Top e Flop, i protagonisti di venerdì 22 settembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 22 settembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 22 settembre 2023.

TOP

ALESSIO D’AMATO

Alessio D’Amato (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Per essere dinamico è dinamico, ma Alessio D’Amato nella sua nuova “versione” partitica si sta dimostrando anche un eccellente “chirurgo”. Sarà stata la sua vecchia verve di assessore regionale alla Salute, però l’esponente di Azione ed ex candidato alla Presidenza della Pisana ha una dote. Sa scegliere esattamente i temi su cui qualunque cosa si dica, qualunque intervento si invochi non appare una forzatura politica di maniera, ma uno scenario si cui intervenire o riflettere è giusto.

Come quello ad esempio dei lavoratori agricoli del Lazio. Alessio D’Amato ha lanciato la proposta di una Commissione d’indagine su quella particolare e vulnerabile categoria di lavoratori. E lo ha fatto con particolare attenzione alla provincia di Latina. All’appello di D’amato ha risposto tra gli altri Simone Brina, Consigliere Comunale di Sabaudia in Azione e referente agricoltura di Azione.

Che ha spiegato: “Una commissione d’indagine per contrastare lo sviluppo del caporalato è un atto necessario che viaggia su due binari”. Perché? Perché Latina è contigua a zone ed ambiti dove il caporalato purtroppo è una sorta di “dogma nero”. E perché “da un lato è volto a scardinare un sistema illecito che va smantellato per garantire i diritti dei lavoratori del settore agricolo”. Gli illeciti già censiti e quelli che potenzialmente e “per tabulas” potrebbero rivelarsi tali all’esito di indagini precise sono troppi. Va messo rimedio alla piaga con una pre-diagnosi. Poi bisognerà agire il Consiglio regionale con un legiferato di secondo livello.

E c’è di più. “Dall’altro tale Commissione aiuterebbe a mettere in risalto e a tutelare i molteplici imprenditori agricoli virtuosi presenti in provincia di Latina”. E con la rotta tracciata da D’Amato far venire a galla eventuali storture sarà più facile. Facile, e giusto, a contare il tema.

Buttiamo un occhio va’…

ANDREA AMATA

Andrea Amata con Matteo Salvini

Un’immagine rende meglio di mille parole. Prendete allora le immagini del recente spot in cui un impeccabile Alessandro Gassman promuove una compagnia di assicurazioni. Nello short, frena all’improvviso ed in apparenza senza motivo: pochi secondi dopo la frenata un bambino gli taglia la strada. Il concetto è ‘bisogna saper anticipare il futuro‘. Andrea Amata non fa l’attore, con Gassman ha pochi punti in comune, però la capacità di previsione delle cose che non si vedono è la stessa dello spot.

Per primo ha capito l’effetto che avrebbe sul territorio delle province di Frosinone e Latina l’istituzione della Zona economica speciale per tutto il Mezzogiorno. Dall’Abruzzo al Molise, fino alla Sicilia. Trasformando ancora una volta Ciociaria e Pontino in territori di confine dai quali scappare portando via fabbriche ed investimenti. Perché pochi metri più in là del confine ci sono i benefici delle Zes. Un allarme – quello lanciato da Amata – passato inosservato ai più.

Andrea Amata oggi è consigliere provinciale e Capogruppo della Lega a Palazzo Iacobucci. In passato è stato vicepresidente della Provincia: è stato lui nel 2015 a volere la riattivazione del Comitato per lo sviluppo e l’avvio del percorso per l’istituzione dell’Area di Crisi Complessa in provincia di Frosinone. Anche stavolta non è stato da meno.

Come Gassman nello spot, ha anticipato gli effetti del provvedimento governativo che apre autostrade a chi vuole investire nel Sud Italia. Ma esclude la provincia di Frosinone. Andare a produrre a Balsorano, 10 minuti da Sora o a Mignano Montelungo, 10 minuti da Cassino, sarà più conveniente. Va da sé che la già disastrata economia ciociara e pontina ne risentirebbe ancor di più.

Per questo subito ha attivato i livelli parlamentari della Lega e fatto scrivere al presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni. Chiedendo di emendare il testo del decreto prevedendo agevolazioni anche per le aree a confine della Zes.

La provincia di Frosinone e di Latina rischiano di rimanere schiacciate dalla tenaglia competitiva innescata a nord da Roma, che assorbirà ingenti risorse e investimenti connessi al Giubileo e all’Expo. Ed a sud dalla Zes, che rincarerà il fenomeno “emorragico” della delocalizzazione, anemizzando ulteriormente il tessuto produttivo locale. Dopo il suo intervento, altri lo hanno seguito. Forse perché non lo avevano compreso. O non hanno l’attitudine alla Gassman dello spot a prevedere i guai prima che si verifichino.

Provvidenziale.

FLOP

ORAZIO SCHILLACI

Orazio Schillaci (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Volge al termine il Mese mondiale sull’Alzheimer e il Ministero della Salute è di fatto chiamato in causa. Lo è per quel mancato upgrade di impegno e risorse che ci si sarebbe aspettati su un tema così cruciale. Orazio Schillaci è ministro ormai da un anno, è incappato “solo” nella coda della tragedia planetaria del Covid e non ha scuse. Doveva fare di più. In che senso?

Il dato da cui partire è quello per cui il 40% dei casi di demenza previsti nel mondo fino al 2050 potrebbe essere ritardato. Ritardato o “evitato intervenendo sui principali fattori di rischio. Serve tuttavia che i governi si impegnino maggiormente nel finanziare la ricerca sui principali fattori di rischio per la demenza e le strategie di contrasto alla loro diffusione”. Lo ha riportato Ansa ed è la silloge di un appello lanciato in occasione del XII Mese Mondiale Alzheimer.

A lanciarlo la presidente della Federazione Alzheimer Italia Katia Pinto. Che ha detto: “L’Italia, aderendo nel 2017 al Piano di azione globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla risposta di salute pubblica alla demenza, si è impegnata a dare priorità alla riduzione del rischio. Tuttavia si tratta di “un aspetto che non è sufficientemente considerato nel nostro Piano Nazionale Demenze, che, oltretutto, potrebbe a breve rimanere di nuovo senza fondi”.

Non è finita e non butta affatto bene. “Lo stanziamento economico previsto con la legge di Bilancio del 2021 si esaurirà infatti nei prossimi mesi. Per questo chiediamo con forza al Governo di garantire nuovi fondi al Piano”. Schillaci faccia tesoro di questo monito ed agisca. Quanto prima.

Più ministro ancora, please.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini e Claudio Durigon (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Sulla Cultura c’è poco da scherzare. Perché, vuoi o non vuoi, è la leva sulla quale si agisce quando poi si vuole raggiungere l’obiettivo di portare la gente a scannarsi. Sigmund Freud lo analizzava nel suo saggio sulla I Guerra Mondiale. Spiegando che arriviamo a scannarci solo quando consideriamo gli altri come diversi. Così per i russi gli ucraini sono nazisti e per gli ucraini i russi sono orchi.

 Giocare sulla diversità crea un nemico. Addirittura un nemico sub umano che non ha i nostri stessi diritti. Ed è esattamente quello che si sta sottintendendo con la guerra santa lanciata da Matteo Salvini contro Christian Greco, egittologo di chiara fama non a caso direttore del Museo Egizio di Torino che nel settore è tra i più apprezzati in Europa.

La colpa di Greco? Lancia iniziative per coinvolgere la gente verso la cultura dandogli un buon motivo per incuriosirsi ed andare a visitare l’Egizio. Tra queste iniziative c’è il recente ingresso gratuito per i cittadini di lingua araba: tipo ‘sconto ai discendenti degli egizi’; che è un modo per riscoprire la propria cultura ed andare a visitare il museo.

Va detto che Greco di iniziative simili ne ha prese tante: per pensionati, studenti ed ogni categoria di visitatore che mai avesse prima messo piede all’Egizio. Invece è diventato un bersaglio: sul quale certa destra sta sparando contestandogli di discriminare i cristiani per favorire i musulmani. Siamo ancora a fare distinzione di lingua e religione.

Greco in queste ore ha risposto con una garbatissima intervista a Repubblica, priva di vittimismi e piagnistei tipici di chi lì c’è andato invece per prebenda politica e non per competenza. A Salvini ha insegnato così cos’è un intellettuale: l’uomo armato della forza della conoscenza.