Errori arbitrali a go-go, corto circuito da eliminare col buonsenso

Anche il rigore di Frosinone-Lecce fatto tirare due volte entra di diritto nel calderone della 27.a giornata. Da ora in poi servono certezze e decisioni univoche. Ma arbitri e calcio di una volta sono solo un ricordo. Giallazzurri sabato in trasferta a Reggio Emilia in casa di un Sassuolo doppiamente ferito. Sfida al calor bianco tra tanti ex di ieri e l'altro ieri. Da vincere anche giocando male, come chiede Di Francesco

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

Il rigore tirato due volte dal Lecce nella sfida del ‘Benito Stirpe’Psc Arena’ è l’esempio di come sia possibile complicarsi la vita per colpa di… millimetri, fotogrammi sovrapposti, linee virtuali, intrecci di gambe e maglie che si mescolano magicamente alle interpretazioni del regolamento arbitrale. Quello che una volta era il campionato più bello del mondo, così rischia il collasso per ‘tabulas’. Tra il vedere e il non vedere c’è un limite… invisibile dentro il quale può accadere di tutto. L’implosione, con le certezze minate dall’interno. Col sorriso istituzionale pitturato sul volto.

A mancare è la linearità delle norme arbitrali che nella stesura sovente litigano con il ‘politichese’, con le sigle e, di volta in volta, anche con l’astratto. Servirebbe buonsenso e invece quando è l’interpretazione a lasciare il campo alla regola-base, quella nuda e cruda, sono guai seri. Con tifosi e gli stessi addetti ai lavori che vanno letteralmente nel pallone nel tentativo di districarsi tra le decisioni. Mettiamoci però l’anima in pace: l’epoca dei Lo Bello (Concetto, 328 partite in A, record mai raggiunto) e degli Agnolin non torna più. Quelli erano mostri sacri di autorevolezza sul campo. Quel calcio viaggiava ad altre velocità senza dubbio, gli errori c’erano ma il direttore di gara veniva riconosciuto nel suo ruolo da tutti i protagonisti.

Indimenticabile la frase di un altro totem, stavolta del giornalismo sportivo radiofonico, Sandro Ciotti (anche ex calciatore del Frosinone, ndr) che a Tutto il Calcio Minuto per Minuto disse: “Ha arbitrato il signor Concetto Lo Bello di fronte a 60.000 testimoni”. Classe al microfono, classe col fischietto. Gli spettatori erano ‘testimoni’. I cronisti raccontavano e non urlavano. Gli allenatori erano dei lord prestati al calcio e quando qualcuno alzava la voce era solo pittoresco (Nereo Rocco, Oronzo Pugliese, Helenio Herrera per citarne qualcuno). I giocatori erano duri ma leali. I Presidenti avevano la patente virtuale ma presentabile per tutti. I direttori sportivi erano autoritari e rispettati. I procuratori non esistevano. Le partite di calcio duravano 90’, oggi non si sa.

Serve tanto equilibrio

Arbitro consulta il Var (Foto @cfcunofficial / Chelsea Debs)

Houston, we’ve a problem’ è la famosa frase citata dagli astronauti di Apollo 13 durante il tentativo di atterraggio sulla Luna, quello che fu definito storicamente il ‘fallimento di un successo’. Ecco, in Italia più sì che no abbiamo un problema arbitrale. Per carità, sono uomini e… donne. In carne ed ossa. E quindi l’errore ci può stare. Mediamente sono anche bravi. Ma quando a sbagliare in una partita sono tutti in blocco (arbitro, 2 assistenti, quarto uomo, addetti Var e Avar), si genera il cortocircuito. E allora il problema è serio e va affrontato.

Si era detto che la tecnologia avrebbe tendenzialmente portato a zero gli errori. Verissimo. Sicuramente c’è stata una sensibile diminuzione di casi ma l’impiego dello strumento tecnologico dovrebbe sgombrare totalmente il campo dagli equivoci. E invece così non è. I casi di specie? La 27.a ne ha regalati diversi in serie A (ben 4 evidenti su 10 partite, con 3 arbitri fermati dal designatore Rocchi), come vedremo. Quello a Frosinone è stato uno di questi casi, magari più sottile degli altri. Ma Cheddira che entra in area una frazione di secondo prima del calcio di Krstovic non ostacola nessun avversario, se proprio vogliamo. E come ha detto Di Francesco nel post-gara “per certe regole sui calci di rigore battuti serve buonsenso…”.

Scontri diretti da vincere, occhio alla classifica avulsa

Eusebio Di Francesco, ex del Sassuolo (Foto: Federico Proietti © Ansa)

Con 11 partite da giocare si iniziano a delineare gli incroci. Il Frosinone al momento – con gli scontri diretti da giocare contro il Sassuolo (sabato prossimo), con la Salernitana (in casa alla 34.a), Empoli (in trasferta alla 35.a) e Udinese (in casa all’ultima giornata) – è in vantaggio sul Verona (2-1  e 1-1) e con il Cagliari (sconfitta 4-3 e vittoria 3-1) mentre è in svantaggio con il Lecce (2-1 in Salento e 1-1 in casa). A 4-5 turni dalla fine entrerà in campo la classifica avulsa. Traduzione: servono vittorie mirate e poi un paio di imprese tra Lazio, Torino, Genoa, Napoli e Inter.

Servono vittorie mirate a cominciare da sabato a Reggio Emilia dove i giallazzurri saranno attesi dal Sassuolo che si è praticamente fermato ai successi con Juventus e Inter. Un Sassuolo che ha dato il benservito a Dionisi, chiamando Ballardini (esonerato ad inizio stagione a Cremona) e che sarà privo dello sfortunato Berardi. Dall’altra parte i giallazzurri che non vincono una partita dal 3-1 interno al Cagliari (21.a) e che dovranno, a detta dello stesso tecnico, essere magari meno belli e più pratici. Sarà una sfida dalle mille sensazioni, con il cuore che batterà a tremila: da una parte Angelozzi e Di Francesco che del Sassuolo sono state le anime 10 anni fa con parte dello staff tecnico e poi Lirola, Mazzitelli, Turati, gli sfortunati Marchizza e Harruoi (infortunati) e dall’altra Boloca, Mulattieri e Pinamonti.

Week-end di polemiche

Leao, Gabbia ed Okafor del Milan (Foto: Federico Proietti © Ansa)

La 27.a giornata si era aperta con il film dell’horror andato in scena all’Olimpico di Roma, attore protagonista il signor Di Bello di Brindisi che verrà fermato dal designatore Rocchi per un mese (ma arbitrerà stasera in Champions). Si dice che ripartirà dalla B, niente affatto una passeggiata di salute se le premesse sono quelle con le quali ci arriverà. Il Milan si prende i 3 punti che servono ad alimentare le chances di Champions grazie ad un gol nel finale firmato da Okafor, la Lazio recrimina, urla, si lecca le ferite ma deve riflettere anche sull’evanescenza del proprio attacco e sulle ingenuità.

Un’altra partita nella quale il direttore di gara ha sentito il diritto di prendersi la scena è stata Torino-Fiorentina, il signor Marchetti di Ostia verrà fermato anche lui. Finisce 0-0 con tante polemiche anche tra Juric e Italiano, con il tecnico croato che era andato oltre le righe salvo poi riappacificarsi con il collega e, pare, anche amico. Ma anche al ‘Grande Torino’ non una bella pagina di calcio. Il tecnico del Toro è stato fermato per 2 turni.

Simone Inzaghi (Foto: LPS / Marco Iorio / DepositPhotos)

A chiudere il trittico di orrori arbitrali della settimana ci ha pensato il signor Ayroldi di Molfetta (stoppato proprio oggi, anche lui) in Inter-Genoa terminata 2-1 per i neroazzurri che ormai fanno campionato a parte. Il rigore concesso ai neroazzurri fa parte della casistica dei ‘regalati’, la squadra di Inzaghi è talmente fuori concorso che non avrebbe bisogno di certe ‘concessioni’. Ottima comunque la prova dei grifoni che non riescono però a sfruttare una pausa mentale abbastanza lunga dell’Inter che incassa la vittoria e sale a +15 dalla Juve e mette in preallarme il sarto per cucire scudetto e stella.

Bologna e Roma col vento in… Coppa

Mancini, capitano della Roma (Foto: Federico Proietti © Ansa)

E’ un’onda lunga e devastante la Roma di De Rossi che passeggia a Monza con un 4-1 senza appello. Dybala, Lukaku, Lorenzo Pellegrini e Parades: segnano tutti al Luna Park giallorosso. E le vedove di Mourinho sono già pronte a varcare il Rubicone per salire sul carro dell’ex Capitan Futuro. Roma a -4 dalla zona Champions dove il Bologna si consolida grazie alla vittoria in rimonta a Bergamo, con l’Atalanta che non sa gestire il vantaggio e cade nel giro di 4’ sotto i colpi di Zirkzee su rigore e Ferguson. Sotto la Torre degli Asinelli è festa grande, tifosi in delirio al ritorno dei rossoblu.

L’Atalanta di Gasperini – che nel post-gara digerisce male le domande del cronista di Dazn – ora è braccata a 3 punti dal Napoli che batte 2-1 la Juve ma deve ringraziare le polveri bagnate di Vlahovic che dopo i due gol e l’assist per il terzo contro il Frosinone, spreca l’impossibile. A decidere il punteggio un gran destro di Kvaratskhelia (con la complicità di Szczesny), il provvisorio pari di Chiesa e il gol di Raspadori dopo il rigore sbagliato da Osimhen.

Colpo di coda di Verona e Cagliari

Marco Baroni, tecnico del Verona

In basso l’Udinese frenata in casa (1-1) dalla Salernitana che passa a condurre con una rete di Tchaouna ma viene ripresa da Kamara. Esplode il caso-Dia che rifiuta di scendere in campo in corsa. Si prospettano provvedimenti. Doppio colpo invece per Verona e Cagliari che salgono a braccetto a quota 23: gli scaligeri battono 1-0 il Sassuolo grazie ad una dormita di Mathias Henrique a centrocampo che apre la strada al contropiede di Swiderski mentre il Cagliari sbanca Empoli con una rete di Jankto.

Emiliani ora penultimi, le gerarchie in basso cambiano in continuazione. E sabato a Reggio Emilia arriva il Frosinone, incrocio-salvezza. L’ennesimo. Di un campionato che ha bisogno di certezze e barra a dritta da parte degli arbitri.