Top e Flop, i protagonisti di sabato 9 settembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 9 settembre 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 9 settembre 2023.

TOP

ANTONELLO IANNARILLI

Antonello Iannarilli

Da giovane lo chiamavano Gheddafi, per la carnagione che diventava scura ai primi raggi di sole e per la chioma folta ed arruffata che ricordava quella del dittatore libico. Ma anche per il suo modo di fare politica: come il ras della Giamahiria, inglobava ed accorpava gli avversari in una sua personalissima e devota tribù. Antonello Iannarilli ora sarà costretto a fare i conti con un nome meno altisonante e più vezzoso: Fuffi. Come il celebre gatto.

Del felino condivide una proverbiale caratteristica: le sette vite. Dato per politicamente morto almeno quattro volte, ad ognuna è puntualmente risorto ed ogni volta con una collocazione per nulla di rincalzo.

La prima volta lo diedero per spacciato dopo avere perduto le Comunali di Alatri per una trentina di voti appena su svariate migliaia; i caroselli delle auto con i suoi sostenitori erano già partiti quando un’ondata di schede contrarie nell’ultimo seggio ribaltò la situazione. Morto. E risorto: dopo qualche mese era Consigliere regionale del Lazio.

Il secondo funerale glielo fecero dopo avere ricoperto la carica di assessore regionale nella giunta di Francesco Storace: le elezioni successive le vinse il centrosinistra di Piero Marrazzo. Morto. E risorto: dopo qualche mese era deputato a Montecitorio.

Ancora crisantemi, pariglie impennacchiate e vespiglioni in nero quando a vincere le elezioni fu Romano Prodi. Antonello Iannarilli risorge ancora una volta: ultimo presidente della Provincia di Frosinone eletto dai cittadini.

Poi la sua personalissima stella si offusca. Nel firmamento politico inizia a brillare l’astro di Mario Abbruzzese che non è tipo da fare prigionieri ma da polverizzare qualunque cosa incontri sul suo cammino.

Questa volta Iannarilli è stato tumulato, per la gioia dei suoi avversari. Che hanno sorriso quando s’è ripresentato alle Regionali di febbraio sotto le insegne di Fratelli d’Italia: come un novello Viktor risvegliato dal sonno nella saga dei vampiri Underworld. E come il vecchio capo della casata ha dimostrato tutto il suo peso: quasi 9mila voti raccolti a spasso.

Ora l’investitura: commissario dell’azienda delle Case Popolari, dove la Guardia di Finanza ha già fotocopiato tutto il possibile per comprendere la guerra su stipendi e promozioni tra alcuni dei vertici. A lui, la cosa non impressiona: è di vecchio corso e non teme di rimanerci sotto. Perché – anche se fosse – Fuffi ha ancora tante vite da giocarsi.

Meglio Fuffi che Gheddafi.

GIORGIA MELONI

E’ iniziata di fatto la campagna elettorale per le Europee 2024 e si sente. Si sente anche dalle parole e dagli atteggiamenti di Giorgia Meloni nella casella estera dove sarà più facile fare messe di consensi. E dove al contempo potrebbe essere più facile prenderne. Premessa dovuta: associare una cosa orribile come ciò che sta accadendo nella terra governata da Kiev in termini di mero consenso politico è atroce. Ma è reale, tridimensionale ed ineluttabile.

Se da un lato infatti l’aggressione della Russia all’Ucraina è e resta uno sconcio umanitario, dall’altro quel conflitto è la cartina tornasole degli equilibri che usciranno dal voto Ue dell’anno prossimo. Perché è in particolare sull’Ucraina che si misureranno i partiti che del Parlamento europeo sono parte organica.

E Giorgia Meloni ha bisogno ora come non mai di essere “la più europea di tutte”, lei e l’Italia di cui oggi è massima rappresentante di esecutivo. Ha detto la premier che “il futuro dell’Ucraina è un futuro di pace, di libertà e di benessere. È un futuro, nella sua integrità territoriale, all’interno della Casa comune europea. All’interno della casa europea significa poco o nulla, fin quando la pendenze territoriali di Kiev non avranno piena risoluzione e le daranno requisiti per entrare in Ue.

Tuttavia il valore pubblicistico della frase è immenso e Meloni lo sa. “Perché la vostra eroica resistenza è la nostra battaglia per la democrazia. La vostra libertà è la libertà per l’Europa intera”. E l’ultimo “contenitore”? Per Meloni è “l’annessione illegale della Crimea nel 2014 da parte della Russia”. Quella cioè che per la premier di Roma “è stata una chiara violazione del diritto internazionale e un assaggio delle intenzioni aggressive russe su tutta l’Ucraina”.

“Da allora Mosca ha imposto il suo modello autoritario e ha violato i diritti delle popolazioni della Penisola, primi fra tutti i tatari. Nel 2014 in Occidente non si era compreso appieno la portata di quanto stava accadendo o, forse, si era sperato che potesse fermarsi lì la pulsione imperialista di Mosca. Abbiamo sbagliato, ed è doveroso riconoscerlo.

Che significa? Che Meloni si è intestata miopie che all’epoca non erano ascrivibili a lei e che nel farlo ha sottolineato esattamente che non erano ascrivibili a lei ma a qualcun altro. Però lei ha giocato si signorilità e se le è ascritte. Perché è brava. E furba. E ragiona da leader matura.

La ragazza è cresciuta davvero.

FLOP

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini

I suoi auspici hanno il tono franco e falsamente inoppugnabile tipico delle cose che devono parlare alla pancia del paese. E che devono corteggiare contesti talmente sordidi che alla fine derogare dal Diritto ed applicare il Taglione appare quasi giusto. Il che a ben vedere è un ossimoro, ma con questo tipo di ossimori Matteo Salvini ci va a nozze, da sempre.

Premessa: quello che è accaduto a Caivano con lo stupro di gruppo, è un fatto agghiacciante, ma la verifica della sua terribile matrice penale non può mai prescindere dall’applicazione della Norma e delle strade che della Norma tracciano le rotte. In caso contrario è solo barbarie per sanare le azione dei barbari.

Ma Salvini, che rimpiange molto più di quanto non sembri i “bei tempi” di quando stava al Viminale, non si arrende e punta dritto all’epa del Paese. E sugli stupri dice: ”Spero che le commissioni parlamentari prendano in esame il prima possibile la proposta, che la Lega ha copiato da altri Paesi nel mondo, di sperimentare il blocco androgenico, la castrazione chimica, per chi stupra una donna o un bambino. Da ministro delle Infrastrutture Salvini sembra essere tornato alla durezza piaciona che tanto piacque ai suoi “fan” nel primo periodo della Lega. Quella che non conosceva compromessi sul Diritto.

Ma non solo: nella sua visione un 14enne che commetta un reato deve essere punito alla stessa guisa di un maggiorenne.

Sulle violenze sessuali torna su un antico claim. “Porteremo avanti in Parlamento il disegno di legge della Lega sulla castrazione chimica. Chiedendo di calendarizzarlo in commissione per votare e approvare al più presto una proposta di buonsenso. Se stupri una donna o un bambino hai evidentemente un problema: la condanna in carcere non basta, meriti di essere curato. Punto”.

Ecco, punto.