Brutti, sporchi e cattivi per muovere sempre la classifica

Il Frosinone e l'esempio di Quinto Fabio Massimo Il Temporeggiatore che domò l'impeto guerriero di Annibale con l'attesa. Quando non puoi vincere, fondamentale non prenderle. Ancora di più in emergenza. L'impronta data da Di Francesco non aveva fatto i conti con l'imponderabilità dei tanti infortuni che stanno falcidiando l'organico anche dopo il mercato. L'importanza della testa nel calcio moderno

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

Temporeggiare per muoversi sempre. Come raccontano i libri di storia, il generale romano Quinto Fabio Massimo domò l’impeto guerriero di Annibale, temporeggiando, battendolo e meritandosi poi proprio l’appellativo de Il Temporeggiatore. Inseguì l’esercito del dittatore ma senza dargli mai l’occasione di affrontarsi in battaglia, all’improvviso sferrò l’assalto decisivo ai soldati nemici costretti ad uscire dai loro accampamenti per fare rifornimento, mossa che risultò ferale per l’esercito di Annibale.

Mutuato nel calcio: temporeggiare per muoversi sempre, anche un passo alla volta, è una ragione di esistenza. Di sopravvivenza. Perché nel calcio dei 3 punti quando proprio non puoi vincere, cerchi non rimetterci l’osso del collo. E’ una regola fondamentale per tutte le salse, soprattutto se giochi per salvarti.

Nell’ultima giornata di campionato, 3 squadre in lotta per la salvezza (Udinese, Empoli e Salernitana) hanno cristallizzato il risultato finale sul salomonico 0-0. Che non fa fare salti di gioia, non prospetta chissà quali svolte epocali ma almeno permette di rinviare il problema alla successiva, di non doversi leccare le ferite, di non sentire il fiato sul collo della paura e della critica.

Un trittico per muovere la classifica

Monterisi in un duello con Lukaku nella gara d’andata contro la Roma (Foto: Giuseppe Lami © ANSA)

Detto questo, il trittico di partite che si annuncia per il Frosinone è di quelli importanti e non solo per la ribalta: Fiorentina e Juventus fuori e Roma in casa. Tradotto: bisogna spostarsi dai 23 punti ad ogni costo. Bisogna tornare ad essere la provinciale che ramazza la polvere. Anche a fronte di una emergenza che in Italia è seconda probabilmente solo al Milan di qualche settimana fa.

Bisogna tornare ad essere anche sporchi, brutti e cattivi. Animaleschi. Il Frosinone ad oggi è terzultimo nella classifica Disciplina con 378 punti, davanti al Sassuolo con 349 e l’Inter con 327. Vuol dire che è sul podio del fair-play. Lecce, Verona, Salernitana, Udinese ed Empoli che lottano nella zona salvezza sono nelle prime otto posizioni, vuol dire che randellano a più non posso.

A 15 giornate dalla fine del campionato va trovato il giusto bilanciamento tra il bel gioco, l’equilibrio, la sostanza e una bella dose di cattiveria agonistica. Il lavoro di mister Di Francesco da luglio nel ritiro di Fiuggi è stato eccellente anche nella costruzione di una mentalità. Formativo a tutto tondo, ha toccato i dettagli anche più minuziosi, ha dato un’impronta tattica da squadra sempre votata al gioco. Ma non aveva fatto i conti con l’imponderabilità degli infortuni a catena.

Gioco moderno, cambi, testa e iniezione di cattiveria

Capitan Mazzitelli (Foto: Federico Proietti © Ansa)

Paradossalmente il 2-0 subìto contro il Monza e il primo vantaggio del Milan sono stati l’esempio di come il Frosinone non gioca mai per speculare ma sempre per farsi trovare pronto ad attaccare tutta la linea avversaria sul possesso: palla giocata da Soulé sul cerchio del centrocampo, pressione, break, ripartenza centrale senza opposizione e gol avversario. Ecco: essere sporchi, brutti a cattivi vuol dire che ogni tanto è il caso di imbracciare la clava.  

Una domanda poi sorge spontanea: il gioco del calcio moderno – al netto delle ripartenze dal basso che lo hanno rovinato, dei quinti che rappresentano sempre di più le maschere delle difese a cinque, delle mezze ali che fanno gol ma non fanno filtro, dei play, degli attaccanti che fanno movimento e via discorrendo – che non è più di 90’ ma spesso sfiora anche la durata di una partita più un tempo supplementare, quanto a livello generale è davvero sostenibile dal punto di vista mentale più che strettamente fisico?

Seck in un duello con Leao (Foto: Federico Proietti © Ansa)

E’ vero che per questo ci sono anche le cinque sostituzioni che possono cambiare il volto alla squadra ma non sempre questo step dà risultati sperati. Un bilancio facile facile senza scomodare troppo i classici luoghi comuni e cioè quando si parla di “primi tempi così così…”, “secondi tempi così colà…”, “approcci”, “i 20’ finali”, “consapevolezza” eccetera: alla classifica del Frosinone mancano solo 4 punti, frutto mancato di appena 2 partite. Che ad onor del vero avrebbero potuto dare un altro senso alla classifica, anche in relazione alla classifica delle avversarie (Cagliari e Lecce).

Nel primo campionato di serie A il Frosinone alla 23ma giornata era terzultimo con 19 punti, nel secondo alla stessa giornata penultimo con 16. Il Frosinone di oggi, però, al netto delle differenze non abissali in termine di punti, è anni luce diverso da quelle squadre.

Derby d’Italia e dintorni

Eusebio Di Francesco e Simone Inzaghi

Lo chiamano il derby d’Italia, se lo aggiudica l’Inter che scappa a +4 sulla Juventus con una gara ancora da recuperare. La decide un autogol dell’ex giallazzurro Gatti, uno che non si risparmia mai nel bene e nel male e che quest’anno ha già deciso in negativo la sfida di Sassuolo. Szczesny tiene a galla la Juve nettamente inferiore ai neroazzurri di Inzaghi che hanno messo in bacheca un altro record: 57 punti.

Anche se nel 2006-’07 avevano fatto meglio, con 60, incamerando anche lo scudetto a fine stagione. Allegri fa quello che può ma se Vlahovic dimentica come si fa gol, allora la rimonta è complicata. Yildiz bravo ma acerbo, sarà importante il recupero di Milik ma soprattutto trovare una ‘quadra’ a centrocampo dove Locatelli dà l’impressione di voler confermare che il famoso detto ‘sopravvalutato di successo’ sia stato coniato per lui.

Il Napoli dei ‘nuovi’ la sua ‘quadra’ l’ha ritrovata grazie… ad un ‘vecchio’, vale a dire Kvaratskhelia. Battuto un Verona che, pur se rimescolato dalla testa ai piedi in 30 giorni di mercato, ha fatto vedere le streghe agli azzurri dopo essere passato in vantaggio con Coppola. Il Milan, terzo in classifica, si gode la rimonta di Frosinone, alle spalle c’è un’Atalanta che con il 3-1 ad una Lazio semplicemente impalpabile ha dato conferma che sono al canto del cigno il ciclo-Sarri e quello di almeno la metà del suo parco-giocatori. E a Roma adesso a montare sull’onda della contestazione è la sponda biancoceleste.

Scatto-Lecce. Sassuolo, Verona e Cagliari a picco

Roberto D’Aversa, tecnico del Lecce

Un brevissimo rewind del nastro relativo alla 23ma giornata: il ko della Fiorentina ai titoli di coda al Via del Mare di Lecce (3-2 maturato nei minuti di recupero, con i salentini che riemergono grazie a Piccoli e Dorgu) significa due cose: che i salentini sono vivi e vegeti e che Italiano per ora è un grande motivatore ma ancora lontano dal poter essere l’allenatore di una aspirante grande del calcio italiano.

Nei bassifondi la Salernitana (altro rimescolamento dell’organico come il Verona ma si è fatto subito male il difensore Pasalidis) si muove con un pari a reti bianche in casa di un Torino che più spento non si può (Juric entra in rotta di collisione con i tifosi), l’Empoli fa la stessa cosa pareggiando in casa con il Genoa e l’Udinese completa il tris degli 0-0 impattando con il Monza in casa. Tutte e tre le partite riportano alla mente la famosa frase “meglio due feriti che un morto…”.

Claudio Ranieri

Un’altra ‘sveglia’ arriva sulla guancia del Sassuolo che, chiuso il primo tempo sul 2-1 a Bologna, si fa ribaltare sul 4-2 finale. Male tutti, male Dionisi che forse ha perso il timone della nave neroverde. E non può essere solo l’assenza di Berardi la scusante della debacle. Nel posticipo serale del lunedi la Roma rifila un netto 4-0 al Cagliari, giallorossi alla terza vittoria di fila con De Rossi e Mourinho pare già un pallido ricordo. Quanto ai sardi del romano e romanista Ranieri, uno stop che a Frosinone non può passare insalutato.