I protagonisti del giorno. Top & Flop del 1 novembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

MATTEO RENZI

Non finisce mai di stupire. Starebbe pensando all’ennesimo ribaltone. Il quotidiano Libero la racconta così: “Ora l’idea di un ritorno alle urne in tempi brevi gli andrebbe benissimo. In primis per la crisi che si sta vivendo all’interno dell’esecutivo giallorosso e che andrà a rafforzare il consenso del centrodestra”.

Matteo Renzi © Imagoeconomica, Paolo Lo Debole

Ma la seconda motivazione è che se si va a votare dopo il via libera alla manovra, il taglio dei parlamentari sarebbe congelato. Una soluzione che consentirebbe al suo Partito  Italia Viva di contenere la perdita dei suoi eletti. Peraltro, con l’attuale composizione numerica di Camera e Senato, Italia Viva, se superasse la soglia di sbarramento del 3 per cento conserverebbe buona parte dei parlamentari uscenti”.

Ma la terza e non meno importante ragione è l’elezione del presidente della Repubblica. In un retroscena da leccarsi i baffi Il Giornale rivela: “Il ragionamento di Renzi è questo: se l’alleanza Pd-M5S-Leu reggesse toccherebbe a Luigi Di Maio ed a  Nicola Zingaretti trovare la quadra per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. E i candidati al momento sul tavolo lo terrorizzano:  Romano Prodi, Walter Veltroni o Mattarella bis. Ma soprattutto Prodi, che è anche molto apprezzato da  Beppe Grillo e dai Cinque Stelle”.

Non si discute se ha ragione o meno. Se lo si condivide o lo si detesta. Il punto è che Matteo Renzi è sempre in “missione”, come James Bond. Casino royale.

CARLO CALENDA

Ha finalmente messo da parte sia l’aplomb da economista che il piglio da cattedratico. Nella puntata di Piazza Pulita Carlo Calenda ha dato retta alla “pancia”.

Carlo Calenda © Imagoeconomica, Livio Anticoli

Tra gli ospiti c’era anche Antonio Padellaro, giornalista di razza e colonna storica de Il Fatto quotidiano. E l’ex esponente del Pd, oggi leader di Siamo Europei uscito dai Democrat in polemica per il patto di governo con i Cinque Stelle, ad un certo punto ha attaccato così: “Fino a ieri dicevate che il Pd era il partito di Bibbiano e adesso sei diventato l’amante dell’accordo M5S-Pd?”. Padellaro l’ha presa malissimo: “Ma cosa stai dicendo?”.

Ma intanto Calenda, in attesa dei voti, ha visto crescere lo share. Vaffa liberatorio.

FLOP

MATTEO SALVINI

Non si ferma un attimo. E’ il più forte e vuole che lo vedano tutti. Oggi ha iniziato la campagna elettorale per le regionali in Emilia Romagna. È subito partito all’attacco: “Il 26 gennaio scriveremo una pagina della storia italiana: la festa della liberazione dell’Emilia e della Romagna”. Al suo fianco la candidata a presidente Lucia Borgonzoni.

Un cordone di Polizia in tenuta antisommossa ha diviso le due manifestazioni: quella di Salvini e quella degli esponenti di sinistra. Che naturalmente hanno intonato Bella Ciao.

Salvini ha spiegato alla stampa: “Non so se Pd e 5 Stelle faranno l’accordo: facciano quello che vogliono, perché ormai è chiaro da questa manovra economica che questi odiano l’impresa, le partite Iva, gli artigiani, i commercianti. Si sono inventati la tassa sulle auto aziendali,  poi la tassa sulle cartine delle sigarette, sulle lotterie, sulla plastica, sulle bibite gassate zuccherate. Penso che il Pd, Bonaccini e il suo compagno Pizzarotti, si debbano preoccupare, perché se qui stasera ci sono centinaia di persone vuol dire che siamo pronti a vincere in Emilia-Romagna”.

Matteo Salvini

E probabilmente ha ragione. Non sbaglia una mossa. Però è scivolato sulla buccia di banana del Lazio. Nel senso che presentare una mozione di sfiducia nei confronti di Nicola Zingaretti senza avere i numeri per farla approvare è un boomerang che il Capitano sicuramente non apprezzerà. (leggi qui La Lega torna alla carica: la Mozione di Sfiducia verrà presentata).

Forse dovevano essere gli esponenti del Carroccio sul territorio a dirgli come stanno le cose. Oppure magari dovevano essere loro a proporre al leader una strategia. Invece sono stati più realisti del re. Che senso ha una mozione di sfiducia senza alcuna possibilità di essere approvata? Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

SILVIO BERLUSCONI

È fuori di sé per le “ribellioni” di Mara Carfagna. L’ultima sul caso Segre. Inoltre Silvio Berlusconi non sopporta di essere contraddetto oppure sconfessato.

Ha tuonato con il “sangue agli occhi”: «Mi aspetto che nel movimento che ho fondato nessuno si permetta di avanzare dubbi sul nostro impegno affianco a Israele e contro l’anti-semitismo. I distinguo avanzati ai soli fini di alimentare sterili polemiche favoriscono chi vorrebbe dipingerci come quello che non siamo e che addirittura ci fa orrore».

Mara Carfagna, Silvio Berlusconi © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

Non ha nominato Mara Carfagna, ma è a lei che si riferiva. Con i fedelissimi sarebbe andato oltre: «Mara sta facendo come Fini, ora basta. Le discussioni non si fanno a colpi di agenzie di stampa. Se qualcuno invece vuole seguire strade già percorse da altri ne ha la libertà ma senza danneggiare ulteriormente Forza Italia». Però sulla linea della Carfagna, sulla vicenda della commissione, ci sarebbero Polverini, Bergamini, Cangini, Cattaneo, Napoli, Causin, Mallegni, Del Mas. Solo un caso che siano tutti tentati di andare con Matteo Renzi?

Silvio Berlusconi è furioso con la Carfagna, ma tentenna su quello che vuole fare. Che fai, non la cacci?