Tutti contro tutti l Consiglio comunale di Frosinone. Spintoni, urla, parapiglia: Picentini che rischia di finire a terra mentre tentano di separare Max Tagliaferri e Francesco Pallone, Scaccia che urla "Domani chiedo la verifica e vi mando a casa”. Il sindaco incredulo di fronte a tanto
L’istantanea che fotografa il Consiglio Comunale di Frosinone è scattata a fine seduta, fuori dall’aula: il presidente Massimiliano Tagliaferri si spintona con il consigliere Francesco Pallone, il vicesindaco Antonio Scaccia si fionda a separarli e ne nasce una gazzarra nella quale l’assessore Adriano Piacentini viene colpito e rischia di finire a terra, il sindaco Riccardo Mastrangeli assiste alla scena pietrificato come se fosse in un altro mondo. La serietà della situazione la riassume una delle frasi urlate in quella bolgia: a pronunciarla è Antonio Scaccia: “Domani chiedo la verifica e vi mando a casa”.
Benvenuti a Palazzo Munari: già sede provinciale di Bankitalia, riadattata e museo con i pezzi più pregiati della storia di Frosinone, per una notte ring nel quale lavare le mille insoddisfazione di una maggioranza che così non sta più insieme.
Aria di assedio
Che il clima fosse elettrico era evidente già dal principio. Dalla fase fissata alle ore 18 e dedicata al Question time, tanto per scaldare l’Aula in vista dell’appuntamento delle ore 20 con il Consiglio ordinario per l’approvazione del Bilancio Consolidato per l’esercizio 2022. Una seduta che doveva chiarire gli scenari politici nel capoluogo, legati ai mal di pancia dei consiglieri Anselmo Pizzutelli, Giovanni Bortone, Pasquale Cirillo, Maurizio Scaccia e Maria Antonietta Mirabella. Che da tempo non si sentono né valorizzati né coinvolti, nelle dinamiche amministrative.
All’inizio dell’estate avevano fatto mancare il voto sul Piano dei Rifiuti mandando un altolà al sindaco. C’era stata una delicata fase di ricucitura portata avanti proprio da Riccardo Mastrangeli. Che ha condotto al tregua. Terminata con la seduta di queste ore.
L’assedio è evidente quando si contano le interrogazioni. Non ci sono solo quelle dei consiglieri di opposizione Domenico Marzi, Angelo Pizzutelli, Fabrizio Cristofari e Vincenzo Iacovissi. Le più affilate sono quelle presentate dai consiglieri di maggioranza per mettere all’angolo la loro Giunta. Ne presenta 4 Anselmo Pizzutelli, un paio Mauro Vicano, un alto paio sono di Bortone.
Domande appuntite
Non assestano colpi di assaggio: i consiglieri di maggioranza affondano il colpo e fanno male. Mettendo in difficoltà l’amministrazione: come fa l’interrogazione di Anselmo Pizzutelli che tira fuori un Regolamento sugli alberi datato Anni 90 e tuttora in vigore nel Capoluogo. “Avete rimosso due dozzine di alberi ma non avete quantificato il danno come da regolamento”: il dirigente capisce di essere nel mirino.
Ma affonda il colpo anche Corrado Renzi: sui diritti di superficie e sul vincolo cimiteriale. È evidente che serva per tentare di imbarazzare l’amministrazione: l’assessore al Bilancio Adriano Piacentini non ci sta e tra i due si accende un battibecco pepato. La risposta di Corrado Renzi è concreta: se ne va e fa mancare il suo voto sul consolidato.
Non è leggera nemmeno l’interrogazione di Mauro Vicano: articolata in tanti piccoli quesiti fa a pezzi la convenzione del Comune con il Frosinone per lo stadio Benito Stirpe. Tra i banchi sussurrano che Vicano si sia legato al dito il comportamento di uno steward che durante la scorsa partita casalinga abbia ignorato il suo ruolo e lo abbia tenuto fuori dall’area Ospitality. Quando si è qualificato gli hanno risposto “Spiacente, lei non ha il braccialetto e non posso farla passare”. E quando il sindaco Mastrangeli ha detto all’inserviente “Guardi che è il consigliere Vicano” non è cambiato di una riga il no all’accesso.
I numeri non si allineano
Il punto di collasso sta per arrivare. Dalle file dell’opposizione il capogruppo Pd Angelo Pizzutelli interviene sul canone per il Palasport e chiede di capire perché si debbano pagare 80mila euro quando lui in regione aveva assistito ad una convenzione che parlava invece di 25mila.
È a questo punto che il presidente d’Aula Massimiliano Tagliaferri inizia ad incalzare il delegato allo Sport, pretendendo risposte rapide e chiare. Ma il meglio è dietro l’angolo.
Di nuovo Angelo Pizzutelli chiede un chiarimento su quanto scritto a pagina 17 nella relazione del dirigente Giannotti. È la parte in cui si spiegano quanto deve avere il Comune dalla Società Ambiente Frosinone per l’uso delle sue strutture e quanto il Comune deve a Saf. Dalla relazione Giannotti si evince che il Comune deve avere da Saf 3.800 euro ma il Comune ne deve alla Società pubblica che smaltisce i rifiuti urbani ben 800mila. È il tappo che salta dalla bottiglia di spumante.
Si alza il consigliere di maggioranza Mauro Vicano: per anni è stato presidente della Saf. “Cari signori, quando ero alla guida della società ho detto in tutti i modi che il Comune ci doveva quelle somme. Ma l’allora sindaco Nicola Ottaviani mi ha crepato e c’è voluta una sentenza per ristabilire la verità. Mi dispiace ma io quella roba non ve la voto: vi posso fare lo sconto perché sto in maggioranza con voi e mi astengo”.
Max due, la vendetta
Sulla scia di Vicano si piazza il presidente del Consiglio Comunale Massimiliano Tagliaferri: “Non mi convince nemmeno a me. E non la voto nemmeno io”. Il dato politico non h bisogno di commenti: il presidente d’Aula ed il rappresentante della forza politica che è stata determinante al Ballottaggio un anno fa non votano il Consilidato.
Poi il parapiglia, la gazzarra, le urla, chi tenta di dividere e chi prende le gomitate per sbaglio. Gli unici a non partecipare sono i consiglieri di Fratelli d’Italia: Fabio Tagliaferri li tiene allineati e coperti, hanno un patto di lealtà con il sindaco e non gli fanno mancare i voti ma gli spintoni e le zuffe non sono contemplati.
È ormai un tutti contro tutti. Una parte della maggioranza vuole il posto andato all’assessore Alessandra Sardellitti ritenendo che non le competa perché la sua forza politica è entrata nel loro campo solo al Ballottaggio. Lei non fa niente per demeritare e così la decapitazione può essere sollecitata solo per via politica. Riccardo Mastrangeli ha già detto che pacta sunt servanda. Ed il suo predecessore Nicola Ottaviani è pienamente d’accordo.
Se Antonio Scaccia darà seguito alla minaccia di avviare una verifica potrebbe accadere di tutto. Anche il cambiamento degli assetti con una parte dell’opposizione pronta ad entrare. O anche il ritorno alle urne.
Di maggioranza, ma anche di opposizione.