Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 28 giugno 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 28 giugno 2023.

TOP

FRANCESCO ROBERTI

Ovvio e scontato che chi vince abbia dalla sua quasi tutte le ragioni e che ne faccia l’uso che crede in termini dialettici. Ovvio anche che a contare che in Molise il destra-centro ha stravinto Francesco Roberti abbia detto cose molto in sintonia con la gioia del momento. Ma il presidente della Regione da cui è arrivata l’ennesima scoppola per il Pd di Elly Schlein e per il M5S di Giuseppe Conte ha anche “messo a terra” alcuni concetti basilari di tipo politico.

Solo che non poteva farlo senza prima aver intestato quel successo all’uomo che per la formazione d’area vittoriosa è stato come la fiammella pilota per le caldaie. “Questa vittoria la dedico a Silvio Berlusconi. Se fosse stato vivo sarebbe venuto qui in Molise a chiudere la campagna elettorale. C’è sicuramente il suo zampino”.

La ieraticità a Roberti non fa difetto, ma resta sempre quel discorso su torti e ragioni che ne puntella il tono un po’ magniloquente.Dall’alto mi è stato vicino come quando sono stato candidato a sindaco prima e a presidente della provincia poi. In gergo calcistico avrebbe commentato ‘Triplete’. Ringrazio tutti, è stata una vittoria del ‘noi’, il tempo di gioire e si inizia a lavorare, sempre con umiltà. Per dare una speranza e una certezza a questo Molise.

Poi l’analisi politica in purezza anche se in gioco di calor bianco: “Il risultato era previsto, abbiamo girato il territorio. Abbiamo avuto il sentore che i molisani avessero capito il nostro programma elettorale, il nostro modo di fare politica con moderazione. Siamo soddisfatti, ora iniziamo a preoccuparci per il bene del Molise e dei molisani”.

Roberti ha distanziato il rivale diretto, Roberto Gravina, praticamente da subito ed ha raccolto i frutti di due cose: una campagna elettorale molto più solida e la capacità del destra-centro di apparire solido anche quando è fratto. Cosa che “dall’altra parte” non è ancora accaduta. Ed è stato lo stesso Gravina a disegnare il quadro impietoso della sua sconfitta: “Evidentemente il centrodestra ha costruito un’alleanza che ha funzionato di più e che al momento vede in modo chiaro la sua vittoria”.

La compattezza utile.

FRANCESCO BORGOMEO

Il professor Romano Prodi con il presidente Francesco Borgomeo

I segnali. In economia i segnali sono importanti. Quasi quanto i numeri dei fatturati, delle vendite e dei bilanci. Ma se tra una trimestrale e l’altra mandi dei segnali forti riesci a far capire al mercato cosa vuoi fare, dove vuoi arrivare. E Francesco Borgomeo è uno di quei capitani d’industria che con la recente speculazione sul prezzo del gas ha dovuto fare i conti: lui come tutto il polo italiano della Ceramica, il polo del Vetro, quello del Cemento.

Mentre le aziende italiane spegnevano i forni in attesa che le bollette scendessero dai livelli lunari che avevano raggiunto, i clienti mondiali cominciavano a bussare ai produttori turchi ed iraniani. Scavando un bruttissimo fosso nel quale il Made in Italy ha rischiato di finire sepolto.

La risposta arriva dall’ex Istituto per il Commercio Estero. Ha realizzato una serie di roadshow: per mostrare ad architetti e progettisti nel mondo che la ceramica italiana c’è. E tra la ventina di top player nazionali che stanno portando il tricolore sui mercati mondiali c’è anche la sua Saxa Gres con le pietre da esterno realizzate in fabbrica senza scavare le montagne. (Leggi qui: Saxa Gres riparte dalla Germania).

È un segnale. Con ogni probabilità al suo commerciale, così come a quello delle altre imprese, sarebbero bastate un po’ di telefonate e qualche centesimo di sconto sui nuovi ordini per recuperare tutto il portafoglio clienti. Invece sono i segnali quelli che contano: l’industria italiana è andata a dire ‘noi ci siamo, produciamo, stiamo superando anche questa; ecco i nostri prodotti, ammirate la bellezza e la solidità tutta made in Italy.

Perché sono i segnali quelli che contano, ed un sampietrino mostrato in un roadshow a Lipsia fa più figo di un reel proiettato sulla rete. I commerciali ne sono certi.

Saxa è viva e produce insieme a noi.

FLOP

AMA

(Foto © DepositPhotos.com https://it.depositphotos.com/stock-photography.html)

Il polverone si era sollevato una manciata di mesi fa ed aveva investito chi ha responsabilità oggettiva e chi ne ha in termini di gerarchia amministrativa. Era stato un polverone grosso perché aveva taccato due temi che sono nervo scoperto per ogni società: la morte e i diritti basilari delle persone. Persone mai nate, ma per certi versi già persone pienamente sotto tutela di legge ed etica, loro e chi le ha concepite arrivando poi alla lacerante scelta di sconfessare il frutto di quell’atto.

Il presupposto normativo che non ha decisamente fatto le fortune della capitolina Ama è netto: i dati sull’interruzione di gravidanza rientrano tra i dati relativi alla salute e di essi è vietata la diffusione. C’è una sponda normativa: la legge 194 del 1978 prevede “un rigoroso regime di riservatezza”. Ecco perché il Garante della privacy Pasquale Stanzione ha sanzionato per 176mila euro Roma Capitale e per 239mila euro Ama.

Ma cosa si addebita a Comune e società in-house cui è affidata la gestione dei servizi cimiteriali? Avrebbero, Ama materialmente, diffuso i dati delle donne che avevano affrontato un’interruzione di gravidanza. Li avevano indicati su apposite targhette in bella vista sulle sepolture dei feti presso il Cimitero Flaminio. Ad ottobre del 2020 era scoppiato il casino incentrato su una lettura, lessicalmente un po’ cinica, data dallo stesso Garante della privacy. “I prodotti del concepimento di età inferiore alle 20 settimane possono essere sepolti solo su richiesta dei ‘genitori’”.

“Mentre la sepoltura è sempre prevista per i ‘nati morti’. Per i ‘prodotti abortivi‘, invece, la sepoltura viene comunque disposta dalla struttura sanitaria dopo 24 ore, anche senza richiesta dei genitori”.

Ma tutto in regime di riservatezza, con numeri o codici di riferimento e files custoditi debitamente dove, in caso i genitori vogliano accedere, tutto quel dolore quel rimorso sarà a disposizione solo di chi lo ha provato prendendo una decisione così drastica.

Terzo millennio ciao ciao.

LUCIANO NOBILI

Luciano Nobili (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Il proverbio consiglia di non dire mai quattro se non ce l’hai nel sacco. Oppure, nella celebre variante di Giovanni Trapattoni non bisogna dire gatto fino a quando non si ha la certezza d’averlo catturato. Certo, nel Lazio i tempi per poter dire d’essere sicuri di qualcosa sono lunghissimi. Colpa anche dell’indole papalina che portava a dilatare i tempi il più possibile per evitare di cambiare le cose o semplicemente doverle fare.

Ne sa qualcosa Lucianone Nobili, Renziano della prima ora, fedelissimo del senatore di Rignano del quale fu Capogruppo in Senato. E poi, ridotte le poltrone per effetto del referendum, riparato nella più stretta Aula del Consiglio Regionale del Lazio in via della Pisana. Dove ha continuato a dare battaglia: né più né meno che a Palazzo Madama, tanto al centrodestra del Governatore Francesco Rocca e tanto al Pd del nel Segretario Daniele Leodori che non perdona al terzo Polo d’avere bruciato la sua candidatura preferendogli Alessio D’Amato.

Ma ora quella linea del fronte viene messa in forse. Perché i giudici del Tribunale Amministrativo hanno dichiarato “pienamente ammissibile” il ricorso depositato nei mesi scorsi da Pierluca Dionisi, già sindaco di Canterano e candidato a febbraio al Consiglio regionale nella stessa lista di Nobili. Ma in quota Azione. Un primo conteggio dava Dionisi dentro, poi una segnalazione di Nobili fatta alla Commissione elettorale portava ad accertare un errore nell’attribuzione delle preferenze. Insomma: Nobili dentro e Dionisi a Canterano.

L’ex sindaco non si è dato per vinto ed ha chiesto al Tar la verifica formale dei verbali nelle 40 Sezioni elettorali di Roma. Esibendo elementi dai quali il Tar ha ritenuto che una fondatezza il suo ricorso possa averla.

Nel ricorso si sostiene che “A Dionisi sarebbero stati illegittimamente sottratte dieci preferenze, mentre a Nobili ne sarebbero stati illegittimamente aggiunte 35. Contando correttamente i voti, Nobili avrebbe ottenuto in tutto 5081 preferenze, mentre Dionisi ne avrebbe ottenute 5105”. Tirando la linea dei totali, stando al ricorso Dionisi avrebbe 24 voti in più di Nobili ed il seggio toccherebbe a lui. Ci si vede il 4 dicembre per l’udienza successiva.

Ci vuole pazienza, nulla è certo sotto il cielo del Lazio. In attesa di sapere se può continuare o no a battagliare alla Pisana, Nobili continua a mordere i polpacci: a centrodestra e centrosinistra.

Niente più udienze invece per Pasquale Ciacciarelli. Il ricorso dell’assessore regionale è stato respinto. Chiedeva di interpretare in maniera diversa la norma sulla distribuzione dei seggi: ha preso oltre 14mila voti ma al suo posto è risultato eletto Angelo Tripodi che a Latina ne ha presi la metà. Ma in Regione si contano le percentuali e non i voti assoluti. E per uno 0,4% di differenza il seggio è andato al candidato pontino. Per il Tar è così: la norma è stata scritta proprio in questo modo. (Leggi qui: Ciacciarelli, il Tar si esprime il 26 giugno).

Quattro o gatto la sostanza non cambia.