Top e Flop, i protagonisti di venerdì 19 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 19 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 19 aprile 2024.

TOP

ANGELO CAMILLI

Angelo Camilli (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Unindustria è l’Associazione territoriale del sistema Confindustria di Roma Frosinone Latina Rieti e Viterbo. E non è la versione amatriciana di Confindustria, ma la stanza dei bottoni di un sistema che da tempo nel Lazio ha resettato via dai suoi desiderata le stanze dei… bottini. La strategia del Lazio in termini di industria, produzione e strategie per rendere sistemiche quelle branche vitali del Paese è da tempo all’avanguardia.

E la dimostrazione non sta tanto nel nuovo board di Confindustria del post Carlo Bonomi, quanto piuttosto nel fatto che quella scelta di marcata origine territoriale è più effetto che causa di questo mood “uber alles” della Regione con Roma Capitale. Ecco perché non c’è stupore, ma soddisfazione per una cosa dipanata in fisiologia per la nomina di Angelo Camilli.

Il neo vice di Emanuele Orsini
Emanuele Orsini (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Già presidente Unindustria, sarà vicepresidente e responsabile di Credito, Finanza e Fisco di Confindustria. Cioè del Gotha di settore a livello nazionale. E c’è un secondo segnale che dà la cifra della crucialità della scelta. Camilli ha ricevuto il testimone per quelle deleghe chiave dal nuovo presidente di Confindustria che le deteneva prima di arrivare ai vertici di Viale dell’Astronomia. Emanuele Orsini ha voluto Camilli come un ammiraglio di squadra vuole un capitano di fregata di provata bravura.

In ballo c’erano dieci vicepresidenti elettivi e tre di diritto. Lo dice lo statuto che ha selezionato il team di Emanuele Orsini “che succederà operativamente a Carlo Bonomi a fine maggio. (…) Programma e team sono stati approvati con l’84% delle preferenze. Su 132 membri presenti 110 hanno votato a favore, i contrari sono stati 9 e 13 le schede bianche. Lo spiega Milano FInanza che quelle nomine le aveva già in menabò da giorni. Ma a fare la parte del leone è stata tutta Unindustria.

Poker chiuso con Tarquini, Tripi e Regina
Maurizio Tarquini (Foto: Livio Anticoli © Imagoeconomica)

Oltre a Camilli arriverà anche il neo direttore generale Maurizio Tarquini che sostituirà l’ambasciatore Raffaele Langella e che secondo alcune indiscrezioni dovrebbe andare ricoprire la sede in Canada. E non è finita: incarichi strategici anche per Alberto Tripi che dovrà occuparsi di Intelligenza Artificiale ed Aurelio Regina che andrà all’Energia.

Sono tutte teste pensanti che ragionano industrialmente da sempre nel Lazio. In settori in cui il Lazio ed Unindustria hanno lanciato sfide pesanti ed oculate. Sfide talmente affidabili per protocolli ed esito che alla fine la somma dello stesso è diventata somma di uomini. Uomini del cui spirito di analisi ed iniziativa Angelo Camilli è la quintessenza. Quintessenza laziale.

Si chiude una fase: quella che per anni ha visto sul ponte di comando un altro laziale, Maurizio Stirpe con i galloni di vice e delegato alle Relazioni. Se ne apre una nuova, nella quale ci sarà un approccio meno politico che nel passato. Ma più associativo. Per questo servivano competenze. Come quelle che la squadra piazzata dal Lazio potrà mettere sul tavolo.

Leader di un Lazio pigliatutto.

DINO TASCHETTA

Dino Taschetta

La 56ma edizione di Vinitaly nella storica sede veronese ha rappresentato una pietra miliare dell’economia e dell’eccellenza italiana. La kermesse si è conclusa da solo 48 ore ed è già tempo di bilanci. Con la Regione Lazio che ha messo in vetrina ben 53 aziende con grande soddisfazione di Francesco Rocca all’insegna del riuscitissimo slogan “All roads lead to taste” che mette a crasi un detto su Roma e il focus sull’evento. Certo, a dirla tutta: alcune aziende laziali hanno preferito chiedere asilo negli stand di altre regioni perché gli spazi che il Lazio intendeva riservargli erano alquanto angusti e per niente rappresentativi della loro dimensione e capacità produttiva in termini di qualità.

Attenzione: il Vinitaly è reduce da una lunga serie di sciagure sequenziali che avevano rischiato di mettere un freno grosso ad una punta di diamante di un’economia che patriottica lo era prima dell’avvento di questi tempi patriottardi. Il tutto si è snodato su 17 padiglioni. Cioè, in soldoni metrici, su “100mila metri quadrati netti di stand da visitare”.

Il senso di bellezza assoluta, precedente e ritrovata in akmè, lo ha reso bene un post del “nostro” Fabio Cortina, in missione per conto di Bacco e del team Magnapera di Teleuniverso. “Quello del Vinitalyofficial è stato uno dei viaggi più belli mai compiuti. Un viaggio tra storia, geografia, un pizzico di geologia, tanto gusto”.

Il diario di bordo di Fab(b)io
Fabio Cortina

“Ma soprattutto bellezze e peculiarità dell’Italia del vino, che è molto di più di un bicchiere o una bottiglia. Un viaggio con base in uno dei territori più belli d’Italia, in un contesto che solo eventi del genere sanno dare. Tasso alcolemico compreso”.

E a chiosa tra il sardonico e il grato oggettivo: “Non posso che ringraziare il mio sommelier personale Marco Stanzione (l’uomo che ha messo assieme tannini e metal) ed una guida esperta e saggia come Alessandro Venturini. Così come, per buona parte delle cose belle che mi sono accadute essere grato a Teleuniverso tv”.

Vinitaly si è caratterizzato per tutta una gamma di appuntamenti B2B che hanno visto protagonisti 1.200 top buyer esteri messi a dimora e produttività di merchandising “grazie all’attività di incoming congiunta Veronafiere-Agenzia ICE”. Insomma, Vinitaly 2024 è stato una cosa grossa, dopo gli anni bui del Covid e della crisi energetica derivante (anche) dalla guerra in Europa. Ecco perché se su circa 30 mila operatori stranieri da oltre 140 nazioni e tutti gli annessi è andata a spiccare un progetto italiano la cosa fa ancora più orgoglio.

Bollicine e colpi di genio

Abbiamo voluto omaggiare l’evento prendendo uno di quelli che hanno contribuito a farlo grande. Dino Taschetta è alla guida di Cantine Colomba Bianca. Un’azienda che ha “in assortimento 2 Metodo Classico e 5 Charmat”. E nel settore gettonatissimo delle bollicine ha presentato a Vinitaly il suo progetto “100 mesi sui lieviti”. Di cosa parliamo? Di una limited edition di sole 1.500 bottiglie che gode di una lunga e pregiata rifermentazione.

Il presidente Taschetta lo ha spiegato bene: “Lo chardonnay è capace di elevarsi fino ai 100 mesi. Il suo affinamento per noi è stata una sfida contro il tempo. Negli ultimi 10 anni abbiamo accuratamente lavorato sul Metodo Classico.

“Generiamo il nostro Chardonnay selezionando le uve da un parco di 6 mila ettari tra i vocati vigneti siciliani, nella provincia di Trapani”. E così facendo si ottengono “le basi per gli spumanti dai raccolti selezionati di Gibellina, Vita, Salemi.

Che significa e cosa ne discende quindi? Che “anno dopo anno, abbiamo conservato uno storico importante. Con il progetto 100 mesi sui lieviti, siamo andati bel oltre la rifermentazione di 48 mesi del nostro 595. Raddoppiando il riposo abbiamo racchiuso in sole 1.500 bottiglie un affinamento eccezionale”. E quando ci sono risultati eccezionali in una cornice eccezionale non darne menzione è impossibile. E sbagliato.

Idea frizzante.

FLOP

SIMONE PILLON

Simone Pillon (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Ormai lo usano tutti come lo zio vecchio e baciapile che ai pranzi di famiglia viene perculato da tutti. Così, al solo scopo di vedere come sarebbe andato a finire il mondo se certi pensieri fossero rimasti maggioritari. Simone Pillon ha dalla sua una ortodossia della quale può comunque andar fiero perché in un mondo libero non esistono idee incatenate. Tuttavia l’anacronismo palese ed urticante di ogni cosa che dice e fa non si palesa nella polpa del suo pensiero.

Quello, per quanto poco condivisibile, resta sacro. No, le derapate di Pillon sono piuttosto figlie dell’abitudine che il leghista ha di motivare le cose che espettora. E di pretendere ad ogni fiata di avere la Ragione Suprema ben stretta nel pugno, anche quando è impossibile vederla o anche solo corroborarla, quella ragione. Il personaggio è un po’ nel mood Sangiuliano-Valditara, che non solo ne sparano di così grosse da far ridere un Paese intero.

Il mood Sangiuliano-Valditara
Giuseppe Valditara (Foto: Paola Onofri © Imagoeconomica)

Ma che poi invece di abbozzare e passare oltre spiegano che dietro le loro castronerie c’è una ratio che il popolazzo non ha colto. Una settimana fa Pillon aveva, tanto per dire, minacciato azioni legali contro il famoso spot delle patatine usate da una monaca a mo’ di ostia. “Valutereremo insieme ai colleghi giuristi dell’associazione san Tommaso Moro un bell’esposto per offesa al sentimento religioso, magari con richiesta di risarcimento”.

Amica Chips era diventata la Nemica e Pillone aveva informato solennemente tutti. “Quanto a me e ai miei familiari, da oggi sceglieremo solo altre marche”. E in queste ore Pillon ha voluto regalare e ribadire in più fiate temporali la summa del suo pensiero, a paragone del quale uno stilita del dopo Concilio di Nicea pare Bob Marley.

Nemica Chips e non solo
Gennaro Sangiuliano (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

“Se critichi il gender sei omofobo, se ti opponi alle drag queen nelle scuole sei transfobico, se difendi la famiglia sei medievale”. Poi la ciliegina: “Se appoggi Trump sei fascista. I sinistrati non vogliono bandire i discorsi d’odio, ma i discorsi che loro odiano. Pazienza. Avanti con la verità”.

Chiunque pretenda di avercela in tasca solo lui, la verità, di solito la uccide. E la verità, secondo Pillon, è quella di non rispettare chi la pensa come lui chiamandolo “sinistrato”. Ma attenzione: non è odio, è Sarcasmo Santo.

Torquemada buffo.

GABRIELE PICANO

Gabriele Picano lavora alla lista FdI

I problemi iniziano subito: appena indossata la fascia di capitano. Gabriele Picano è l’uomo che dovrà mettere a punto la lista di Fratelli d’Italia per le elezioni comunali di Cassino. Era più facile fare il cristiano ai tempi di Nerone. Perché FdI è un Partito con il vento che soffia impetuoso sulle vele e spinge in tutte le elezioni. Per questo i big regionali e nazionali vorranno vedere un risultato coerente anche a Cassino. Dove però non c’è una tradizione per la fiamma tricolore. Cassino è città democristiana, nemmeno troppo andreottiana e giammai fanfaniana.

Gabriele Picano è consapevole di dover mediare. Bilanciando una lista tra i suoi candidati e quelli della componente rampelliana che fa riferimento all’ex portavoce cittadina Angela Abbatecola. E che tenga conto della figura emergente apparsa in tutta la sua sostanza già allo scorso Congresso Provinciale: Antonio Cardillo.

Difficile. Molto difficile. Non impossibile. Poi però inizia subito il bombardamento interno, l’accoppamento del compagno di cordata che in questo caso è avversario. Perché i posti in lista sono tanti ma quelli in Aula molto pochi.

Nelle ore scorse Gabriele Picano ha perso per strada un pezzo da 90. Ha lasciato la lista Annarita Terenzio. Più che l’uscita è disastrosa la motivazione: “immediatamente dopo aver annunciato il mio intento di candidarmi ho dovuto registrare, non senza stupore, un clima di ostilità e risentimento nei miei confronti da parte di potenziali competitors, sfociato, addirittura, in azioni la cui gravità mi riservo di censurare nelle opportune sedi”. Quali azioni?

Dall’interno di FdI hanno sollevato una questione di opportunità, collegandola ad una vicissitudine giudiziaria che ha interessato persone con lo stesso cognome della Terenzio ma nella quale lei non è nemmeno lontanamente sfiorata. Una situazione più che paradossale: al punto che in suo favore è sceso in campo nelle ore scorse anche il sindaco Enzo Salera che è avversario politico di Anna Rita Terenzio. “Non entro mai nelle questioni che avvengono in casa d’altri. Ma se le ragioni permettere in discussione la candidatura di Annarita Terenzio sono queste, dico con chiarezza che le trovo inaccettabili. È una mia avversaria. Ma non mi risulta che sia mai stata giudicata per condotte meno che lecite. Non si gioca con la reputazione delle persone”.

Indossare la fascia di capitano attribuisce anche la funzione di pompiere, bonificatore e peace keeper. È evidente che Gabriele Picano, in questa fase, abbia mancato il bersaglio.

Fuoco amico.