Primarie per costruire l’armata al super candidato

Foto © Alessia Mastropietro / Imagoeconomica

Il tesoriere del Pd romano Claudio Mancini, originario di Picinisco, mette in guardia. Per costruire il campo largo al candidato sindaco di Roma servono le Primarie. Anche se sarà un nome di spessore europeo. E conferma: "Il prossimo sindaco sarà una delle personalità istituzionali più importanti a livello nazionale”

La sinistra ce l’ha nel sangue. L’ha respirata fino da bambino, l’ha vista da quando era nella culla. Suo papà era Emilio Mancini, storico dirigente del Pci in provincia di Frosinone dove fu Segretario Politico del sud Ciociaria. Il figlio Claudio Mancini è deputato: ciociaro solo d’origine ormai romano e tutti gli effetti. Del Pd capitolino è tesoriere. Ed ora, in un’intervista all’agenzia Dire, mette sull’avviso tutti coloro che danno per scontata la costruzione del cosiddetto ‘campo largodel centrosinistra per le elezioni di Roma: un campo che abbracci tutti dai moderati alla sinistra. E che dovrà sostenere il suo candidato a sindaco della capitale nella primavera del 2021. Per Mancini la soluzione passa per una strada obbligata: le Primarie.

Serve prima la coalizione

Claudio Mancini. Foto © Stefano Carofei Imagoeconomica

Il Pd è per fare le primarie ma prima bisogna avere una coalizione che ne condivida il programma e le regole”. Nella corsa a trovare il personaggio da copertina con il quale lanciare la sfida per riportare Roma sotto la bandiera del centrosinistra, molti hanno dimenticato che oltre al condottiero occorre anche l’armata.

Per questo Claudio Mancini annuncia che “Da lunedì, alla ripresa dei lavori, saremo impegnati a insediare la coalizione di centrosinistra che ha già funzionato nella campagna elettorale del I Collegio a Roma e alle elezioni nei Municipi III e VIII”.

Insomma, metodo che vince non si cambia. In tutte e tre le elezioni che hanno toccato Roma negli ultimi due anni quel modello ha portato la vittoria al candidato individuato dal centrosinistra. Mancini indica ora la stessa strada: “Quella coalizione dovrà discutere di un programma comune e di regole con cui fare le primarie. Non è un passaggio scontato“.

Il dilemma renziano alle Primarie

MATTEO RENZI

Non è scontato perché non è detto che tutti debbano starci. A partire dai renziani. Che su Roma hanno il dente avvelenato. Claudio Mancini lo mette subito in chiaro: “Per esempio Italia Viva è interessata al rapporto con la coalizione di centrosinistra ma dovra’ chiarire se è disponibile ad accettare l’esito delle primarie anche se dovesse prevalere candidato che non gli piace” ha spiegato Mancini.

E non è l’unico caso: la sinistra ha una tradizione di masochismo elettorale da fare rabbrividire Torquemada.

Anche alcuni soggetti di sinistra devono chiarire il loro giudizio sulle politiche regionali, a partire da quelle su Rifiuti, Urbanistica e Ambiente. Il tavolo del centrosinistra che promuoveremo come Pd dovrà capire se ci sono le convergenze di programma e poi l’accordo a fare le regole per le primarie“.

Primarie che nel caso si svolgerebbero nei primi mesi del 2021: “Programma, regole per le primarie, loro indizione entro l’autunno per farle svolgere tra febbraio e marzo e verifica delle candidature. Se ce ne sarà più di una si faranno le primarie“.

Primarie in ogni caso

Roberto Gualtieri e David Sassoli

Ma che senso hanno le Primarie se è vero ciò che ha anticipato nei giorni scorsi Nicola Zingaretti? E cioè che il candidato sindaco di Roma sarà un esponente del Pd, di altissimo profilo e di spessore internazionale. (leggi qui: Zingaretti: il nome del sindaco c’è)

L’attenzione di tutti è andata sul presidente del Parlamento Ue David Sassoli e sul ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che è stato a lungo Commissario Europeo. (Leggi qui Sassoli o Gualtieri per Roma: dipende dalle Regionali).

Il ‘rito’ delle Primarie si svolgerà anche se alla fine il centrosinistra dovesse trovare il candidato di alto profilo che in tanti aspettano. Il metodo Ottaviani a Frosinone insegna: le Primarie legittimano, mobilitano, coinvolgono, impegnano. E chi non mantiene la parola è sconfessato di fronte agli elettori.

Anche il nome più importante – conferma Claudio Manciniha interesse a sottoporsi al processo delle primarie. Vincere le primarie aiuta chi si candida“.

Poteri speciali? No grazie

CLAUDIO MANCINI E SARA BATTISTI

E non sara’ necessario dotare Roma di poteri speciali per attirare alla competizione elettorale personalità di primo piano: “Il Covid tra le altre cose ha dimostrato il fallimento del federalismo italiano – ha proseguito Mancini- È evidente che torna la necessità della politica nazionale e questo porta Roma ad avere un ruolo preminente in quanto Capitale del Paese. È finita la stagione della devoluzione dei poteri alle Regioni, torna una dimensione nazionale in cui il decentramento deve essere l’autonomia dei comuni e non il regionalismo”.

In pratica, su questo punto Claudio Mancini è in piena sintonia con Nicola Zingaretti quando dice che il prossimo sindaco di Roma sarà una delle personalità istituzionali più importanti a livello nazionalee avrà un ruolo internazionale per conto del Paese“.

Virginia? Non è competitiva

Virginia Raggi © Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Sulla candidatura di Virginia Raggi, Claudio Mancini non ha dubbi: “Noi avevamo detto da tempo che non avremmo valutato l’ipotesi di sostenerla. Il Pd e il centrosinistra andranno con il loro candidato. Guardiamo alla prospettiva del ballottaggio tra noi e la destra, non consideriamo la Raggi competitiva per arrivare al secondo turno“.

All’attuale sindaco di Roma, Mancini ha contestato anche la ricandidatura ferragostana: “Tutto il dibattito attuale sulle candidature per le prossime elezioni e’ figlio del fatto che la Raggi in pieno Ferragosto ha deciso di annunciare la sua ricandidatura a sindaco, per ragioni interne e per la paura di perdere la ricandidatura. Ha sbagliato ad anticipare questa decisione perchè la sindaca deve dare l’idea che si sta occupando della città e non che e’ in campagna elettorale già a un anno dal voto“.

Già, ma al secondo turno? In caso di ballottaggio che fine fanno i voti del M5S? A proposito della possibilità di eventuali alleanze in quella fase con i 5 Stelle, Mancini ha sottolineato che al secondo turno “gli elettori valutano i due candidati e seguono poco le indicazioni dei Partiti. Quindi il tema delle alleanze per i ballottaggi è accademico, perche in quell’occasione gli elettori vanno dove li porta il cuore e non seguono le indicazioni dei capi Partito“.