La “fuffa” della politica (di C. Trento)

Gli istituti di ricerca sociale dicono che stiamo diventando cattivi. Perché siamo arrabbiati. Ma tra chi soffia sul fuoco e chi dovrebbe spegnerlo, nessuno mette mano ai problemi concreti

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Sovranismo psichico. Così il Censis definisce la “malattia” sociale degli italiani, pronti alla caccia al capro espiatorio (i migranti soprattutto) perché arrabbiati, delusi e frustrati per il peggiorare della situazione economica. In quanto, scrive l’istituto di ricerca, «il processo strutturale chiave dell’attuale situazione è l’assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive».

Non a caso «l’Italia è ormai il Paese dell’Unione europea con la più bassa quota di cittadini che affermano di aver raggiunto una condizione socio-economica migliore di quella dei genitori: il 23%, contro una media Ue del 30%, il 43% in Danimarca, il 41% in Svezia, il 33% in Germania».

La conseguenza è un «cattivismo diffuso che erige muri invisibili ma spessi».

Davanti a questo quadro la politica cosa fa? «Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità». Per dirla con le parole e le note di Fabrizio De André.

In realtà neppure si impegna tanto, se non in quella che anche sul piano provinciale è da sempre il cavallo di battaglia: combinato disposto tra effetto annuncio e scaricabarile. Il risultato finale è la solita “fuffa”. Pure a livello locale. Anzi, soprattutto.

Da quanti mesi 1.600 persone aspettano una parola di certezza sulla proroga della mobilità? Quali risposte concrete hanno avuto? Neppure una. Qualche mese fa è stato firmato al Ministero del Lavoro l’Accordo di programma, salutato con i soliti “peana”. Qualcuno ha notizia di un passo successivo vero e concreto? No.

La politica si specchia in maniera autoreferenziale. Nei suoi continui congressi per esempio. È il caso del Partito Democratico, che non ha fatto in tempo ad archiviare quello regionale del Lazio, per tuffarsi in quello nazionale. Perdendo di vista però gli elettori, la gente normale, le famiglie che non ce la fanno più. E sono smarrite. Normale che siano arrabbiate. O no?

L’inquinamento della Valle del Sacco e l’urlo di Ruspandini

Il senatore di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini lo ha detto a Palazzo Madama: «Sono di Ceccano, una delle città martiri del disastro ambientale. Vengo da una parte politica che ha denunciato il dramma della Valle del Sacco quando Grillo ancora faceva il comico, negli anni in cui Dc e Pci inondavano la Ciociaria di posti di lavoro e non era facile schierarsi contro quel meccanismo».

Per ricordare che l’inquinamento della Valle del Sacco non nasce adesso. Ma anche per tenere alta la concentrazione, per evitare che vada a finire come sempre. E cioè che, una volta che i riflettori nazionali si saranno spenti, che non verranno più gli inviati di Striscia La Notizia, tutto torni come prima.

Perché adesso l’attenzione è massima. Perché, diciamocelo francamente, intervenire sulle “schiumate” nel fiume in questo momento, fa guadagnare un minuto di gloria mediatica a chiunque.

Però il problema va risolto, accertando le responsabilità e punendo i colpevoli. Altrimenti sarà stata la solita “ammuina” sterile. L’inquinamento della Valle del Sacco rappresenta un’emergenza grave. Va fatta chiarezza una volta per tutte, evitando di dipingere la solita notte nella quale tutti i gatti appaiono neri.

Pd e Forza Italia prigionieri del loro passato

Dicevamo che il Pd passa da un congresso all’altro. In maniera vorticosa, senza neppure il tempo di rifiatare. È come se un alunno che deve recuperare in una materia, viene interrogato a raffica un giorno dopo l’altro. Senza dargli cioè la possibilità di “rimettersi in pari”.

In Ciociaria continua a esserci solo Francesco De Angelis. In settimana è arrivata la nomina a commissario del Consorzio industriale unico del Lazio. Largamente annunciata, al punto che il capogruppo regionale di Forza Italia Antonello Aurigemma lo disse a settembre in Consiglio: «Il ruolo verrà ricoperto dall’ex renziano Francesco De Angelis, in cambio del suo appoggio alla candidatura di Zingaretti alla segreteria nazionale del Partito».

Nessuno si meraviglia delle dinamiche della politica. Intendiamoci: De Angelis ha i titoli per il ruolo e sicuramente sarebbe stato scelto comunque lui. Ma il punto è un altro e cioé che la nella politica locale i “più realisti del re” preferiscono sottolineare e glorificare certe nomine piuttosto che cercare di sbloccare sul serio l’Accordo di programma o un progetto che può portare posti di lavoro. Non c’è mai una dimensione collettiva. Ma sempre e soltanto individuale.

Per quanto riguarda Forza Italia, la situazione di smarrimento (per usare un eufemismo) è ad ogni livello. Nel gruppo regionale, dove si è aperta la resa dei conti dopo il naufragio della mozione di sfiducia nei confronti di Nicola Zingaretti. Con il senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale del Partito, in rotta di collisione con il capogruppo Antonello Aurigemma.

Nel gruppo consiliare di Cassino, sfibrato da una crisi politica senza fine. A livello provinciale naturalmente, dove i conti con le sconfitte (dalle politiche alle provinciali) non si fanno mai. Altrimenti emergerebbero le responsabilità. C’è però bisogno di chiarezza a livello nazionale. Con la Lega di Matteo Salvini o con Matteo Renzi in un nuovo partito? Un cambio di rotta vero nel partito oppure avanti come sempre? I livelli locali aspettano indicazioni dal vicepresidente nazionale Antonio Tajani.

Se le alleanze dipendono dalle percentuali

Ma esiste ancora una coalizione di centrodestra, anche in provincia? Nell’elettorato sì. A livello di partiti il dubbio viene.

La domanda va posta soprattutto agli “azzurri”. Perché gli equilibri sono cambiati. Con la Lega che vola e con Fratelli d’Italia che ha ormai una dimensione riconoscibile.

La sensazione è che Forza Italia fatichi ad adattarsi ai nuovi equilibri, non avendo più la leadership. Però in una squadra ci si sta da centravanti e da mediano, da uomo di punta e da gregario. Pure su questo tema la chiarezza è necessaria.

Cincischiare è inutile.

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