Top e Flop, i protagonisti di sabato 25 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 25 novembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 25 novembre 2023.

TOP

LA GIURISDIZIONE DI FROSINONE

Sono i segnali ad essere fondamentali. Perché diventano messaggio, rassicurazione, copertina sotto la quale sapere che c’è protezione. Il Palazzo di Giustizia di Frosinone ieri sera è stato illuminato di rosso in segno di solidarietà con le donne vittime di maltrattamenti e abusi e contro ogni forma di violenza su di loro.

L’iniziativa è dell’intera giurisdizione: del Tribunale presieduto dal giudice Paolo Sordi, della Procura coordinata dal procuratore capo Antonio Guerriero, dell’Ordine Forense presieduto dall’avvocato Vincenzo Galassi. Ed anche questo è un segnale. Forte. Concreto. Di unità tra figure che solo in apparenza sono contrapposte ma che in realtà sono tutte al servizio della stessa divinità: la Dike che con la sua bilancia misura la Giustizia.

È la prima volta che il palazzo di Giustizia di Frosinone è protagonista di un’iniziativa del genere. Quell’illuminazione rossa ha detto a centinaia di donne che lì c’è la risposta al loro dramma: alla violenza domestica, alla sopraffazione, ai maltrattamenti messi in atto da chi invece dentro casa dovrebbe portare solo amore.

Sono in tante. In provincia di Frosinone ci sono stati negli ultimi due anni due femminicidi: uno nel 2022 ed uno nei primi mesi del 2023, negli ultimi cinque anni – secondo i dati diffusi ieri dal sindacato Uil sono state 150 le denunce di violenze sessuali, si sono contate 483 denunce per percosse, 107 solo nel 2022. Quelle per lesioni dolose su donne sono state 2165, mentre quelle per minacce hanno abbondantemente superato le tremila unità, attestandosi a 3404

È per loro che è stato acceso quel segnale. E per tutte le altre che ancora non hanno denunciato. Per dire che lo Stato c’è e non è diviso di fronte al loro dramma.

Toghe unite.

MATTEO RENZI

Matteo Renzi in senato (Foto: Sara MInelli © Imagoeconomica)

Il suo editoriale sul “suo” Riformista ha i toni tipici del Matteo Renzi migliore-peggiore. Cioè di un Renzi di cappa, lingua, spada ed istrionismo spinto. Anche a fare la tara alla mistica da “primo della classe” che ammalia ed ammala l’ex premier però, è difficile eccepire alcune delle cose che ha detto. Dove? In Senato. A chi? A Giorgia Meloni in sede di question time e sul nervo scoperto tra pubblicistica politica e radiografia dell’economia reale.

Renzi ha riconosciuto “alla Presidente del Consiglio una grande abilità nel dibattito parlamentare”. E la sua è stata la curiosità di “capire su quali temi avrebbe imposto la propria offensiva comunicativa. E invece con mia grande sorpresa ho visto una Premier nervosa, preoccupata soprattutto di non rispondere alle critiche di merito. Poi il merito, che è stato oggetto di numerosi approfondimenti di queste ore.

“Ricordando una Giorgia Meloni da sempre attenta alle esigenze della classe media ho fatto un elenco molto semplice, quasi banale di tutto ciò che da un anno a questa parte è aumentato. Ho preso le statistiche dell’Istat e di Coldiretti. Così che la Meloni non potesse contestare le fonti, e ho elencato punto punto gli aumenti di questo anno”.

La lista del leader Iv è stata breve ma pesante: “È aumentato il costo del pane, dei trasporti, del riso, della benzina, delle zucchine, della pasta. Cose concrete, di quelle che un tempo avrebbero fatto sobbalzare gli occhi e il cuore di donna Giorgia”. E la premier? “La Meloni non ha commentato i numeri, scappando dalla realtà. Ha parlato di spread e di indicatori macroeconomici. Ha mentito negato di aver mai detto di voler uscire dall’Euro. E mi ha attaccato spiegando che il costo del petrolio dipende dall’Arabia Saudita, ignorando il fatto che le accise le ha aumentate lei, non Bin Salman.

Insomma, ci sono ambiti partigiani che per loro stessa natura presuppongono una certa cautela di approccio. Ma perfino in quegli ambiti la realtà diventa riconoscibile. E la realtà è che Renzi non ha detto solo cose di parte, ha detto cose di tutti.

Renzi malgrado Renzi.

FLOP

NELLO MUSUMECI

Nello Musumeci. Foto © Marco Cremonesi / Imagoeconomica

Nelle tragedie climatiche e meteo dell’ultimo semestre il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci non si è portato male. Ha tenuto piuttosto una condotta sindacalmente “ortodossa”, magari senza sgroppate di ingegno, ma di certo senza l’infamia degli inerti. Ad ogni modo di Musumeci si tiene a mente soprattutto un certo lassismo, non istituzionale e non certo inteso come viatico di irresponsabilità, sul caso dei Campi Flegrei. Caso ormai cassato dalle cronache, perciò morto in punto empirico.

Spieghiamola: la vulnerabilità sismica di quella zona così densamente popolata è tornata in agenda e il ministro è per la linea della “allerta gialla”, lo scatto a quella arancione a oggi “non è all’orizzonte”. Lo scopo dei summit che Musumeci ha tenuto al ministero era e resta quello di “evitare di alimentare una linea di comunicazione dalla quale emerge una interpretazione non corretta della situazione.

“La Commissione grandi rischi è chiamata per affrontare” e tirare le fila di quel che accade nell’area interessata e “dichiara di mantenere l’allerta gialla”. Questo pur intensificando le “esercitazioni sui luoghi interessati”. Ci sta perché la scienza è una cosa seria perfino in tellurica dove la scienza abdica dalla sua precisione. Quello che ad oggi manca però è un piano di evacuazione aggiornato.

Un report cioè che sappia dove allocare, eventualmente, i 500mila campani che risiedono nella zona “rossa”, quella cioè dove la terra ha tremato di più, più in loop e peggio che altrove. Secondo gli esperti “il sisma si stia evolvendo, ma in questo momento l’allerta gialla è ampiamente confermata”.

E Musumeci ha chiosato: “Il mondo scientifico purtroppo non ha certezza assoluta di fronte a eventi della natura. La a zona è ballerina, ma siamo relativamente tranquilli perché possiamo tenere sotto controllo quel territorio in tutte le sue manifestazioni. I Campi Flegrei ed il sub Vesuviano?

Ecco, dato per scontato che quella è terra ballerina, non sarebbe il caso di affrontare il problema di chi ci vive senza attendere un upgrade di colori?

Più orizzonte, please.