Top e Flop, i protagonisti di venerdì 13 ottobre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 13 ottobre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 13 ottobre 2023

TOP

MAURIZIO LEO / GIANCARLO GIORGETTI

Maurizio Leo (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

La coppia del Mef ha tenuto rotta e botta nelle acque molto procellose di quello che il Governo Meloni dovrà fare con la Legge di Bilancio. Non è roba facile e la premier lo aveva già spiegato. Ma se la Meloni oggi ha una possibilità di far quadrare i conti anche se con una cassa risicata parte del merito sta anche nell’azione in combo di Maurizio Leo e Giancarlo Giorgetti.

In questo caso il vice ministro dell’Economia viene prima del titolare perché Leo si è dimostrato molto cauto nella comunicazione Cioè su una cosa che sta all’economia come le auto elettriche stanno al Texas. Il dato che è le prime misure previste dalla riforma fiscale “entreranno in vigore a partire dal primo gennaio 2024 e saranno quelle che non prevedono alcuna copertura finanziaria”.

Maurizio Leo lo ha spiegato molto bene. E secondo quanto studiato da Giorgetti in pole per entrare in vigore c’è “il meccanismo del concordato preventivo biennale per le piccole e medie imprese. Quello e l’allargamento del meccanismo di compliance alle imprese medio grandi con fatturati fino a 100 milioni di euro. Leo è stato ugola del suo titolare e chiarissimo: “L’obiettivo è di ridurre il tax gap dell’Italia che viene calcolato fra i 75 e i 100 miliardi”.

“Con il concordato preventivo la piccola impresa può aderire alla proposta del fisco, e se aderisce, tutto quello che guadagna in più nel secondo anno fiscale non viene tassato, è quindi esente da imposizione. Messa così è fuori lessico da propaganda e nel pieno del vocabolario di difficoltà che stiamo per leggere tutti. Ed una prefazione cauta ci voleva.

I “corvi” che però servono.

VINCENZO FORMISANO

Il professor Vincenzo Formisano, alle sue spalle la foto di Donato (Foto © Roberto Vettese)

Oltre cento. Tra loro c’è quello che ha avuto l’idea di prendere un’Apetta Piaggio e montarci su un forno a legna per andare in giro a fare le pizze. Ha sfondato e nei mesi scorsi lo hanno voluto pure in Olanda. Oppure c’è quello che si è inventato le coltivazioni di fragole ma fatte nelle cassette ad un metro da terra così è più facile raccoglierle e controllare la qualità del terreno. Ma pure quello che voleva fare lo street food con i prodotti delle ricette tipiche ciociare. Il professor Vincenzo Formisano, oggi presidente della Banca Popolare del Cassinate ne ha esaminati a migliaia di progetti simili. E questi tre, più un altro centinaio li ha finanziati: a costo zero, senza spese e senza interessi.

Nelle ore scorse ha voluto che anche per il 2023 la Bpc pubblicasse il bando del progetto Prima Idea. Sono 12 anni che va a caccia di idee e non importa quanto possano apparire strampalate: se dietro c’è un’idea imprenditoriale ha deciso che lui e la banca che guida ci mettono i soldi.

È una versione territoriale del modello americano: vieni in banca con un’idea ed io te la finanzio. “È un progetto in grado di rispondere alle necessità del territorio e alle evoluzioni degli scenari economici” ha detto ieri il professore. Chi viene finanziato? “Tutte quelle idee e quelle opportunità di business proposte dai giovani e che spesso è difficile realizzare per le difficoltà di accesso al credito e di reperimento delle risorse sul mercato”.

È come un percorso di purificazione: il modello moderno di banca impone di pensare ai conti ed al business ma così taglia fuori chi ha buone idee e non dispone delle garanzie. Con questo percorso, Formisano fa l’esatto contrario: finanzia chi non ha il becco d’un quattrino né lo straccio di una garanzia ma gli ha portato un’idea buona.

Banchiere e comunista.

FLOP

ALESSANDRO ALFIERI

Alessandro Alfieri (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

Da membro della Segreteria del Partito Democratico ha fatto il suo dovere, ma da pensatore speculativo forse si è messo un po’ troppo “in sintonia” con la sua Segretaria Elly Schlein. E tra i dem ci sono cose non dette che però vanno fatte, sempre. Cose come quella per cui quando Elly Schlein va fuori idillio ed a veleno contro Giuseppe Conte conviene aspettare.

Perché i due sono in disaccordo su molte cose ma in potenziale accordo su altre e il destra centro lo batti solo con il campo largo. Alessandro Alfieri ha aspettato che la Segretaria dem replicasse all’ex premier sul tema dei migranti, roba urticante assai. Replicando a Conte, Schelin aveva detto: “Non ha letto le proposte del Pd sull’immigrazione. Aspettiamo le sue, ma siamo in campagna elettorale. Conte aveva “accusato” il Pd di essere inconcludente sul tema e di replicare solo l’improponibile slogan de “accogliamo tutti”.

Schlein in queste cose diventa ariete ideologico e l’aveva sparata grossa: “Accoglienza indiscriminata? E’ la stessa propaganda della destra, di Meloni e Salvini, le stesse parole, del resto a sventolare i decreti sicurezza con Salvini, c’era Conte e non c’eravamo noi. Ecco, era questo il momento in cui forse Alessandro Alfieri avrebbe dovuto contare fino a dieci. Specie adesso che il destra centro è impegnato in “crociata” contro la giudice Apostolico ed il suo secondo no ad un trattenimento ex Decreto Cutro.

Per lui le parole del leader M5S sono statesparate populiste. capisco che la campagna elettorale per le europee sia iniziata, ma consiglierei un po’ più di prudenza nel linguaggio. Eviti di fare caricature ridicole. Noi siamo per governare i fenomeni complessi legati ai flussi migratori e dare una mano ai sindaci sul territorio lasciati soli dal governo Meloni. Non servono sparate populiste”. Solo che se lo dice Schlein che ha la patente da pasionaria etica quelle cose sono emendabili perché inquadrabili nel personaggio.

Se le dice un solido senatore hanno il tono del “copia-incolla”. E in politica non si sa mai, qualcuno potrebbe ricordagliele, ad Alfieri. Magari tra qualche mese. Dopo Euro 2024.

E aspetta no?

GIOVANNI BORTONE

Il dottor Giovanni Bortone con il sindaco Riccardo Mastrangeli

In politica, il dissenso è una delle cose più nobili: è esercizio di democrazia. E finché c’è dissenso significa che il sistema democratico sta funzionando. Ma oltre un determinato limite, il consenso sconfina nel sabotaggio: compiuto all’interno delle proprie linee. Prima di arrivare a questa frontiera, la coerenza (altra cosa nobile della politica) impone di prendere atto della situazione: si sta lasciando il proprio fronte e si sta passando contro coloro con i quali si sono vinte le elezioni. Dissenso e coerenza sono tra le libertà più democratiche.

Se ne viene usata una alla volta però si rischia di essere dei semplici sabotatori (se si fa utilizzo del solo dissenso). Oppure degli idealisti evanescenti (se si ricorre alla sola coerenza).

È nel dosaggio delle due virtù che il consigliere comunale leghista di Frosinone Giovanni Bortone ha incontrato evidenti difficoltà in questi giorni. In Aula durante lo scorso Consiglio comunale è stato tra quelli che hanno messo in difficoltà la loro stessa maggioranza e nella successiva riunione di verifica non ha firmato il documento di fiducia incondizionata al sindaco Riccardo Mastrangeli. Dissenso: nobile atto di democrazia. (Leggi qui: Spintoni, urla e veleni: benvenuti al Consiglio di Frosinone. E leggi anche Dal colosso al collasso il passo è breve).

È al passo successivo che Giovanni Bortone ha iniziato ad incontrare la fatica: quella di essere coerente. È stato necessario che ad aiutarlo intervenisse il sindaco Riccardo Mastrangeli. Che gli ha revocato la delega (Rapporti con l’Università): mettendo in chiaro che non lo stava sfiduciando bensì era stato Bortone stesso a sfiduciare il sindaco, dimenticando di compiere poi il passo conseguente. (Leggi qui: La controffensiva di Mastrangeli: via Pizzutelli e Bortone).

Lo stesso ha dovuto fare il suo Partito, la Lega: della quale Bortone era il capogruppo in Consiglio Comunale. Era. Perché nelle ore scorse anche il Corroccio lo ha sconfessato: il consigliere Dino Iannarilli ha comunicato che Bortone non è più il capogruppo.Con la mancata sottoscrizione del documento di conferma di fiducia al sindaco da parte del consigliere Bortone viene compromesso inevitabilmente il rapporto politico, ponendosi fuori dalle indicazioni della Lega. La revoca come capogruppo del partito in Consiglio risulta l’effetto di tale comportamento. Non può essere referente della Lega un Consigliere non tesserato che ha messo in discussione la fiducia nel sindaco espressione della maggioranza di centro destra in primis della stessa Lega”.

Dissenso e coerenza. La Lega dissente dal comportamento di Bortone e coerentemente gli revoca l’incarico. Basta poco.

Tornare dopo avere letto i Fondamentali.