Top e Flop, i protagonisti di sabato 11 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 11 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 11 novembre 2023.

TOP

MAURO BUSCHINI

(Foto © Stefano Strani)

Sette vite, nove code, e poi “non dire gatto”. In letteratura e vulgata ce ne sono a bancali, di immagini figurate che fanno il paio con il ritorno “felino” di Mauro Buschini sulla scena. In realtà ed al di là delle iperboli bastano solo un verbo ed un avverbio per descrivere la situazione del neo consigliere di amministrazione della Saf: attendere serenamente. Cosa? Che quello che sei diventi utile per quello che il sistema complesso in cui vivi cerca. (Leggi qui: Buschini torna in politica: eletto nel CdA della saf).

Ora, su Buschini e sulle caselle della sua vita politica si è scritto di tutto e lo si è fatto con le ovvie chiavi “partigiane” derivanti dalla sua collocazione politica. Stai “con lui?” E’ un genio e birba chi lo ignorava o lo ha ignorato a seconda di come andava il vento. Sei “contro di lui?” E’ l’ennesimo paio di chiappe inamovibili che vanno a scaldare una poltrona e tutti a fare “buuuuu!” anche dopo vicende sgonfiatesi come palloncini di elio in quota.

Come sempre la verità non abita mai dove ci si polarizza e fa il nido in posti più cheti. Mauro Buschini è un politico di lungo corso che non ha mai smesso di aggiornarsi su quella che è la sua personale griglia di skill: l’ambiente. E’ un esponente del Partito Democratico, partito che ha legittimamente adottato una strategia (vincente) per una gestione collegiale di uno spot vitale del ciclo dei rifiuti.

Infine è il prodotto non di un “inciucio”, ma di una serena consapevolezza. Quella per cui alla Saf prima del manuale Cencelli viene la capacità di operare, e di far pesare le tessere ma solo fino ad un certo punto.

Il resto poi è solo un problema di prospettive, legittime in punto di opinione ma pezzotte nel merito. Buschini ha mollato Egato dopo aver vinto al Tar perché sapeva che dopo la prima “trappola politica” ne sarebbero seguite altre, legittime ma nocive al meccanismo generale. In politica funziona così, e se cambia la cabina di comando è difficile far valere quel che sei oltre che con chi stai. (Leggi qui: Il Tar blocca tutto: resta l’Egato e pure Buschini).

E creare imbarazzi o forzature di tigna anche a chi ti avversa non è mai utile, né corretto. Lucio Migliorelli si è dimesso e in punto di Diritto civile è toccata a Buschini. Che aspettava, sereno. Perché lavorare fianco a fianco di Fabio De Angelis ed Antonella Galante che hanno “detto sì” al tuo ingresso significa una sola cosa: che ci sono i campionati e ci sono i Mondiali.

Che in tema di green e rifiuti si gioca ai massimi livelli e che per farlo devi prendere il meglio da ogni squadra. Poi, ma altrove, ognuno magari tornerà a tifare per i suoi colori. Ma non in questa partita.

Convocato.

FRANCESCO ROCCA

Francesco Rocca con Luca Di Stefano

Aveva ragione lui. Giovedì pomeriggio intervenendo a Frosinone ha detto si a tutto quello che gli veniva chiesto dalle forze produttive della Ciociaria riunite nel Salone di Rappresentanza della Provincia di Frosinone per gli Stati Generali. E ci ha aggiunto pure del suo, il governatore del Lazio Francesco Rocca: un tavolo permanente sulla provincia, la revisione delle leggi che ci penalizzano, posti letto negli ospedali, tav in sicurezza… rendendo così un successo quell’appuntamento. Tutto tranne una cosa. Ed ora i fatti gli hanno dato ragione. (Leggi qui: Dagli Stati Generali al Governissimo territoriale).

L’unico punto sul quale ha messo le mani avanti è stato l’aeroporto. Alla richiesta di intervenire sulla realizzabilità dello scalo passeggeri a Frosinone, Francesco Rocca ha messo le mani avanti. Ha avuto ragione. Perché proprio ieri, a distanza di poche ore dall’evento di Frosinone, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile ha presentato i lavori per trasformare lo scalo civile di Viterbo in “Regional airport. Un milione di euro per la riqualificazione di alcune aree interne della struttura. Gli interventi saranno chiusi entro il prossimo anno. Presente all’evento il governo con il viceministro Galeazzo Bignami e il presidente della commissione lavori pubblici della Camera dei deputati Mauro Rotelli.

Il progetto è quello di costruire un network nazionale di aviazione turistica di supporto all’aviazione generale. Coinvolti 40 aeroporti minori alcuni dei quali abbandonati che rappresentano però un patrimonio dello Stato e oggi nella disponibilità di Enac. L’idea è coniugare turismo e trasporto aereo, un mercato che vale il 15% del Pil.

Un altro al posto di Francesco Rocca avrebbe risposto a Luca Di Stefano “Si, vedremo, faremo, telefoneremo, solleciteremo…” tanto le promesse si dimenticano in fretta. Invece è stato intellettualmente onesto. ha detto “Su questo sarei prudente, ci sono anche altri…”. Ed ha avuto ragione.

Poche promesse ma fatte bene.

VITO PROCACCI

Foto © Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Ha funto da ispiratore per una nuova battaglia, battaglia vecchissima a dire il vero in quanto a preambolo. Poche settimane fa un dottore rispondente al nome di Vito Procacci è finito al centro di una strana e paradossale vicenda. Lui infatti venne multato per aver lavorato “troppo” nel fronteggiare il Covid da un Pronto Soccorso.

Il medico aveva detto: “La multa per aver lavorato troppe ore in più – perché, sia chiaro, non si tratta di straordinari – sarà materia di discussione nelle sedi opportune”. Ma quanto si era visto contestare il dottor Procacci? Una sanzione di 27.100 euro, una “grave offesa non solo per me, ma per tutta la categoria dei medici e operatori sanitari di Medicina d’emergenza e urgenza che rappresento”.

Il direttore dell’Unità operativa Pronto Soccorso e Medicina d’emergenza e urgenza dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Bari ha ricevuto anche le attenzioni del Capo dello Stato. “Io per due anni durante la pandemia non ho visto la mia famiglia, vivevo isolato dai miei cari per paura di contagiarli. E cosa più grave non ho potuto assistere alla laurea di mia figlia. Ora vengo ripagato così”.

E cosa è successo? Che l’effetto-Procacci sta spingendo il Ministero ad intervenire per mettere mano ad un legiferato che magari era nato con intenti “nobili” ma che ha prodotto molte aberrazioni.

E le ha prodotte in un Paese che sul tema Sanità dovrebbe imparare a fare i conti con quello che ha di meno, non con quelli che danno di più.

Camice bianchissimo.

FLOP

ANNA MARIA BERNINI

Annamaria Bernini (Foto: Sergio Oliverio © Imagoeconomica)

Sono stati mesi duri per la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. Mesi la cui durezza però è stata temperata a contraffortata da due dati a cui non è possibile sfuggire. Primo: la Bernini è colei che nel governo Meloni ha delega e titolarità per rispondere alle istanze degli studenti sul caro affitti.

Secondo: sul tema non bisognava solo rispondere o promettere, ma agire. Farlo è difficile e il perché lo si è capito, ma il problema resta e si aggrava man mano che questo novembre 2023 si avvia verso la sua metà piena, cioè al primo step dopo la deroga per le immatricolazioni.

Da mesi la popolazione studentesca chiede un investimento serio sulle residenze universitarie. La risposta sembrava essere non solo la paciosa e rassicurante dialettica della Bernini, ma anche il progetto Musa, finanziato attraverso i fondi del Pnrr. Alessandra Gallone, consigliera delegata del ministro dell’Università e Ricerca, si era fatta carico di spiegare la cosa agli studenti milanesi, ad esempio. Per tutta risposta la ministra si era presa uno striscione caustico con su scritto: “Bernini ti hanno scippato 600 milioni li ha presi il privato”.

L’accusa era ed è sui fondi che tramite il Pnrr dovevano andare agli alloggi universitari e che poi sono stati bloccati. Gallone ha provato a fare la fantaccina che offre il petto al posto del generale: “Vi garantisco che i fondi arriveranno non vi preoccupate, non sono spariti”. E la ministra stessa Bernini aveva replicato ai sindacati: “Già attivati 291 posti letto in più”.

A Milano, ovviamente. A poco serve ribadire l’impegno nell’aumentare i posti letto se è abbastanza chiaro che non ci sono fondi in manovra tali da ovviare la più parte del problema e in tutte le città con atenei di interesse.

Perciò quello che sembra essere rimasto alla Bernini è solo un balcone pubblicistico per “tenere botta”. Ma è un balcone pericolante e il “crollo” ormai è imminente.

Affittasi tesi pericolanti.