Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 14 giugno 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 14 giugno 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 14 giugno 2023.

TOP

ROBERTO SERGIO

Roberto Sergio (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Della nuova Rai a trazione meloniana e con presunto imprinting di destra-centro pervasivo come non mai si è scritto tutto ed il contrario di tutto. In particolare nelle ultime settimane si è analizzato e non senza curaro il fenomeno per cui dalla “buona, vecchia lottizzazione” si sarebbe passati ad una sorta di “colonizzazione britannica” totale. Le cose non stanno proprio così e Roberto Sergio qualche puntino sulle “i” lo ha voluto mettere.

L’Ad Rai lo ha fatto intervistato nel corso della festa del ‘Foglio‘ tenutasi a Venezia. Toccando il tema ancora caldissimo, per volontà pubblicistica della diretta interessata, del caso Lucia Annunziata. Ha spiegato Sergio in merito alla denuncia da “Istituto Luce” della giornalista dimissionaria per motivi “ideologici”:
Credo di avere espresso giudizi positivi, anche in vigilanza, nei confronti di Lucia Annunziata. Avevo riconfermato il suo programma nella prossima stagione senza alcun tipo di censura”.

Poi Sergio calca molto la mano sulla sua specifica azione preventiva: “L’avevo rassicurata , anzi le avevo chiesto di confermare le sue puntate fino a fine giugno. Io non credo ci si possa considerare Istituto Luce, siamo un’azienda che aggiunge e non toglie e daremo voce a tutte le voci del Paese“. Sergio ha giocato di equilibrio e si è giocato la matta cartesiana del dinamismo senza scatti di autorità.

Ed ha chiarito subito, costretto a giocare in difesa come tutti quelli che per dire di non essere head-hunter hanno dovuto fare la conta delle teste che stanno ancora sulle spalle delle vittime, vittime de facto in servizio attivo: “Ho sempre pensato si dovesse cambiare, aggiungere, ma mai epurare. Ho confermato Gramellini, Annunziata, Report tutti i programmi considerati ideologici all’interno della Rai”.

Poi il tema del lessico da martirio usato per piantare stimmate dove ci sarebbe stato solo un uso sottile e fisiologico del cambio della guardia: “Parlare di epurazione a me francamente .…“. E se è dato indubbio quello per cui Roberto Sergio sia una professionalità gradita alla premier appare quasi altrettanto certo che questa sua skill sia diventata movente per dipingerlo come una sorta di “direttore ex post dell’agenzia Stefani”.

Il che appare quanto meno discutibile, perciò lui lo ha fatto notare ed ha segnato un punto.

Un po’ ha ragione, dai…

ALBERTO LA ROCCA

Alberto La Rocca (Foto: IchnusaPapers)

Ci sono cose che danno soddisfazione. Più ancora quando sono fatte così bene che vengono esposte al pubblico. Un po’ come quando la maestra legge davanti alla classe il tema scritto in maniera esemplare, la tesi di laurea viene pubblicata. Ma il punto massimo lo si raggiunge quando quella cosa riempie d’orgoglio l’intera classe anziché suscitare l’umana e comprensibile invidia che molte volte serpeggia tra tra gli alunni meno dotati. È un po’ quello che è avvenuto nelle ore scorse alla Delta Lavori SpA di Sora, specializzata nelle grandi opere stradali ed infrastrutturali.

Una delegazione guidata dal ministro dell’Amministrazione del Territorio e delle Infrastrutture della Repubblica d’Armenia Gnel Sanosyan e dal vice ministro Kristine Ghalechyan ha fatto visita al cantiere dell’Impresa. Si è trattato di un vero e proprio sopralluogo organizzato con la collaborazione della Direzione Anas del Lazio. Fin qui ci può stare.

A fare la differenza è il fatto che a richiederlo, senza alcun preavviso, è stata la delegazione armena con l’intenzione di acquisire informazioni tecniche e best practice da applicare in Patria. Insomma il lavoro che viene fatto dalla SpA fondata mezzo secolo fa da Alberto La Rocca viene considerata all’estero una fonte dalla quale attingere spunto. Qualcosa da imitare e nelle parti migliori anche copiare.

Ad accogliere il ministro sono stati il presidente della Delta Lavori SpA Alberto La Rocca e l’amministratore delegato Gaetano La Rocca. Il cantiere su cui si è concentrato il sopralluogo è quello che sta curando l’opera di risanamento delle gallerie che attraversano il Monte Giove da Terracina in direzione Fondi. Ma a prescindere da dove e cosa: più importante è il fatto. Essere stati presi come esempio. Significa che all’estero vedono, pesano e valutano il nostro modo di fare le cose. E vengono a studiare.

Il sottile gusto di fare bene.

FLOP

RICCARDO MAGI

Riccardo Magi (Foto: Andrea Calandra © Imagoeconomica)

Se il tuo Partito si chiama “più Europa” la sua rotta è chiara, ma non per questo nel suo nome deve risiedere anche un nucleo di partigianeria voluta, con il quale una posizione diversa dalla tua viene tacciata di essere “scandalosa”. Chiariamolo subito: sulla guerra in Ucraina, l’opinione per cui Kiev debba essere armata per resistere all’urto delle truppe di Putin resta ancora la sola via percorribile per evitare di ritrovarci i carri T14 “Armata” in Moldavia.

E tuttavia chi quella linea non l’ha sposata è uno che la pensa diversamente, non il totem di uno “scandalo”. Dissentire non è mai scandaloso, quello semmai è il pensiero unico. Ma pare che Riccardo Magi non se ne sia accorto o ricordato. In ordine alle dichiarazioni del leader pentastellato Giuseppe Conte sul tema delle armi all’Ucraina il Segretario di Più Europa la poteva decisamente twittare meglio, con più sottigliezza diciamo.

E invece Magi ha scritto: “Ascolto dalla Masseria di Vespa uno scandaloso Conte: per lui se non si arriva alla pace è colpa di tutti, tranne che di Putin”. Preambolo: che Putin sia mondo da colpe primeve e massive, Conte non lo ha mai detto, né da Vespa né in passato ovunque. E ancora: “Nessuna cambiale in bianco a Zelensky, dice il leader del M5S: invece Putin può tranquillamente invadere un Paese democratico, deportare bambini, uccidere civili inermi distruggendo città e paesi”.

Obiezione mediana: il benaltrismo coatto non paga mai. Putin ha fatto una cosa barbara ma questo non esclude che vi siamo giudizi non in linea col mainstream sull’intransigenza di Zelensky. E poi: “La verità è che Conte è un pacifinto che pensa che la resa dell’Ucraina e l’oppressione del suo popolo possa avvicinare alla pace”.

Rilievo finale: dare del “pacifinto” all’unico che da sempre parla di pace in purezza (magari e molto probabilmente sbagliando o giocando anche sull’utilitarismo politico) significa non riconoscere una differente visione delle cose. Cioè rinnegare il cardine unico della dialettica democratica.

E se ti chiami “più Europa” e hai in squadra una come Emma Bonino certe derapate dalla libertà di pensiero proprio non te le puoi permettere. Magi è figlio, per ruolo, di un congresso sofferto che ha scommesso su etica e modernità. Magari la prossima volta se ne ricordi e usi meglio le sue fiches social.

Contare, googolare, poi scrivere.

ANSELMO ROTONDO

Anselmo Rotondo

La perdita di una persona cara è uno shock. È più ci si era affezionati più profondo è il dolore. Che va metabolizzato, affrontato, superato. Gli esperti dicono “elaborato” compiendo un percorso in quattro tappe nel nostro animo che ci aiutano ad accettare quella lacerazione e quella cesura. Ma con ogni giustificazione ed umana comprensione, il dolore deve anche essere composto e mai travalicare. Meno ancora deve trovare sfogo nel campo giudiziario. È quello che ha fatto invece il sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo.

Ha sporto querela nei confronti di un concittadino accusandolo di ‘istigazione all’odio per i contenuti di un post pubblicato su Facebook in cui ha commentato la morte di Silvio Berlusconi scrivendo “È morto un nanomafioso. Lo aspettano Falcone e Borsellino: non può marcare visita“.

Anselmo Rotondo è uno storico dirigente di Forza Italia ed ha fatto parte a lungo del Coordinamento provinciale di Frosinone. In un video della durata di tre minuti diffuso nella tarda mattinata di ieri, il sindaco ha stigmatizzato il comportamento del concittadino giudicando “inaccettabile il comportamento di chi si sfizia di fronte alla morte, anziché affrontarla come momento di riflessione e compassione. Ho deciso di recarmi alla stazione dei carabinieri di Pontecorvo dove ho presentato querela per quattro reati. I reati ipotizzati da Anselmo Rotondo sono l’istigazione all’odio, il vilipendio a carica dello Stato, la diffamazione a mezzo Facebook, il danno d’immagine alla città. Il sindaco ha chiesto alla Procura della Repubblica di Cassino di estendere le indagini anche a chi ha commentato il post. Non solo: “Una copia della querela è stata inviata alla prefettura di Frosinone“.

Valga per tutte una sola e semplice considerazione: nel giorno dei suoi funerali, a Silvio Berlusconi non sarebbe piaciuto vedere affidata la tutela del suo nome proprio a quella parte dello Stato con la quale aveva avuto il confronto più acceso ed aspro. Lui se ne sarebbe uscito senza acredine, con la sua ironia puntuta ci avrebbe piazzato su una battuta. Riuscendo a ricavarci un paio di voti.

Poco berlusconiano.