Come si legge l’incontro della Bonifica con Righini

L'incontro dei giorni scorsi tra l'Assessore all'Agricoltura del Lazio ed i vertici della Bonifica sottolinea il cambiamento politico riguardo alla gestione dei Consorzi. Sono diventati protagonisti nel contrasto ai cambiamenti climatici e nella protezione dell'agricoltura. Il Lazio sta imparando dalle migliori pratiche del Nord, con l'obiettivo di migliorare l'efficacia delle operazioni e la gestione delle risorse finanziarie.

C’è un chiaro segnale politico dietro all’incontro avvenuto nei giorni scorsi tra l’assessore all’Agricoltura del Lazio Giancarlo Righini ed i vertici regionali di Anbi l’Associazione Nazionale dei Consorzi di Bonifica. E c’è una chiave di lettura: che spiega come mai per la prima volta un assessore del Lazio sia andato a visitare gli impianti grazie ai quali intere città non finiscano sott’acqua e gli aerei continuino a decollare ed atterrare all’aeroporto di Fiumicino. (Leggi qui: Lotta al clima impazzito, dieci milioni per Anbi).

Un percorso che parte da lontano

L’Assemblea nazionale del centenario

Per comprendere cosa sta accadendo dietro le quinte bisogna partire dalla legge di riforma dei Consorzi di Bonifica. Fino a quel momento avevano il compito di aprire e chiudere i rubinetti dell’acqua per gli agricoltori che dovevano irrigare. Da quel momento in poi i Consorzi sono diventati quelli con gli stivali sul campo della lotta ai cambiamenti climatici. Con l’arrivo del Destracentro a Palazzo Chigi sono schierati indirettamente anche sul fronte del sovranismo alimentare. Cosa significa?

Bisogna sfogliare l’album della scorsa Assemblea Nazionale delle Bonifiche. Dove il messaggio è stato tanto chiaro quanto allarmante: “Siamo chiamati a immaginare se i Consorzi di bonifica possono, nel terzo millennio, interpretare la risposta che impongono i cambiamenti climatici, la transizione ecologica e l’economia bellica. Lo impongono per il cibo, per l’energia, per quella autosufficienza necessaria anche per la libertà“. Tradotto: la nostra terra e le nostre stalle oggi non producono abbastanza da sfamare tutti gli italiani, troppo lo importiamo; la guerra in Ucraina ci ha insegnato che non possiamo dipendere troppo dagli altri.

Ma in mezzo, tra la legge di Riforma e la scorsa Assemblea Nazionale c’è un percorso che unisce le due tappe. Il primo tratto: far comprendere cosa fanno i Consorzi di Bonifica, come lavorano, di cosa si occupano queste strutture che esistono da oltre cento anni in tutta Italia e sono figlie di riforme importanti. Sono strategiche nel Nord del Paese: dal Veneto al Friuli, dall’Emilia Romagna alla Lombardia, dal Piemonte al Trentino. Lì in qualunque centro i punti di riferimento sono il sindaco, il maresciallo dei carabinieri, il medico condotto, il parroco ed il referente del Consorzio di Bonifica. Perché sono strutture decisive nella difesa del suolo.

Il cambiamento

I lavori della Bonifica nel Lazio

Senza girarci intorno: nel Lazio i Consorzi di Bonifica venivano considerati dei carrozzoni, la loro conoscenza era scarsa, la comunicazione sino a qualche anno fa quasi impercettibile e spesso legata a fatti negativi. Perché il legame tra Bonifica e territorio era impostato in maniera radicalmente diversa dal Nord.

La Riforma ha voluto che tutte le Bonifiche d’Italia si allineassero sull’ingranaggio che funzionava in maniera più efficace e rapida. E che invertisse l’ordine dei fattori così come stava allineato in regioni quali il Lazio. In pratica: non più aspettare i finanziamenti e poi avviare progettazione e lavori; il nuovo ordine dei fattori è progetti pronti ed approvati da tenere nel cassetto per tirarli fuori un minuto dopo che ci sono a disposizione i finanziamenti con cui realizzare le opere. In questo modo si azzerano i tempi della burocrazia.

Il cambio di passo nel Lazio è testimoniato dalla fine dei commissariamenti (anche se oggi resta attivo solo quello in Ciociaria) e dalla fusione che ha semplificato la geografia, consentendo il rientro della fase ordinaria delle attività di autogoverno delle strutture. A certificarlo è stato proprio Giancarlo Righini nel doppio ruolo di Assessore alla Sovranità Alimentare ed al Bilancio di una Regione che, con in primis il Governatore Francesco Rocca, ha voluto mettere da parte le inutili polemiche su queste strutture. Andando a visitare lo storico impianto di Fiumicino dove le idrovore di un secolo fa funzionano accanto a quelle di ultima generazione.

Un segnale con cui dire che le attività dei Consorzi di Bonifica oggi sono certamente migliorabili ma sono quelle che in concreto stanno affrontando i cambiamenti del clima e proteggendo le produzioni agricole. Con attività indispensabili per garantire l’irrigazione dei campi e per poter tenere in ordine il più possibile fossi e canali.

Il confronto con il Nord

L’assessore Righini con il direttore Renna

Il Lazio ormai da due anni si confronta periodicamente con le Anbi del Nord, assimilandone procedure e best practice. È così che è stato possibile per la presidente Sonia Ricci ed il direttore Andrea Renna centrare una serie di finanziamenti: messi subito a terra e realizzati a tempo record.

La conseguenza è che ora la Regione dialoga e si interfaccia con Anbi. Ha voluto creare una struttura ad hoc per i Consorzi di Bonifica con un dirigente, Paolo Gramiccia, per allineare un lavoro che ha portato i Consorzi stessi a divenire soggetti attuatori dei Pnrr. Ma anche di altre attività che in passato non erano mai state affidate a queste strutture.

Come conferma l’impegno regionale per le manutenzioni legate alla Legge 53 del ’98: sono diventate realtà anche per il 2024 grazie ad una delibera voluta proprio da Righini con 10 milioni che rappresentano un risposta. Concerta. Non scontata. Era un impegno preso da Righini richiesto da Anbi trasformato in realtà.

La nuova scommessa

Ora parte la nuova scommessa. Da vincere in territori come quello di Fiumicino ed Ostia, dove la Bonifica realizzata grazie agli scariolanti ravennati è stata concretizzata 139 anni fa. Ma anche nei territori del reatino, del viterbese, in Ciociaria, a Fondi ed a Latina dove insistono strutture, leggasi Mazzocchio a Pontinia, affascinanti. Lì si respira la storia, la laboriosità e l’ingegno di chi ha pensato di far nascere i Consorzi di Bonifica.

Anche questo ha detto la visita dell’assessore Righini, davanti a tutti i dirigenti di Anbi Lazio ed all’autorità di distretto rappresentata dal professor Marco Casini che ha saputo fare, anche lui, un cambio di passo per attrarre, attenzioni e risorse dai Ministeri e dal Governo, in una regione come il Lazio che non vuole più essere la cenerentola per la bonifica ma quanto meno concorrere per il podio in termini di efficacia, difesa del suolo, irrigazione e attribuzione delle risorse finanziarie. La prima tappa è stata compiuta e rappresentava un gran premio di montagna con pendenze scivolose e rancorose di un passato orami in soffitta.

Ora resta, per il futuro prossimo, da vincere le cronometro per mantenere la vetta e valorizzare un lavoro che è solo al punto di partenza come hanno detto all’unisono Righini, Ricci, Renna e anche Casini. Anche questa sinergia rappresenta una novità. Quel cambio di passo. Atteso.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).