Dal colosso al collasso il passo è breve

Cosa resta dopo il Consiglio comunale di ieri sera. Che porta l'amministrazione Mastrangeli 1 sull'orlo del baratro. Il sindaco è stato lasciato solo ancora una volta, esattamente come nel confronto con lo Scalo. Ed è chiaro che sia una strategia

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Rimettere insieme i cocci sarà veramente complicato dopo la doppia seduta del Consiglio comunale di ieri a Frosinone. Il question time ed il dibattito ordinario hanno registrato il tutti contro tutti nella maggioranza di centrodestra, come mai accaduto negli ultimi sedici anni di amministrazione. (Leggi qui: Spintoni, urla e veleni: benvenuti al Consiglio di Frosinone).

Il livello dello scontro è stato così acceso da lasciare pochi margini per una ricomposizione: difficile ieri comprendere chi fosse la maggioranza e chi l’opposizione. Non è crisi ufficiale, ma qualcosa che le somiglia molto. A formalizzarla, nelle prossime ore basterebbe che il vicesindaco Antonio Scaccia desse seguito a quanto strillato nei momenti più accesi del parapiglia avvenuto a fine seduta: Domani chiedo la verifica e vi mando tutti a casa.

Le caviglie fragili del colosso

I Partiti non sono intervenuti, almeno ufficialmente, per cercare di ricreare il clima di distensione. E questo per due ragioni. La prima: sono consapevoli che non si tratti di crisi politica ma legata agli incarichi; per nessuno è un mistero che i consiglieri Anselmo Pizzutelli, Giovanni Bortone, Pasquale Cirillo, Maurizio Scaccia e Maria Antonietta Mirabella non si sentano valorizzati ed al tempo stesso ritengano eccessivo l’assessorato assegnato ad Alessandra Sardellitti per il ruolo avuto dalla sua forza politica nel Ballottaggio vinto un anno fa.

Il secondo motivo è politico ma non riguarda i Consiglieri. Sin dalla nascita del Governo di destracentro guidato da Giorgia Meloni è stata evidente la competizione strisciante per la leadership. Una corsa che mette in gara tra loro Lega e Fratelli d’Italia per accaparrarsi il consenso: tanto a Roma quanto in ogni contesto che li metta a insieme. Ne è dimostrazione quanto sta avvenendo a Cassino dove i Civici (di chiara matrice leghista) sono pronti a far saltare il banco per le Comunali 2024. A Frosinone FdI mantiene fede al suo impegno di sostenere lealmente il sindaco ma tutto questo logoramento non dispiace più di tanto: in caso di ritorno alle urne Fabio Tagliaferri farebbe valere le sue azioni dopo avere rinunciato alla candidatura un anno e mezzo fa. (Leggi qui: No Primarie no Party: l’ultimatum dei Civici a Tagliaferri).

Anche perché è evidente che si sia esaurito il clima di unità che aveva portato lo scorso anno Riccardo Mastrangeli alla guida della città con il 55,32% dei voti, vincendo il ballottaggio con il Dem Domenico Marzi, eleggendo ben 22 consiglieri comunali pronti a sostenerlo. Una maggioranza granitica. Un colosso, che rischia però di avere i piedi di argilla.

Tutti lasciarono solo il sindaco

Mauro Vicano

Nessun Partito ha detto che dopo Mastrangeli, se cade, c’è solo un altro Mastrangeli. Nessuna blindatura insomma. È un chiaro segnale. Ma c’è di peggio. Così come avvenuto nel confronto con i cittadini dello Scalo sulle scelte urbanistiche e sul traffico il primo cittadino  è stato lasciato ancora una volta da solo a cercare di sbrogliare la matassa che con il tempo è diventata sempre più ingarbugliata. Fino all’epilogo di ieri sera. (Leggi qui: Mastrangeli impavido: “balla da solo”… allo Scalo senza i suoi).

La situazione è sul confine del caso psichiatrico: in Aula ieri diversi Consiglieri di maggioranza hanno interrogato la propria maggioranza. Facendo a gara per riuscire a metterla in difficoltà. Ne ha presentate quattro Anselmo Pizzutelli, un paio Mauro Vicano, un alto paio sono di Bortone. Interrogazioni con argomenti precisi, circostanziati, basate su riferimenti a leggi, documenti, atti ufficiali. Segnale evidente che la strategia di attacco è stata studiata a tavolino. Non si è trattato di improvvisazione né di uno scazzo temporaneo e contingentato come può accadere davanti ad una battuta o una frase infelice di qualche assessore o dirigente. (Leggi qui: Spintoni, urla e veleni: benvenuti al Consiglio di Frosinone).

Ma se non bastasse ci sono stati altri che o sono usciti dall’aula prima del voto, o si sono astenuti sulla votazione del bilancio consolidato. Il tutto coinvolgendo amministratori di diversi partiti e liste civiche. Situazione veramente kafkiana, ma dal significato politico dirompente. Impossibile da ignorare. Una sorta di avviso ai naviganti, del tipo “I Pierini della situazione li sappiamo fare pure noi e forse anche meglio di voi”. Segnali politici di malessere diffuso e non più circoscritto ai malpancisti: segnali che forse, fino ad oggi, più di qualcuno aveva sottovalutato.

Le cause

Adriano Piacentini e Riccardo Mastrangeli

Innanzitutto, in questo primo anno di consiliatura è mancata nella maggioranza la famosa stanza di compensazione. È quella che nella Prima e Seconda Repubblica ha salvato tante amministrazioni, di destra come di sinistra. Stanza che evidentemente non può essere gestita dal sindaco che ha ben altro da fare. Per ruolo politico ed amministrativo compete ad altri lo sfogatoio in cui chi è scontento, insoddisfatto o deluso ha la possibilità di manifestare tutto il proprio malumore. Ed essere quindi ascoltato e rassicurato, uscendo rasserenato da quella stanza.

In secondo luogo è venuto meno del tutto il necessario raccordo tra Consiglieri e Assessori. Ognuno è andato per conto proprio ed in alcuni casi la mano destra, non sa cosa fa la sinistra. E questo non aiuta certamente i rapporti Consiglio – Giunta. Rapporti che sono precipitati anche dal punto di vista personale. E questo è forse l’aspetto che preoccupa di più. Quello che allontana una positiva soluzione della vicenda. Pietro Nenni amava dire “la politica non si fa con i sentimenti, figuriamoci con i risentimenti”

Ecco con i risentimenti non si va da nessuna parte: i risentimenti personali, tra diversi consiglieri di maggioranza, come pure tra consiglieri e assessori, appaiono sempre più evidenti e difficili da gestire. In ogni riunione, pubblica o privata che sia. Sulle piste ciclabili, sul percorso del BRT, sulla piazza dello Scalo, sulla rimodulazione del traffico, si può probabilmente trovare una sintesi. Sulle antipatie personali no.

Il fattore Alessandra

Alessandra Sardellitti

C’è un ulteriore elemento. L’assessore Alessandra Sardellitti è stata messa da tempo nel mirino di qualche consigliere. Con la scusa che la rappresentanza di genere in giunta è sovradimensionata rispetto agli uomini. Ed è quindi necessario un riequilibrio. Il tutto in aggiunta a fantomatiche, ma sempre strumentali, motivazioni politiche di originaria appartenenza.

La titolare della delega all’Innovazione Tecnologica e  Smart City non è abituata a stare con le mani in mano, è un avvocato stimato a Frosinone, viene da una famiglia di importanti imprenditori. Non ha bisogno dell’appannaggio da assessore che invece ingolosisce, e tanto, qualche consigliere. In quello che fa ci mette tempo, passione e competenza. Il suo attivismo la mette sotto la luce dei riflettori. E questo inevitabilmente ingenera invidie ed antipatie.

Ultimo, ma non per questo meno importante. Sono proprio i nuovi “stipendi” degli assessori, per inciso previsti dalla Legge, che rischiano o comunque contribuiscono parecchio a far saltare la santabarbara a Frosinone. Dove alcuni non si accontentano della sedia, ma vogliono anche l’appannaggio. Pecunia non olet. (Leggi qui: Quanto costano Mastrangeli, Salera e tutti gli altri).

Lo scenario

L’errore più grande che si possa commettere è fare finta che ieri nulla sia accaduto. È accaduto tutto invece. Anche se il Bilancio consolidato è stato approvato ma con soli 17 voti.

È indispensabile che il sindaco, supportato ufficialmente da tutti i Partiti di centro destra e dalle liste che compongono la sua maggioranza, metta tutti Consiglieri e Assessori intorno ad un tavolo ed affronti, con la necessaria serenità, ma anche con l’indispensabile fermezza la situazione politica esistente. Senza infingimenti, senza retropensieri. Da parte di nessuno.

Chi vuole la crisi a questo punto lo deve dire apertamente. Mettendo sul tavolo tutte le criticità ed i problemi. Quelli veri, non quelli finti. Se qualcuno ha intenzione di costituire un nuovo gruppo consiliare, con l’obiettivo di rivedere gli assetti di Giunta, lo deve dire. Ora. Non domani, con la scusa delle elezioni Provinciali ed Europee. Dove i Partiti corrono ognuno per conto proprio. E non nella logica della coalizione. Che oggi a Frosinone è in pericolo. Sarà poi il Sindaco Mastrangeli a fare la sintesi e decidere se, come e con chi andare avanti con la consiliatura.

Il lasciar decantare le cose da sole, dal punto di vista politico, non paga più.