I fascisti Bragaglia che nascosero gli ebrei Moravia e Morante con il suo romanzo

Altre pagine di storia dimenticata. E spesso sconosciuta. Passano per la provincia di Frosinone. Furono i fratelli Bragaglia (fascisti) a nascondere Alberto Moravia ed Elsa Morante (ebrei) in fuga. E nascondere il libro che la Morante stava scrivendo. Permettendole poi di vincere il premio Viareggio

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

I Bragaglia, Alberto Moravia ed Elsa Morante: esiste un intreccio incredibile fra questi tre miti della Cultura italiana. Un intreccio incredibile e sconosciuto, che si è sviluppato a Frosinone. Generando un’altra pagina di letteratura, arte e solida amicizia rimasta a lungo nell’ombra.

Il sonno della ragione genera mostri” intuì Goya nel Settecento. Oggi, nel pieno di un periodo in cui la ragione si sta addormentando, riscoprire quella pagina perduta con i Bracaglia, Moravia e Morante può essere.

 

I Bragaglia in questione sono due: Anton Giulio e Carlo Ludovico (il ventennale della sua morte è passato in silenzio nella città, è morto il 3 gennaio 1998). Sono legati al movimento fascista, tanto che Anton Giulio diventa il consigliere della Corporazione dello Spettacolo.

Alberto Moravia invece è antifascista e di padre ebreo. Elsa Morante è figlia di un’ebrea.

Negli anni inquietanti del Fascismo, della persecuzione verso gli ebrei, loro hanno scritto una pagina indimenticabile. Che dovrebbe entrare in tutte le scuole, soprattutto in quelle del frusinate (perché città dei Bragaglia) come esempio di quanto la cultura, l’amore per la cultura possa far nascere amicizie solide e sconfiggere l’odio e la cecità.

 

Moravia ha scritto il suo primo capolavoro, che l’ha consacrato scrittore giovanissimo, Gli Indifferenti sui tavolini delle ‘Grotte’ dei Bragaglia, in via degli Avignovesi a Roma.

Quando Moravia viene messo all’indice come scrittore, scopre di essere ricercato per finire deportato in un campo di concentramento. Narra la sua fuga: ”Con Elsa andammo girando di casa in casa con una valigia piena di scatole di sardine, era quello che potevamo offrire”.

Ad aprire la porta per farli nascondere ci fu anche Anton Giulio Bragaglia. Accade così che un ebreo antifascista trova accoglienza proprio in una casa ”nemica”.

 

 

Nella fuga verso sud, Elsa Morante non può portare con se i quaderni: è una scrittrice che userà sempre inchiostro e carta per scrivere i suoi romanzi. Su quei fogli stava scrivendo ‘Menzogna e sortilegio‘. È il romanzo con cui vincerà poi il Premio Viareggio.

Quel quaderno viene custodito in casa di Carlo Ludovico.

 

In questa incredibile storia di cultura e amicizia va anche chiarito un altro aspetto, Elisabetta Rasy spiega che ”l’ebraismo è una religione matrilineare” cioè si è ebrei per via materna, non paterna. La mamma di Moravia non è ebrea, lo è il padre. Elsa invece ha la mamma ebrea. Nelle liste dei deportati finisce Moravia.

Ma torniamo ai Bragaglia: in un momento storico buio, in cui l’indifferenza alle leggi razziali era forte, in nome della cultura e dell’amicizia si sono esposti al pericolo. Nascondere un antifascista”ebreo’, una ebrea e le pagine ”sovversive” di letteratura che lei aveva scritto: rappresenta un legame affettivo e culturale che ha superato in quegli anni il buio che scendeva in Italia.