per la perdita del figlio sperso per forre a farle ancora da tamburo in petto, l’anziana donna camminò incerta. Lo fece davanti a quelle casse di legno laccato. Tutto questo nell’atmosfera surreale della fanfara della Brigata Sassari che suonava con le campane che le martoriavano il cervello.

E delle salve di artiglieria che toglievano quel po’ di senno rimasto a lei, povera contadina in mezzo a soldatoni gallonatissimi. Su ognuna di esse era poggiato un elmetto crestato da fantaccino. La donna poggiò lo scialle su di una, si avviò sospirando a guardare intimorita le altre e all’altezza della decima svenne.

Una versione bis parla di scialle poggiato e svenimento concomitanti di fronte alla stessa salma ma il sugo è lo stesso, non fu un copione, ma uno strazio. La bara scelta, come le altre del resto, conteneva i resti di un soldato qualunque, mai identificato, caduto al fronte. Il 4 novembre del 1921 la bara venne posta, dopo un viaggio in treno costellato di composte attese da parte di tutta la popolazione, presso l’Altare della Patria in cima al Vittoriano, a Roma.

La cittadinanza di Cassino

Edilio Terranova

Maria Bergamas fu la madre che scelse il Milite Ignoto a cui nel 2021 la Città di cassino diede la Cittadinanza Onoraria in occasione del Centenario. Illo tempore la bella scelta fu chiosata sui media tra gli altri da Edilio Terranova e Barbara Alifuoco. “Abbiamo accolto con entusiasmo l’iniziativa lanciata da ANCI e dal Gruppo MOVM, un fatto per noi irrinunciabile, anche per la storia che contraddistingue la nostra città, fortemente segnata dalla guerra e dalla conseguente necessità che la memoria, su fatti così tragici, sia sempre mantenuta viva”. E’ vero, Cassino lo se bene cosa sia la guerra, lo sa tragicamente meglio. Le motivazioni le declinò con la consueta perizia storica il presidente del Centro studi del Cassinate Gaetano De Angelis Curtis.

Morì nel ’52, Maria, morì in una Trieste non ancora italiana (lo sarebbe tornata sempre un 26 ottobre, ma del 1954) e successivamente venne sepolta ad Aquileia. Fu tumulata assieme agli altri soldati sconosciuti in mezzo ai quali aveva dovuto scegliere il simbolo dei caduti italiani di ogni guerra.

In quanto “Madre del Milite Ignoto” la donna arrivò a godere perfino degli elogi degli spocchiosissimi socialisti e comunisti postbellici. Il loro internazionalismo temprato dalla Guerra Fredda faceva a cazzotti con la simbologia patriottica che si diede volutamente alla cerimonia.

Nasce il “compromesso storico”

Ma i compagni, secondo lo storico Bruno Tobia, trovarono uno di quegli escamotages che da sempre fanno dei socialisti non troppo reali dell’Occidente dei geni assoluti di creatività. Persone in bilico tra suolo natale e terra promessa che li ha visti invocarla. In affanno perenne fra il respiro mondiale della loro ideologia e le caratterizzazioni della terra che li aveva visti nascere, la risolsero a modo loro. Non malissimo, a dire il vero.

Il Milite Ignoto non era un soldato del Re morto per la Patria. Non del tutto un simbolo di tutti i soldati sotto tutti i governi nazionali italiani dall’Unità in poi, ma un “proletario straziato da altri proletari, figlio ideale di una madre del popolo”. Maria Bergamas non lo seppe mai, ma lei fu il primo caso di compromesso storico.