Palozzi al Tar per riavere la poltrona di vice presidente del Consiglio Regionale

Il vice presidente del consiglio regionale Adriano Palozzi (Forza Italia) sospeso dopo gli arresti per l'inchiesta sullo stadio della Roma presenta ricorso al Tar. Reclama la carica che gli è stata tolta. E accusa tutti i suoi colleghi consiglieri.

Adriano Palozzi rivuole la poltrona di vice presidente del Consiglio regionale del Lazio. Quella che gli è stata tolta dopo l’arresto scattato a giugno per l’inchiesta sul nuovo stadio della Roma (leggi qui Stadio della Roma, cosa inguaia il vice presidente della Regione Palozzi (FI) l’ex assessore Civita (Pd) e il M5S).

La revoca era scattata per via del grave impedimento (gli arresti domiciliari) che gli impediva di esercitare la carica. L’esponente di Forza Italia il 24 luglio era stato sospeso dal ruolo di consigliere regionale e sostituito con la prima dei non eletti Roberta Angelilli  (in base alla legge Severino). Poi l’otto agosto gli era stata revocata anche la carica di vicepresidente dell’Aula regionale. Un’operazione che aveva determinato anche un cambio degli equilibri in maggioranza (leggi qui L’anatra zoppa non c’è più: in aula vota la nuova maggioranza in Regione)

Ora, l’inchiesta sullo stadio a Tor di Valle si avvia alla conclusione: la procura continua a ritenere coinvolto Adriano Palozzi. Ma nello stesso tempo il consigliere sospeso dalla Regione chiede di riavere la poltrona. E per questo si è rivolto al Tar del Lazio.

 

Il ricorso al Tar

Nel ricorso al Tribunale Amministrativo regionale, Adriano Palozzi impugna entrambi gli atti: sia la sospensione da consigliere e sia la revoca da vice presidente del Consiglio Regionale.

Il motivo principale del ricorso è che in entrambi i casi mancherebbe «l’avvio del procedimento nei confronti del ricorrente». Si legge nel ricorso che Palozzi «non ha potuto in alcun modo partecipare al procedimento di comminazione delle due sospensioni».

Cosa significa? Stando al ricorso era necessario «comunicare al ricorrente l’intenzione di sospenderlo dal Consiglio regionale».

Gli avvocati del consigliere regionale puntano l’attenzione in particolare sul secondo provvedimento. È quello che gli ha tolto la vice presidenza ed ha costruito una nuova maggioranza in Regione.

Ritengono che «il provvedimento di cessazione dalla carica di vicepresidente dell’Ufficio di Presidenza, non è stata preceduta da alcuna contestazione. Quindi in concreto il provvedimento è stato assunto senza alcuna motivazione. Tantomeno c’è stato effettivo contraddittorio con l’interessato».

 

Incompetenza in concreto

Adriano Palozzi ritiene che la delibera del Consiglio Regionale con cui è stata disposta la cessazione della carica di vicepresidente sia «viziata da incompetenza in concreto».

Non c’era competenza e c’era invece «una evidente contraddittorietà tra  decreto del presidente del Consiglio, che aveva sospeso Palozzi, e la delibera del Consiglio regionale che aveva eletto Cangemi a vicepresidente».

Perché quegli atti si contraddicono? Perché – dicono gli avvocati di Palozzi – il primo atto sospende il Consigliere dalla vicepresidenza; il secondo – che dovrebbe essere solo l’atto di esecuzione del primo – di fatto lo rimuove. Invece avrebbe solo dovuto limitarsi ad applicare la sospensione.

Nella visione delle cose illustrata dal ricorso, la Regione doveva sospendere Palozzi dalla vice presidenza e lasciare congelata la carica.

Da qui l’illegittimità. E la “incompetenza in concreto” della delibera di cessazione della carica di vicepresidente.

 

Statuto e scadenze

Nelle loro argomentazioni, gli avvocati di Adriano Palozzi fanno riferimento allo Statuto della Regione Lazio ed al fatto che gli arresti domiciliari inflitti al loro cliente possono durare al massimo solo sei mesi. Palozzi è stato arrestato il 13 giugno 2018. Pertanto la privazione della libertà può andare avanti al massimo fino al 13 dicembre 2018.

Cosa c’entra questo? Perché dovrebbe fare differenza il fatto che i suoi arresti abbiano una scadenza?

Per gli avvocati, il voto che ha portato Pino Cangemi a prendere il posto di Palozzi come vicepresidente è avvenuto in presenza di una misura cautelare che avrebbe avuto un termine certo. E questo farebbe venire meno il concetto di ‘grave impedimento’.

«L’unico dato certo, al momento, è che la misura cautelare scadrà al più tardi il 13.12.2018. Questo dato era a disposizione del Consiglio regionale già l’8 agosto 2018. Pertanto la cessazione della carica appare illegittima e manifestamente priva di una corretta ed equilibrata motivazione. Del tutto inadatta e sproporzionata, oltre che immotivata, è dunque la cessazione della carica da un lato e la nomina di un nuovo vicepresidente in sostituzione di Palozzi dall’altro».

 

Non era necessario

C’è anche un altro elemento. L’Ufficio di Presidenza della Regione Lazio (l’organismo composto dal presidente d’aula, dai due vice, dai tre consiglieri segretari) è formato da sei persone.

Dunque «la nomina di un nuovo vicepresidente in un Ufficio di presidenza che conta sei membri in tutto, e che dunque certamente non accuserebbe alcuna difficolta’ di funzionamento se per un periodo comunque limitato di tempo annoverasse solo 3 vicepresidenti, null’altro sia che una vera e propria rimozione sine die del ricorrente dalla funzione».

 

Cangemi illegittimo

La conseguenza, secondo i legali di Palozzi, è che sia «illegittima la nomina dell’onorevole Cangemi».

In un passaggio del ricorso, gli avvocati chiamano in causa l’intero Consiglio Regionale. Lo accusano di avere messo alla gogna il loro collega.

Perché con quel provvedimento, adottato «Prima ancora che cominci un processo penale a suo carico (che vedremo se e e quando inizierà, e se lo vedrà fra gli imputati), l’onorevole Palozzi  viene di fatto privato sine die del ruolo di vicepresidente che gli era stato legittimamente attribuito dopo le elezioni, pare evidente che venga messo alla gogna mediatica da parte degli stessi colleghi ben al di la’ di quello che la norma di legge consente».