Top e Flop, i protagonisti di sabato 12 agosto 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 12 agosto 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 12 agosto 2023

TOP

ALESSIO D’AMATO

Alessio D’Amato (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Le sue “Disposizioni in materia di educazione alla sicurezza stradale e alla prevenzione degli incidenti-LazioStradeSicure” hanno fatto doppio centro. Alessio D’Amato continua letteralmente per la sua strada e lo fa senza concedere sconti alla portanza della sua a(A)zione. Ed è una portanza sia politica che prettamente governativa in purezza. Spieghiamola nelle settimane che seguono il suo passaggio con Azione di Carlo Calenda.

Uno dei temi mainstream di queste settimane è stata la discussa riforma del Codice della Strada che porta le impronte digitali del ministro per le Infrastrutture e Viabilità Matteo Salvini. Che, caso mai fosse cosa caduta in oblio, è leghista. Di quel Partito cioè che sta al governo del Paese ed a quello della Regione Lazio dove D’Amato è in minoranza.

La Proposta di legge depositata in Consiglio regionale del Lazio da D’Amato (come primo firmatario) e dalla Consigliera Marietta Tidei (Italia Viva) ha un valore al quadrato quindi. Lo ha perché innanzitutto mette la spunta ad un “sottosistema” regionale e su un tema delicatissimo e serio. Poi perché dimostra che certe migliorie non sono solo appannaggio di chi sta al governo, ma devono essere pungolo normativo anche e soprattutto di chi sta all’opposizione. Sono ganci di dialogo e occasioni di progresso, poco da fare.

D’Amato, che è Consigliere della Regione Lazio e membro delle Commissioni Sanità e Bilancio, è uno che spiega l’empirico e piazza le briscole. E ha detto: “Il sistema LazioStradeSicure, per cui è stato previsto un finanziamento di 1,5 Mln di euro, si muove dall’esigenza di rispondere all’emergenza delle morti sulla strada”. E “con l’obiettivo di ridurre il numero di incidenti stradali e salvare vite umane. Troppo spesso, infatti, i nostri ragazzi e ragazze, e non solo, perdono la vita per un modo di guidare sbagliato, per la velocità eccessiva, per il consumo di alcol e di stupefacenti e per la superficialità con cui ci si pone alla guida”.

Tutto questo senza slogan spacconi e senza rotte etiche in iperbole come qualcun altro con mire eguali ma metodi pubblicistici differenti. “Con questa Proposta di legge vogliamo costruire una serie di politiche attive in grado di incidere concretamente sui fattori di maggior rischio dell’incidentalità stradale”. E il fine? Nulla di belluino e molto di alto. Creare unacoscienza consapevole nei nostri giovani sul tema della sicurezza stradale e sui pericoli di una guida pericolosa e non rispettosa del codice della strada”.

Azione su strada.

DANIELA SGROI

Francesco Rocca (Foto: Regione Lazio Press Service)

Tredici pagine di curriculum. E non è nemmeno aggiornato. Una laurea alla Sapienza con 110 e lode ed una lunga esperienza nel governo della Sanità. Soprattutto, senza una sola polemica. Ed una reputazione da caterpillar: lavora sodo. È il profilo della dottoressa Daniela Sgroi: è su di lei che è concentrata l’attenzione del governatore Francesco Rocca per sostituire Angelo Aliquò alla guida della Asl di Frosinone. Gli insiders dicono che sia stato lui a sceglierla tra le decine di aspiranti.

È dirigente medico di lunghissimo corso: ha vinto il concorso 32 anni fa e li ha trascorsi quasi tutti alla Asl Roma3. Lì da quasi due anni e mezzo è direttore sanitario aziendale e direttore di Cure Primarie e Tutela Salute della Coppia.

Dagli uffici dicono che è partito l’iter per la verifica interna e la raccolta della documentazione necessaria alla nomina. Significa che anche Francesco Rocca ha ben chiaro quanto peso abbia la Sanità nelle scelte dei cittadini al momento del voto. Perché è la prima cosa concreta con la quale misurano l’efficienza dell’organizzazione regionale.

Nel Lazio puoi approvare tutte le norme di principio che vuoi: ma se al momento di andare a buttare l’immondizia devi affrontare una specie di safari tra cinghiali, gabbiani, boa e serpi di varia taglia, significa che le cose non stanno funzionando. Se devi fare la fila tre ore prima delle analisi o sei al pronto Soccorso è evidente che l’organizzazione non è efficace.

Francesco Rocca si è giocato la prima carta spostando allo Spallanzani una dei jolly che aveva nel mazzo, Angelo Aliquò. Ora deve giocare la carta del suo sostituto su una piazza che spesso è decisiva al momento del voto. E per lui, Daniela Sgroi è la carta giusta da calare. Se nelle prossime ore nulla lo impedirà.

Tardi ma venga bene.

FLOP

MAURIZIO LANDINI

Maurizio Landini (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Delle battaglie a denti stretti lui è di fato il Profeta Finale. Non se ne abbiamo i colleghi Bombardieri e soprattutto Sbarra, ma Maurizio Landini oggi è davvero l’ultimo dei mohicani del sindacalismo da usta. Il segretario della Cgil è riuscito a ritagliarsi una personalissima posizione in purezza per cui lui è leader sindacale perché non è una guida politica.

Semplicemente Landini sta benissimo a difesa di quelli che nel mondo del lavoro bene non stanno. In più – elemento questo un po’ “retrò” ma anche di garanzia – Landini non disdegna affatto il buon vecchio strumento dello sciopero generale. Ecco, finita l’elegia doverosa però, va detto che a volte il leader Cgil cade vittima un po’ grulla della sua stessa ortodossia lessicale.

E ne dice di non proprio impeccabili. Alla vigilia di Ferragosto e con l’autunno che di fatto incombe con il suo carico di questioni sociali irrisolte Landini ha parlato. Ed ha detto che le prossime settimane saranno di fuoco.“Sarà in autunno. Sarà necessario farlo contro la legge di bilancio. Faremo una consultazione straordinaria tra i lavoratori a settembre”.

Non è finita: “E non solo per chiedere se mobilitarsi; ma anche per capire come vogliamo farlo e come convincere le persone a venire con noi a Roma. Insomma, in zona funghi porcini ci sarà una sciopero generale contro la legge di Bilancio, sono che legge di Bilancio per ovvie ragioni ancora non c’è. Dato che siamo a metà agosto l’oggetto della reprimenda e degli intenti belluini di Landini manca infatti dal calendario delle cose da avversare.

Perciò onestamente non si capisce questo stile “Precog”, alla “Minoriry Report” che ha invasato le dichiarazioni di un leader di solito mordace, ma cartesiano. Perfino uno che le gaffes le fa invece di censurale come Matteo Salvini con questo svarione ci era andato a nozze. Nozze social, ovviamente, su Instagram.

“Landini convoca adesso per ottobre uno sciopero generale, contro una legge di bilancio che ancora non c’è. Contro l’Italia, contro lo sviluppo e la crescita, contro i lavoratori. Sarà il caldo…”. Va bene portarsi avanti col lavoro, ma magari senza esagerare.

Un po’ troppo preventivo.

IL GRUPPO PD DEL LAZIO

Il gioco, crudele ed atroce, poteva sbatterlo in prima pagina soltanto lui. Uno che viene da sinistra. E nemmeno quella all’Acqua di Rose ma quella del puzzo di sudore che ti resta attaccato alla tuta blu dopo che ha passato otto ore in pieno agosto sulla linea di montaggio o dentro alla fonderia. Piero Sansonetti è penna di sinistra che si è formata a L’Unità e li è tornata dopo avere guidato Liberazione (il quotidiano di Rifondazione) ed Il Riformista. Ma più che di sinistra, Sansonetti è Garantista nell’accezione più pura del termine: cioè senza ossequio alle toghe, un po’ come Montanelli secondo il quale Longanesi era Antitaliano perché era un Arcitaliano.

Per questo soltanto Sansonetti poteva mettere in campo un gioco così crudele, fatto con le parole. Quelle pubblicate nelle ore scorse su l’Unità.

Leggete questa nota Ansa, poi ne discutiamo. “Il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato all’unanimità una mozione presentata da tutti i gruppi con cui chiede alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle stragi di dar luogo alle necessarie audizioni per acquisire le dichiarazioni dei testimoni a difesa di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, che non sono stati ammessi nel dibattito processuale a Bologna”. Il Consiglio Regionale del Lazio ha dato incarico al presidente della giunta (…) di farsi interprete della mozione presso la commissione parlamentare.

Piero Sansonetti (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Sempre all’unanimità è stata approvata un’altra mozione, firmata da esponenti di tutti i gruppi, dal titolo: “E se fossero innocenti?”. Il consigliere regionale dei Verdi Paolo Cento ha detto che “con questo voto il Consiglio Regionale del Lazio ha voluto positivamente riaprire, al di là degli atti processuali, una pagina che troppo frettolosamente qualcuno si ostina a chiudere sbattendo dei mostri in prima pagina”. Cento ha anche annunciato, con i consiglieri Bonelli (Verdi) e D’Amato (Rifondazione comunista) una mozione che “impegna la Regione Lazio a sostenere l’ipotesi di una soluzione politica (amnistia-indulto) per i protagonisti della lotta armata negli anni ’70-’80”.

Dove sta il gioco? Nei tre puntini sospensivi messi nel testo dell’Agenzia Ansa al posto del nome del presidente della Regione Lazio per lasciare un po’ di suspence. Il Presidente non era l’attuale Francesco Rocca (ex Msi) ma Piero Badaloni, candidato dal Pds che sconfisse il candidato di Forza Italia Alberto Michelini. Quell’agenzia è del 1995 “quando – scrive Sansonetti – lo spirito pubblico in Italia era ancora abbastanza liberale. E per fare politica non era stato ancora dichiarato obbligatorio un inchino alla magistratura. Tra i protagonisti di quella iniziativa politica, molto impegnata, c’erano però anche dirigenti politici che sono ancora molto attivi. Per esempio Angelo Bonelli, capo assoluto dei Verdi da diversi anni. E Alessio D’Amato, che è stato l’avversario di Rocca alle ultime elezioni di qualche mese fa”.

Sansonetti fa notare come tutti insieme, i Partiti ed i consiglieri regionali, nel ’95 mettevano in discussione la serietà del processo che portò alla condanna di Fioravanti e Mambro. E proprio per questo chiedevano che fossero ascoltati i testimoni a discarico che il tribunale rifiutò di ascoltare. Ora i rappresentanti di quegli stessi Partiti invece manifestano davanti alla Regione per chiedere la testa del responsabile delle comunicazioni del governatore Francesco Rocca. Perché ha sostenuto (nella maniera che più pessima non si poteva ma nella totale legittimità) quegli stessi dubbi che nel 1995 in Regione avevano tutti.

Ha ragione Sansonetti quando conclude che all’epoca si accusò qualcuno di voler chiudere in fretta la pagina sbattendo il mostri in Prima Pagina, “Mi pare che a voler chiudere la pagina e a sbattere i mostri in prima ora siano in parecchi”.

La memoria della coerenza.