Top e Flop, i protagonisti di martedì 23 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 23 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 23 aprile 2024.

TOP

MATTEO ORFINI

Matteo Orfini (Foto: Stefano Carofei © Imagoeconomica)

Quella cosa l’hanno detta in molti, negli ambienti dem e genericamente di sinistra, ma forse lui l’ha riassunta meglio di tutti ed in pochi righi. Su Twitter ovviamente, ed esordendo così: “Ma pensa, avevamo ragione noi”. Ma su cosa avevano ragione “loro” e chi sono “loro”?

Gli esponenti del mondo prog che sul caso di specie sono esponenti di quella parte di mondo che tutto sommato può arrogarsi il diritto del buon senso. E quella ragione a quale ambito apparteneva? No, il caso Scurati non c’entra. Una sola keyword: legge del mare. Ed un solo tema di contesto: migranti. Vale a dire due faccende che nell’Italia polarizzata di oggi e con un esecutivo “strong arm of the law” fanno fede, testo ed anche sollievo.

“Salvare vite non è un reato”
Foto Malavolta © Imagoeconomica

Perché ci era venuto il dubbio che alla fine avessimo torto, ad essere umani e sì, facciamo ironia. Lui è Matteo Orfini, e il deputato dem ha spiegato nel suo post che effettivamente no, “salvare vite non è un reato. Ora che a ribadirlo è una sentenza che smonta le accuse del ‘processo simbolo’ alle ong, qualcuno chiederà scusa a chi per 7 anni è stato ingiustamente criminalizzato?”. Ma a cosa si riferiva Orfini?

Al caso giudiziario confluito in un procedimento lungo sette anni sulla nave Iuventa dell’Ong tedesca Jugend Rentett. Alla fine il gup di Trapani, Samuele Corso ha statuito il “non luogo a procedere, perché il fatto non sussiste”. Quale fatto? Erano indagati in dieci, tra loro anche “quattro componenti dell’equipaggio dell’organizzazione tedesca e personale delle organizzazioni umanitarie, Save The Children e Medici Senza Frontiere. Rubricati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di aver avuto rapporti con i trafficanti libici. La stessa Procura aveva chiesto il non luogo a procedere.

A suo tempo due agenti della Imi Security Service imbarcati su un’imbarcazione di Save The Children misero in piedi un vero e proprio dossier e lo inviarono… a chi? Esatto al leader della Lega, Matteo Salvini “che all’epoca si trovava all’opposizione”. Che agguantò la libbra di carne senza accorgersi che era una polpetta avvelenata. Avvelenata dall’etica, che è la sola “tossina buona” che vorremmo restasse al mondo.

La legge del mare.

PIERFRANCESCO VERONESI

Pierfrancesco Veronesi

Il suo mondo non è fatto soltanto delle passioni dei ragazzi. Ad affollarlo ci sono anche leve, forze, equazioni che le tengono insieme. Pierfrancesco Veronesi ha 18 anni ed è di Boville Ernica, da dove ogni mattina prende la corriera e raggiunge la Quinta A del liceo Scientifico ‘Severi’ di Frosinone, corso di Scienze Applicate. Pierfrancesco è uno dei miglio studenti italiani di Fisica. a certificarlo sono stati i Campionati Italiani di Fisica 2024: si è classificato tra i primi 99 precedendo migliaia di altri studenti ed entrando nella “Fascia Oro”.

Non è vero che la generazione dei Millennials sia cresciuta ad omogenizzati, selfie e superficialità. Pierfrancesco non è un’eccezione ma un’eccellenza all’interno di una generazione che non si chiude in una stanza circondandosi di libri ma trova il tempo per conciliare gli studi e le uscite con gli amici, ballare il fine settimana. Una generazione che ha gli strumenti e se vuole non ha confini. Talento e passione. Bisogna volerlo, bisogna crederci, bisogna avere il coraggio di inseguire le comete per aggrapparne la coda. Quella che insegue il liceale di Boville è l’ammissione alla Scuola Normale Superiore di Pisa per diventare poi ricercatore universitario. Per portare la Ciociaria lì dove si capisce come si comporta l’universo.

Ad majora.

FLOP

GIOVANNA PARMIGIANI

Giovanna Parmigiani

La componente di giunta di Confagricoltura Giovanna Parmigiani ha voluto dire la sua e lo ha fatto sull’onda di un estremismo lessicale che non farebbe bene ad alcun problema complesso. Squaderniamo lo scenario: da un lato ci sono un’Europa ed un mondo che ha puntato tutto sulla pratiche intensive di allevamento. Dall’altro c’è una parte di mondo che riflette sulla giustezza di quei protocolli e che lo fa con una chiave green ed etica.

Una cosa è certa: il pianeta non può più andare avanti con regole esacerbate di produzione che vanno a discapito di sé e dei suoi abitanti. Ad ogni modo lei, la Parmigiani, è un’allevatrice suinicola. Ed in nome e per conto di Confagricoltura ha detto la sua in merito alle pratiche a tutela del benessere degli animali negli allevamenti italiani.

Lo scossone di “Food for Profit”
Giulia Innocenzi

Lo ha fatto dopo il fortissimo scossone dato da “Food for profit”, il documentario della giornalista Giulia Innocenzi. Quel lavoro dice tutto e lo dice con una dovizia certosina tale che non porsi in problema degli allevamenti intensivi è da irresponsabili.

Parmigiani però ha puntato il dito sul “lessico” di quel lavoro, e magari lo ha fatto con un eccesso di zelo che ha dato risultati poco apprezzabili. “La comunicazione distorta sugli allevamenti che maltrattano gli animali non è rappresentativa degli allevamenti intensivi italiani”. In buona sostanza la rappresentante di Confagricoltura ha voluto creare un distinguo tra dove esiste aberrazione e dove ci sono regole di buon senso.

Tutto sommato ci sta, ma in Italia l’allevamento intensivo non è affatto una pratica bandita o universalmente riconosciuta come nociva. Ed è un fatto documentato da prima dell’uscita del documentario della Innocenzi. Ad ogni modo per la Parmigiani ha spiegato che quel particolare tipo di “documentazione distorta” creerebbe un effetto da censurare.

Anche da noi ci sono stati casi

Perché “fomenta un odio ingiustificato contro la generalità di operatori onesti che per attività d’impresa producono cibo rispettando in toto il loro principale asset costituito dal patrimonio zootecnico e dunque gli animali”. Parmigiani dimentica che lo scopo delle inchieste, ove ben settate su problemi concreti, è esattamente quello di suscitare tre momenti. Indignazione, riflessione e poi, possibilmente, mutamento delle circostanze di base per mezzo di una lenta ma concreta sterzata normativa o intervento di governance.

E’ chiaro e giusto che questa mission mai dovrà innescare odio, né settato né generalizzato, ma non era certo questo l’intento di Food for Profit. E tra odiare ed essere indifferenti c’è la Terra di Mezzo buona dove magari si arriva a cambiare le cose che non vanno.

Lessico sbagliato.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

Francesco Lollobrigida (Foto: Saverio De Giglio © Imagoeconomica)

È innocente, a volte viene da pensare che nelle sue esternazioni così fuori squadra Francesco Lollobrigida sia innocente rispetto alle cappellate che prende. Come se avesse un alter ego che puntualmente scarroccia dal buon senso. Cioè da quel nume celato e saggio che suggerisce che certi temi li deve trattare chi li padroneggia.

Il contesto è quello per cui, da oggi al 25 aprile, dovremo inziare a fare la solita “hit”. Quale? Quella di castronerie, iperboli, dribbling e finte barzotte con cui destra e sinistra massimalista cuoceranno la Liberazione ciascuno sui propri fornelli. E da questo punto di vista come sempre la destra è in vantaggio di potenziale supercazzola, e per ovvi motivi storici.

Caso Scurati sei vecchio
Antonio Scurati (Foto: Ermes Beltrami © Imagoeconomica)

Tanto ovvio che dopo il caso Scurati arriva l’ultima “perla” di Lollobrigida. Che in sunto ha detto: La parola antifascista purtroppo ha portato in tanti anni a morti. Fra qualche giorno sarà l’anniversario di Sergio Ramelli, un ragazzo a 17 anni, ucciso perché aveva fatto un tema contro le Brigate rosse, immagini un po’. Nel 1975 venne sprangato dagli antifascisti. E allora questo termine è troppo generico”.

Cosa cavolo c’entra la barbarie che pervase l’omicidio politico di Ramelli con il fatto che essere antifascisti è il solo mood con cui ogni italiano dovrebbe vivere la sua esperienza repubblicana? Perché continuare a calare briscole barzotte di benaltrismo quando basterebbe fare punto dichiarando tondamente il valore, soggettivo e collettivo, dell’antifascismo? Non ce la fanno, proprio non ce la fanno e Lollobrigida ha una marcia in più.

Quella di un uomo e di un governante di rango che, con il lessico da comunicazione, proprio non ci ha fatto amicizia. Attenzione perché Lollobrigida “ha detto anche cose buone”. Ed è vero, solo che poi si sperdono nel mare magnum di cose fuori asse.

Ha detto anche cose buone
Francesco Lollobrigida (Foto: Francois Lenoir © Imagoeconomica)

“Ci dovremmo chiedere se è legittimo che nelle manifestazioni vengano espulse magari le brigate partigiane ebraiche. Se ci siano persone che possono decidere, in un’Italia libera come la nostra, che c’è chi può festeggiare il 25 aprile e chi non lo può festeggiare. E ancora: “La Costituzione è strutturalmente antifascista e noi giuriamo sulla Costituzione, ci mancherebbe altro”. E’ un’iperbole con carpiato, come a dire che si è antifascisti per induzione sillogica, non a prescindere.

“I padri costituenti volevano una Costituzione guardando non al contingente ma una Costituzione che restasse, forte come la nostra. Che prevedesse di essere contro qualsiasi forma di totalitarismo. E quindi “la declinavano in positivo: difesa della libertà, contro la violenza. Tutto quello che il fascismo ha rappresentato nel suo evolversi viene condannato in un testo pregevole di 139 articoli e 12 norme transitorie”.

Come a dire che sta già scritto e che ribadirlo è esercizio di sfida politica. Certo che lo è, a sinistra mica sono scemi. Ma zittirla con un assenso sereno o quanto meno con un innocuo silenzio non sarebbe anche tatticamente valido e cassante?

Il silenzio degli innocenti.