Top e Flop, i protagonisti del giorno: 8 aprile 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

VIRGINIA RAGGI

Dicono che la regia politica dietro l’esplosione della vicenda dei concorsi di Allumiere sia della sindaca di Roma. Non importa se è vero oppure no, importa che venga detto e anche pensato. Significa in ogni caso che Virginia Raggi non molla, che non solo intende ricandidarsi al Campidoglio, ma che pensa di poter vincere. E i fatti cominciano pure a darle ragione.

Virginia Raggi (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Il Partito Democratico è fermo e non riesce a venire fuori dal pantano. Oggi la possibilità di una candidatura a sindaco di Nicola Zingaretti è molto remota. Quasi impossibile. Mentre Carlo Calenda incassa il via libera incondizionato di Italia Viva.

Il centrodestra ha i numeri per poter vincere a Roma, ma bisognerà vedere come Lega e Forza Italia si posizioneranno nel caso di una discesa in campo di Chiara Colosimo, di Fratelli d’Italia. È lei infatti la grande favorita.

In ogni caso Virginia Raggi dimostra di essere una “combattente” e di non avere problemi a contrastare l’asse tra Pd e Cinque Stelle nato alla Regione Lazio. Certamente la questione delle assunzioni alla Pisana sul piano politico l’ha favorita. Ecco perché non conta se è vero che la regia politica è la sua oppure no. A pensarci bene però, perché non potrebbe essere la sua?

Ostinata.

MAURO BUSCHINI

Si è dimesso senza concordare nulla prima con nessuno. Lo ha fatto dopo aver capito che era lui l’anello debole della catena. Magari anche perché a Roma è complicato accettare un ciociaro alla Presidenza del Consiglio Regionale. In ogni tipo di contesto politico e di Partito. (Leggi qui Buschini spiazza tutti: si dimette da Presidente).

Mauro Buschini

La delibera del concorso di  Allumiere ha avuto il via libera dell’intero ufficio di presidenza, ma Buschini ha evitato anche di ricordarlo. Si è assunto una responsabilità politica che non è soltanto sua. Lo ha fatto per una questione di onestà intellettuale e di rispetto del ruolo. Ha specificato che non si tratta di una resa, ma di un atto di trasparenza e di rispetto nei confronti delle istituzioni.

In un Paese come l’Italia quasi nessuno si dimette da nulla. Lui lo ha fatto e non era un atto dovuto.

Lo ha fatto dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario nazionale del Pd. Senza cioè alcun tipo di possibilità di una soluzione politica. Si apre per lui un lungo periodo di traversata nel deserto. In ogni caso però Buschini ha dimostrato di saper guardare in faccia la realtà anche nel momento di un passo indietro enorme.

Cavallo di razza.

FLOP

NICOLA ZINGARETTI

Se pensa che l’intera vicenda possa chiudersi con le dimissioni di Mauro Buschini da Presidente del Consiglio regionale si sbaglia di grosso. Il centrodestra non mollerà la presa, cavalcando l’onda mediatica formidabile della vicenda del concorso di Allumiere.

Nicola Zingaretti con Mauro Buschini

Da mesi Zingaretti non ne indovina una. Prima l’accanimento terapeutico sul Governo bis di Giuseppe Conte, poi la convinzione che l’ex avvocato del popolo potesse essere il capo di una nuova coalizione di centrosinistra. Andando avanti: le dimissioni da segretario nazionale del Pd, rinunciando quindi alla possibilità di essere lui a “firmare” la svolta con le candidature a Camera e Senato.

Adesso il mancato intervento per convincere Mauro Buschini a non dimettersi. Ma non per il gusto di “resistere”, bensì per affermare il principio che le scelte si difendono se vengono considerate giuste. Se si continua a ripetere che le procedure sono regolari e legittime, allora perché non far seguire a questo comportamenti conseguenti?

Il sogno di Zingaretti è quello di provare a diventare sindaco di Roma. La sensazione che si sta trasmettendo è che tutto possa essere sacrificabile per un obiettivo politico del genere. Mauro Buschini è uno dei suoi fedelissimi. Forse valeva la pena blindarlo. Invece si dimesso in solitudine. Senza un intervento vero di Nicola Zingaretti.

Serie nera.

ORLANDO ANGELO TRIPODI

Da mesi la Lega non fa altro che inseguire Fratelli d’Italia alla Regione Lazio. Anche nelle ore scorse è stato così. Orlando Angelo Tripodi, capogruppo del Carroccio alla Pisana, ha detto che non serve una nuova commissione per esaminare gli atti del concorso di Allumiere. Ma lo ha fatto dopo che Fratelli d’Italia aveva messo la bandierina su questa tematica.

(Foto: Imagoeconomica, Stefano Carofei)

Probabilmente il Carroccio avrebbe dovuto chiedere subito l’azzeramento dell’ufficio di presidenza. Di tutto l’ufficio. Invece questo non è successo.

Il fatto è che la scelta nazionale di Giorgia Meloni di non far parte della maggioranza che sostiene Mario Draghi sta diventando una spina nel fianco della Lega di Matteo Salvini. Il Capitano lo ha capito e prova a ritagliarsi spazi diversi. Mentre a livello regionale e di Campidoglio Giorgia Meloni sta avanzando. Il gruppo consiliare della Lega non dà la sensazione di poter essere la “guida” del centrodestra. Non nel consiglio regionale comunque.

Costretto ad inseguire.