Non è importante tanto la retrocessione in Serie B. Ma lo spirito con cui si intende affrontarla. Se molle e arrendevole come in parte di questo campionato. Oppure sfruttando quella innata indole all'abbraccio che è la forza del Frosinone
Serve una sana lucidità per parlare di un’emozione così ovattata. Quella che solo il passare delle ore può restituire. Eppure a cinque giorni dall’ultima trasferta emiliana quella sensazione di insensatezza non accenna a scomparire. È uno stato d’animo sospeso, un irritante assillo che non lascia spazio a esternazioni plateali.
È una delusione silenziosa che arriva dopo mesi di consapevolezza.Un fastidio che non si scioglie né in lacrime né in rabbia. È l’inevitabile materializzarsi di una sorte annunciata. È qualcosa di inedito. Un evento esclusivo che ha poco a che fare con la retrocessione ma che invece ha molto a che vedere con la sensazione che non ci sia mai stata una vera e propria caccia alla salvezza.
L’onore delle armi questa volta non c’è. Non per tutti. Sia chiaro.
Quelli buoni… per fortuna
«Questo è un momento di riflessione perché, nonostante sia nel calcio da molti anni, non sono abituato alle sconfitte. Certo, sapevo che il rischio c’era, ma perdere non fa parte della mia indole»: le parole rilasciate dal consulente di mercato Capozzucca al quotidiano “Tuttosport” risuonano come paradossali e si sommano al fastidio del verdetto sancito al Mapei. Tuttavia è rassicurante pensare che stia pensando di migrare verso altri lidi. Non tanto per la sua incapacità di assumersi la responsabilità delle proprie scelte bensì per la chiara volontà di farle ricadere su altri.
Perdere non risiede nell’indole del Frosinone. Perché qui non c’è mai stata l’abitudine alla sconfitta. E tantomeno alle lunghe agonie che sanno di rinuncia anticipata. E non c’era mai stata questa consuetudine fino alle scelte di mercato effettuate nella stagione in corso. Perché quelli che col senno del poi sono oggi motivo di vanto – i prestiti secchi di Pinamonti e Cassata – ad agosto vennero motivati da Capozucca stesso come una scelta un po’ fortuita e dell’ ultim’ora e non come mosse di mercato pensate ed avvedute. Che col senno del poi è facile ostentare lungimiranza.
Il clima come le scelte
Il Frosinone è matematicamente retrocesso in serie B in una domenica di maggio dal clima insensato. Pioggia, vento forte, aria gelida, neve. Insensato come mettere Paolo Sammarco fuori rosa ad inizio stagione. Che poi la vita trova sempre il modo di restituire quello che qualcun altro ci ha tolto.
Come quel goal inaspettato all’ottavo minuto. Il sedicesimo in serie A. Paolo corre verso la panchina, dribblando tutti i suoi compagni, per cercare l’abbraccio di chi può davvero capire il valore personale, umano e sportivo di quella rete. Corre Paolo. Corre dritto verso il suo – il nostro – capitano. Corre verso un uomo che anche quest’anno ha dato l’anima per questi colori. L’indole del Frosinone è in quell’abbraccio là. E non solo.
L’indole dell’abbraccio
L’indole del Frosinone è nelle corse instancabili di Luca Paganini. Di chi non ha mai voluto assecondare un verdetto già scritto. Di chi zuppo fino al midollo, non la smette di aleggiare in mezzo al campo come una libellula impazzita. Di chi salta prima di tutti e la mette dentro. Perché 9 anni con addosso quei colori non li cancelli con un’annata insensata. Perché rinunciare non è nell’indole di quel numero 7. Perché non lo trovi in vendita un giocatore così.
Un 2-0 diventato poi 2-2. Una rimonta che è lo specchio del campionato e per la quale non ci si infuria nemmeno più. Quando dal fischietto dell’arbitro Giua arriva la retrocessione matematica in serie B è tutto così scontato che nemmeno le lacrime arrivano a bagnare questo momento. Impietriti, letteralmente congelati a guardare un Frosinone riconoscibile sono negli sguardi e nell’impegno di chi sa quanta fatica è costata quella promozione.
“L’avvenire è la porta, il passato ne è la chiave”
Un passato, presente e futuro che è balenato prepotente quando Federico Dionisi – in netto fuorigioco – ha scavalcato il portiere con un pallonetto. È stato un attimo di illusoria felicità. Per lui, per i tifosi ormai fradici sugli spalti del Mapei, per quelli che guardavano da casa.
È stato un attimo ma nonostante il grigiore della giornata si è intravisto il barlume del futuro. È stato un attimo, è stato intenso, è stato il Frosinone.