Top e Flop, i protagonisti di sabato 29 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 29 luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 29 luglio 2023.

TOP

GIUSEPPE VALDITARA-PAOLO ZANGRILLO

Giuseppe Valditara

In tandem hanno portato a meta una faccenda che datava sulla strozza di molti governi. E che non solo di faccenda lavorativa si tratta, ma anche di solidissima casella di consenso. Calma e gesso e spieghiamola meglio cosa possono intestarsi i dicasteri retti da Giuseppe Valditara e Paolo Zangrillo. I due ministri rispettivamente di Istruzione e del Merito e Pubblica Amministrazione hanno “cooperato”, grazie al loro tecnici e dirigenti, al fine di trovare un accordo.

Su cosa? Tra di loro? No, si tratta dell’accordo per il nuovo contratto della scuola che arriva a “benedire” la parte viva delle vacanze estive di più di un milione di cittadini. Spiegata meglio: si è riusciti a raggiungere nella sede dell’Aran l’intesa con le organizzazioni sindacali. E da quell’intesa è scaturito il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) Comparto Istruzione, Università e Ricerca relativo al periodo 2019-2021.

Paolo Zangrillo

Attenzione ché i numeri danno cifra e portata della “stretta di mano”. Si tratta di un contratto che riguarda oltre 1,2 milioni di dipendenti. E che prevede aumenti mensili tra i 124 euro, per i docenti, e i 190 euro per i direttori dei servizi generali e amministrativi. L’upgrade riguarderà il lavoro agile, introdotto e regolamentato anche nel comparto, una cosa che non era mai molto piaciuta al predecessore di Zalngrillo, Renato Brunetta. Una buona nuova dunque, che lascia soddisfatti molti operatori di settore, e che li ben dispone verso l’esecutivo oltretutto.

Le parole di Zangrillo rendono bene l’idea. “Si tratta di un passo fondamentale per il miglioramento delle condizioni di lavoro in un settore cruciale per la crescita del Paese. Passo fondamentale perché passo doppio, di merito e di consenso.

Paso doble.

MARIA LETIZIA CASALE

Maria Letizia Casale

Ricordare i giganti significa saper ragionare dalle loro stesse altezze. E Maria Letizia Casale, avvocatessa del Foro di Cassino, in quota c’era già di suo. Per come ha gestito la sua mission forense, per come l’ha vissuta e per come l’ha applicata in punto di Diritto. Bene e con la perizia assoluta che le deriva da due cose.

Una innata propensione alla vocazione forense ed il fatto che l’abbia potuta coltivare all’ombra di un “Titano del Diritto”: suo padre, l’indimenticabile avvocato Renato Casale.

Non stupisce più di tanto perciò il suo ricordo di un altro gigante del Foro come Franco Assante, commemorato da lei in queste ore. Né quello né l’endiade con un altro mostro sacro della Legge, scomparso da poco e troppo presto: Gianrico Ranaldi. Ma il suo non è solo memento, è soprattutto appello. “Quando scompare un professionista affermato ci sono uomini e cani. Io voglio ricordare un Uomo, Franco Assante”. (Leggi qui: Cosa ci ha lasciato Gianrico Ranaldi e dove sta nascosto).

“Collega ed amico di mio padre, alla morte di papà non solo non accettò di sostituirlo in processi importanti se non affiancando me o mio cognato Daniele (all’epoca poco più che trentenni). Ma, per anni, veniva lui, avvocato affermato, ad incontrare i clienti oramai comuni presso il nostro studio. Per riaffermare che da quello studio non si prescindeva”.

Poi l’appello che sa di orgoglio in purezza: “Per anni l’apporto professionale non è stato paritario ma lo è stata, sempre per volontà di Franco, la divisione dei compensi. Ebbene, ora che Gianrico non c’è più, spero che tanti Colleghi vogliano tenere a mente l’insegnamento dell’Avvocato Assante. Quale? “Essere Uomini e non cani ed aiutare i validissimi Colleghi dello Studio Ranaldi con la stessa, vera, Amicizia e Colleganza, di cui Franco Assante ha dato testimonianza“.

La chiosa è specchio della chiosatrice: “Con affetto e riconoscenza lo ricorderò sempre”.

Chiamata etica.

STEFANIA MARTINI

Andrea Palladino, Stefania Martini, Angelo Pizzutelli © Giornalisti Indipendenti

A prescindere dai toni, a prescindere dalle parole: possono piacere o irritare, entusiasmare o avvelenare. Come sempre, dipende dal lato dello stadio dal quale si guarda la partita. Ma non si può negare che dopo due ere geologiche il Pd sia Partito all’assalto con la baionetta tra i denti contro il centrodestra che da undici anni amministra Frosinone. 

Il pretesto glielo fornisce proprio l’amministrazione: un sindaco sotto pressione che invece di governare il dissenso interno se ne fa condizionare e prospetta il ritorno alle urne; un assessore che da sempre fa dell’ironia la sua arma più tagliente portandola al limite ma dimenticando che stare in giunta è diverso che stare all’opposizione. Ed attaccare i propri alleati significa innescare reazioni che rendono meno stabile l’intera baracca. Dando il pretesto al Pd per lanciarsi all’assalto. (Leggi qui: Cinaglia, il fantasma che agita Frosinone).

Alla presidente provinciale del Partito Democratico Stefania Martini va riconosciuto il merito di avere aggregato, unito, limato e forse anche avere esasperato i toni del documento politico. Che, piaccia o no, è il più grande segno di vitalità politica del centrosinistra a Frosinone da undici anni a questa parte. Cioè da quando Nicola Ottaviani ha vinto per la prima volta le elezioni annichilendo gli avversari.

Non sarà il documento Pd a cambiare il corso della storia di questa amministrazione. Se Mastrangeli cadrà, sarà o per suo crollo nervoso (molto improbabile) o per eliminare dal campo chi oggi lo assedia, scommettendo che provvederà l’elettorato alla cancellazione nelle urne (molto più probabile).

Ma cambierà il modo di essere e fare opposizione in Consiglio comunale. Definendo da ora chi ci sta e chi non ci sta. Quel documento non ha avuto l’appoggio dei Socialisti né di Polo Civico (che per dieci anni è stato nel centrodestra) ed ha registrato la retromarcia di Andrea Turriziani. Ma gli altri, tutti gli altri, hanno morso i polpacci del centrodestra affondando i denti nella polpa. E non si vedeva da anni.

Vento di opposizione.

FLOP

ADOLFO URSO

Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica

La soluzione lui l’ha trovata e non è esattamente l’Uovo di Colombo. Perciò un sì convinto alle buone intenzioni ed a buona parte di quello che sostiene. E tuttavia un “mahh” perplesso sul merito della sua intera sterzata ci sta tutto. Il ministro di imprese e Made in Italy Adolfo Urso ha una sua idea.

E’ quella di lanciare il programma di lavoro per la riapertura delle miniere nel nostro Paese. Secondo Urso ci sarebbe “un rischio elevato di approvvigionamento delle materie prime critiche, cioè quelle non energetiche e non agricole sia per l’Europa che per il nostro Paese.

Ed esattamente per questi motivi, che sono solidissimi, andrebbe fatta una cosa. In Italia andrebbero “riaperte le miniere visto che nel nostro sottosuolo si trovano ben 16 su 34 delle materie prime critiche indicate dall’Ue. Insomma, tra terre rare e minerali rarissimi l’Italia si è scoperta “scrigno” di ogni ben di dio per far funzionare il terzo millennio senza arrancare ancora nel secondo.

La cosa in realtà sta in piedi ma solo in parte. L’Italia è Paese infatti in cui vincoli ambientali, situazione idrogeologica e farraginosità dei percorsi autorizzativi rendono quanto meno difficoltosa una sterzata del genere. Da un lato esiste dunque lo stato critico di approvvigionamento delle materie prime critiche tipico di Italia e mezza Europa. dall’altro c’è il Dragone cinese che, franco da lacci e lacciuoli legali ed etici, estrae dalla terra anche pezzi di nucleo (sì, è un’iperbole figurata).

Il dossier è agli atti della Commissione Industria del Senato ed Urso ha rilevato che ormai “molta parte delle materie prime critiche arrivano dalla Cina. Lo ha detto con il tono saputo di chi ha la soluzione in tasca, ma gli converrebbe usare quello cauto di chi di quella soluzione può attuarne meno della metà.

Tra mito e realtà.