Top e Flop, i protagonisti del giorno: 1 maggio 2021

Top e Flop. I fatti centrali ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ANTONIO TAJANI

In un’intervista a La Repubblica il coordinatore nazionale di Forza Italia ha detto che se oggi il Paese è in zona gialla non è certo merito di Matteo Salvini. Una bordata in piena regola, che ha dato la possibilità ad Antonio Tajani di prendere ancora di più le distanze dalla Lega, ma anche da Fratelli d’Italia. Facendo capire a tutti, soprattutto all’Europa, che perfino il futuro ancoraggio della coalizione ha il colore “azzurro”. 

Antonio Tajani (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

In questo modo Tajani ha sottolineato che la linea del rigore sul Covid rimane quella giusta e che l’aperturismo tout court non si coniuga con il saper essere classe di governo.

In un altro contesto il coordinatore di Forza Italia ha spiegato, relativamente all’elezione del prossimo Capo dello Stato, che la stessa non potrà avvenire “contro” il centrodestra. Aggiungendo che Silvio Berlusconi ha le carte in regola per salire al Quirinale. Una mossa astuta, che mette spalle al muro sia il premier Mario Draghi che il Capitano Matteo Salvini. Entrambi infatti, per motivi opposti, hanno bisogna dell’ex Cavaliere. Antonio Tajani lo ha evidenziato a tutto tondo.

Giocatore di scacchi.

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Uno-due micidiale a Virginia Raggi. Il tempo è scaduto e il Comune di Roma non ha dato alcuna risposta alle prescrizioni contenute nell’ordinanza dello stesso Nicola Zingaretti sulla necessità di individuare un sito per realizzare la nuova discarica a servizio della Capitale. Tra poche ore il Governatore commissarierà il Campidoglio su questo tema specifico. Facendo capire a tutti come stanno le cose su un tema delicato come quello dello smaltimento dell’immondizia. (Leggi qui Tempo scaduto, la Regione commissaria Roma sui rifiuti).

Ma c’è anche un contesto politico che a questo punto comincia ad essere chiarissimo. Nicola Zingaretti non si candiderà a sindaco di Roma. Non può dopo aver commissariato la Raggi. Il prescelto sarà quasi sicuramente l’ex ministro Roberto Gualtieri, che in ogni caso dovrà passare dalle primarie.

C’è anche un altro elemento e cioè il fatto che il segretario Dem Enrico Letta ha detto che l’ipotesi di un’alleanza tra Pd e Cinque Stelle passa dagli accordi al ballottaggio. Non al primo turno. Tutte le caselle del puzzle stanno andando a posto.

La nomina di un commissario per i rifiuti a Roma rappresenterà la dichiarazione di guerra politica di Nicola Zingaretti alla Raggi. Non ai Cinque Stelle. Solo alla sindaca.

Strategia a tutto campo.

FLOP

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto: Leonardo Puccini)

Per quale assurdo e insondabile motivo il “resto del mondodovrebbe continuare a ricevere la valanga di rifiuti che Roma produce quotidianamente? Una domanda che si fanno tutti coloro che in questi anni sono stati costretti a sobbarcarsi di un problema gigantesco soltanto perché l’Amministrazione capitolina e i Cinque Stelle non intendono prendersi alcuna responsabilità su un argomento fondamentale come lo smaltimento dell’immondizia.

Inoltre alla riunione della cabina di regia istituita dalla Regione Virginia Raggi non ha partecipato. Mandando un delegato. La sindaca sembra non rendersi conto che il commissariamento di Roma sui rifiuti rappresenterà la pietra tombale non soltanto sulla sua esperienza politica ma anche sul ruolo che non potrà più giocare nei Cinque Stelle.

Proverà a “vendicarsi” cercando di far perdere il centrosinistra alle comunali. Ma resta il fatto che Virginia Raggi perde la partita decisiva ch e l’ha vista contrapposta per anni a Nicola Zingaretti. E’ come se il Real Madrid perdesse in casa, all’ultimo minuto, la sfida del Clasico contro il Barcellona.

Caporetto.

MARIO ABBRUZZESE

La foto lo ritrae a petto nudo: come un novello Benito Mussolini nel celebre scatto che consegnò alla storia il giorno in cui affrontò la Battaglia del Grano. Il Duce quel giorno andò a farsi una eroica mattinata di mietitura, l’ex presidente del Consiglio Regionale Mario Abbruzzese è andato a farsi inoculare il vaccino anti Covid.

L’iconografia è la stessa. Mario Abbruzzese, come Mussolini, offre il petto ignudo alla fotocamera dirigendo lo sguardo altrove: il Duce scruta il futuro, l’ex presidente osserva intorno a lui la Sanità riorganizzata da Zingaretti in maniera ben diversa da ciò che ne fece ai suoi tempi Renata Polverini.

Per il resto, l’immagine parla da sola: la camicia poggiata sulla spalla sinistra, il torace ignudo offerto all’infermiera, sprezzante dell’ago che sta per attraversare il muscolo alto della spalla destra. I Ray-Ban scuri calati sugli occhi ne fanno una via di mezzo tra il generale Clark e Tom Selleck senza baffi.

Ma è scendendo all’altezza dell’ombelico che si consuma il sacrilegio. Tra la mano destra che copre le pudenda e la sinistra alzata a reggere la camicia: Mario Abbruzzese ha coperto la panza con la pecetta che si mette per rendere irriconoscibili i volti dei bambini, coprire gli estranei alla foto, ciò che va tutelato e non deve essere visto. Si è pixellato la pancia.

E no presidente. Perché nascondere la panza? Trofeo di centinaia di riunioni politiche, conseguenza di trattative impossibili, monumento a quelle campagne elettorali dove l’antipasto si faceva in un ristorante, poi di corsa a mangiare il primo in un altro locale, il secondo in un altro ancora, ed il dessert a notte fonda nell’ultimo comizio?

Allora Franco Fiorito, Gianluca Quadrini, Alessio Porcu? Tutta gente di panza e di indiscutibile sostanza. Il vero eroismo è esibirla, presidente.

Il virus del narcisismo