Top e Flop, i protagonisti del giorno: 4 marzo 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

FRANCESCO DE ANGELIS

Si dimostra sempre il più lucido ed è per questo che da decenni è protagonista assoluto della vita politica provinciale e leader indiscusso del Pc-Pds-Ds-Pd in Ciociaria.

Francesco De Angelis

A livello nazionale Base Riformista, Orfiniani e perfino Gianni Cuperlo fanno discussioni sofistiche sulla necessità di celebrare il Congresso subito. Francesco De Angelis guarda alla sostanza delle cose. Dicendo che il Pd non  è mai stato autosufficiente, neppure quando era al 41%, che c’è bisogno di alleanze per vincere e quella con i Cinque Stelle è la più importante. Perché nel 2018 a livello nazionale si è perso malamente, mentre nel Lazio la vittoria è ascrivibile alla candidatura di Nicola Zingaretti. (Leggi qui Base Riformista non strappa. De Angelis mette nudo il Pd)

Un bagno di realpolitik che manca da troppo tempo in un Partito in cui tanti si guardano l’ombelico. Base Riformista può uscire se lo ritiene, andando magari nella direzione di Matteo Renzi, che non si schioda dal 3%. Matteo Orfini e Gianni Cuperlo non sono mai stati protagonisti di operazioni nelle quali sono stati presi tanti voti.

Perché alla fine, pochi lo ammettono, sono i voti a fare la differenza tra vittoria e sconfitta. Francesco De Angelis di voti ne ha sempre presi tanti. Come dimostrano le ultime Regionali, con la doppia elezione di Mauro Buschini e Sara Battisti.

Pragmatico e sovietico.

ROBERTA LOMBARDI

Si rende conto di poter essere protagonista di una stagione unica e destinata a cambiare per sempre, salvandolo, il Movimento Cinque Stelle. Pure in questo caso è una questione di pragmatismo.

Roberta Lombardi. (Foto: Alessia Mastropietro / Imagoeconomica)

Impossibile pensare ad un ritorno al Partito del Vaffa, dello streaming e di tutto il resto. Quella era la stagione di Gianroberto Casaleggio, genio autentico. E insostituibile.

Gli anni di governo hanno imborghesito e imbolsito un Movimento che comunque ha il 15% dei voti. Ma che soprattutto può arrivare al 22% nel caso dovesse essere guidato da Giuseppe Conte. Il merito dell’ex premier è stato soprattutto quello di rendere “europeo” un Movimento all’interno del quale, non dimentichiamolo, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, erano andati ad incontrare i gilet gialli.

Manca però il passaggio decisivo, quello delle alleanze. Nel Lazio c’è una possibilità storica: l’accordo con il Pd di Nicola Zingaretti, per gettare le basi per tutto il resto. Alcuni non gradiranno? E il problema? Quanti parlamentari ha perso il Movimento in questi anni? Magari qualcuno rientrerà. Questa è la fase del passaggio all’età adulta per i Cinque Stelle. Roberta Lombardi assessore può fare la differenza. (Leggi qui Zingaretti lancia dal Lazio l’alleanza competitiva col M5S).

In rampa di lancio.

FLOP

MARIO DRAGHI

Si può dire? Certo che si può dire: molti si aspettavano ben altro impatto dall’ex Governatore della Bce, che aveva costretto sulla difensiva Angela Merkel. Un impatto più mediterraneo, più caldo, che fa sempre effetto su un’Italia eternamente affascinata dai balconi e dalle piazze.

Mario Draghi

L’indole di Mario Draghi è lontana da questo cliché. Parla solo quando necessario: anche per questo fu dannatamente dirompente il suo Whatever it takes. Perché non fu una frase tra le tante: fu una delle poche.

C’è però una realtà con la quale forse però il premier deve prendere atto: che a Palazzo Chigi il ruolo politico è completamente diverso. E un presidente del Consiglio in Italia non può non esternare. Non può non comunicare. Perché se non lo fa determina dei vuoti. E la politica non tollera il vuoto.

Infatti già in queste settimane quei vuoti vengono occupati sistematicamente da Matteo Salvini e Nicola Zingaretti, da Antonio Tajani e Matteo Renzi. Da Beppe Grillo e perfino da Giuseppe Conte. Inoltre finora i segnali di discontinuità nei confronti del precedente Governo sono stati netti e dirompenti: ma comprensibili solo agli addetti ai lavori: la nomina di un generale di Corpo d’Armata alla guida dell’emergenza Covid rimuovendo il commissario Arcuri; la nomina del Capo della Polizia a responsabile dei Servizi e della Sicurezza Nazionale. Draghi ha sostituito poi il vertice della Protezione Civile.

Ma non viene percepito. Non è il pasto giusto per un Paese che aveva messo a capo della cucina Matteo Renzi proprio per il suo modo di parlare.

Innegabilmente, poi su molte cose siamo ancora alla fase dell’organizzazione. E l’Italia sta andando verso una grande zona rossa, con la terza ondata in arrivo. Un conto sono i meccanismi finanziari, nei quali la competenza basta a fare la differenza. In politica c’è bisogno invece anche di tempismo e soprattutto di fare una giusta comunicazione. Finora Mario Draghi non si è visto.

Steccata la prima.

MARIA ELENA BOSCHI

Lei naturalmente ha smentito parlando di fantapolitica, ma il Corriere della Sera ha rilanciato. Ci sarebbero problemi tra Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, al punto che quest’ultima avrebbe perfino pensato allo strappo clamoroso.

Maria Elena Boschi (Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica)

In realtà una situazione del genere ci starebbe tutta, considerando che magari Maria Elena Boschi potrebbe essersi stancata di essere costantemente sovraesposta per scatenare il fuoco amico e nemico.

Nella lunga crisi di maggioranza di qualche mese fa lei ci ha messo costantemente la faccia. Poi però ogni volta che si aprivano delle possibilità per un posto da ministro, da viceministro o da sottosegretario, sui suo nome partivano i veti di Cinque Stelle e Pd.

La Boschi non deve più dimostrare nulla e merita di meglio rispetto al ruolo di “agente provocatore”. Inoltre Matteo Renzi non le ha mai dato un ruolo politico vero. Forse con lei alla guida Italia Viva avrebbe più punti nei sondaggi, considerando che ha un modo di porsi e di dialogare decisamente migliore rispetto a quello del capo.

Nel caso si fosse stancata, ne avrebbe tutte le ragioni.

Attapirata.