Nessuno si fida: venerdì o tutti in giunta o tutti a casa

La lunga riunione per risolvere i fronti di crisi aperti nel Comune di Cassino. Nessuno si fida dell'altro. Il sindaco pronto a condividere. E riequilibrare. ma vuole un impegno politico. E non un rimpasto al buio. Venerdì nuovo incontro.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Gli stracci sono volati. E anche qualche piatto è finito in frantumi. Ma il sindaco Carlo Maria D’Alessandro e la sua ex maggioranza hanno tutta l’intenzione di tornare insieme a governare Cassino. Strilli, cocci e battute al veleno volati nel vertice di questa sera sono solo il repertorio classico di chi deve sfogare l’amarezza prima di fare pace. A confermarlo è un dato concreto: si rivedono venerdì. Invece, quando non si vuole aggiustare (un rapporto o una maggioranza), si sbatte la porta subito e non ci si dà un nuovo appuntamento.

L’assenza clamorosa

Il tavolo si apre con una assenza clamorosa: non c’è il coordinatore provinciale di Forza Italia Adriano Piacentini. Una versione dice che è a Milano per lavoro, un’altra assicura che è il primo segnale di disimpegno dopo l’altolà dati nei giorni scorsi al suo Partito (leggi qui Forza Italia, Piacentini prepara l’addio). Al suo posto c’è la capogruppo Rossella Chiusaroli e c’è il coordinatore cittadino Dino Secondino.

La Lega è in forze: c’è il coordinatore provinciale Carmelo Palombo, c’è il capogruppo Robertino Marsella, il coordinatore cittadino Ernesto Di Muccio ed il dirigente Lello Valente.

Fratelli d’Italia schiera il coordinatore provinciale Paolo Pulciani, il coordinatore cittadino Angela Abbatecola, il dirigente Fabio Marino, il capogruppo Rosario Franchitto.

Noi con l’Italia ha mandato il coordinatore provinciale Antonio Valente, le Civiche sono rappresentate da Giuseppe Di Mascio e Alessio Ranaldi.

Lo specchietto retrovisore

Carlo Maria D’Alessandro esordisce invitando i presenti a «guardare avanti ed al bene di Cassino, senza guardare lo specchietto retrovisore».

Ma la Lega attendeva questo confronto interno da nove mesi. È il leghista Lello Valente a scartabellargli in faccia i cahiers de doléances, i registri nei quali nel Settecento venivano annotate le lamentele della popolazione in Francia. Ne ha pagine e pagine. Accusa il sindaco e Forza Italia di avere governato contro la Lega: in tutta la provincia.

«Mi dovete spiegare come mai non siamo nei posti chiave nonostante siamo la maggioranza: non governiamo la Provincia, non governiamo la Saf, ci avete tenuto fuori dalle decisioni sul Cosilam» inizia Valente. «Fin dall’inizio avete fatto accordi con il Pd, appena vi siete insediati avete fatto l’inciucio con il sindaco di Aquino Libero Mazzaroppi per mettere Vigliotta al Consorzio dei Servizi Sociali al posto del sindaco di Viticuso».

Ma la Lega non è lì proprio per fare un accordo? «Noi li facciamo alla luce del sole, davanti a tutti: non sottobanco e alle spalle degli alleati»

La sentenza di Valente è chiara. «Caro sindaco, se non ti affranchi da questo metodo di amministrare è meglio andare a votare: sento il peso di questa città che non vuole questa amministrazione».

Il convitato di pietra

C’è un convitato di pietra in quell’affollata riunione di maggioranza. È il vice responsabile nazionale Enti Locali di Forza Italia, Mario Abbruzzese: padre e padrino politico di quella maggioranza finita in frantumi. È stato lui ad assemblarla al momento delle candidature, individuando l’unico che avrebbe potuto vincere le elezioni e costruendo le liste. È lui che spesso ha dato consigli su come uscire dalle secche amministrative.

Al sindaco rimproverano di essere appiattito su quel convitato che a lungo nessuno indica per nome e cognome. Ma è a lui che pensano quando dicono «Il sindaco oggi ci deve dire che è in grado di amministrare da solo: altrimenti è inutile andare avanti».

La difesa di Carlo

Il sindaco cerca di mantenere la calma. Elenca ad una ad una le mancanze che gli vengono contestate.

Il Cosilam? «Io conto il 17% ed ho chiesto due posizioni per il centrodestra in CdA. Imprenditori privati e banche hanno chiesto invece una soluzione condivisa e di non andare allo scontro. A quel punto una parte del Pd ha votato con noi; non siamo noi ad avere votato con il Pd».

La presidenza ed il CdA dell’azienda speciale per i Rifiuti? «Abbiamo votato compatti, noi sindaci del centrodestra abbiamo tenuto la posizione e non abbiamo votato con il Pd».

A questo punto si toglie un sassolino dalla scarpa. E contesta alla Lega: «siete voi che firmate i documenti insieme al Pd, avete raccolto le firme con loro per sfiduciarmi ben due volte. Pertanto, fino a prova contraria, è la Lega a fare accordi con il Partito Democratico».

Lello Valente lo guarda e gli dice «Carlo, certe volte mi fai tenerezza. Ti abbiamo compreso e accompagnato per nove mesi. Ma ora no, non ci sono accordi che possiamo fare. Non a queste condizioni. Non con questi presupposti». Inforca la porta e va via: spiega che deve accompagnare la figlia all’allenamento di arti Marziali.

Eccovi la condivisione

La capogruppo Rossella Chiusaroli perde la pazienza e attacca a testa bassa. «Carlo, parli da tre ore. Pensavamo ci dovessi fare delle comunicazioni. Oppure che oggi ci rispondessi alle richieste che noi ti stiamo facendo da tre mesi e la Lega da nove mesi».

Rossella Chiusaroli insieme al presidente del consiglio comunale Dino Secondino e il presidente di commissione Gianluca Tartaglia dal 31 dicembre sono sull’avventino. Non hanno accettato la nomina ad assessore a Franco Evangelista senza essere stati coinvolti e solo con il parere favorevole dell’altra metà del gruppo di Forza Italia. Soprattutto non accettano la super delega a Manutenzione e lavori Pubblici che gli è stata assegnata.

Volete la condivisione? Eccola. Il sindaco è sicuro di essere stato condivisivo ma comunque, per evitare equivoci, Carlo Maria D’Alessandro propone di codificare il tutto: «Stabiliamo che su determinati argomenti informerò la giunta, su cose già specifiche mi relazionerò solo con l’assessore interessato, su cose di interesse più generale condividerò con tutta la maggioranza. e se vogliamo sono pronto anche a convocare un’assemblea dei cittadini».

La confusione sovrana

A Carmelo Palombo la cosa non è chiara. Il coordinatore provinciale della Lega dice: «Io voglio sapere qual è il metodo».

Al che il Fratello d’Italia Fabio Marino lo guarda e gli dice «Facci capire: che vuoi?» Ma non ce n’è il tempo. Perché anche Palombo deve andare via per una visita medica. È il capogruppo Robertino Marsella a prendere la parola allora e dire «A noi in questo momento non ci interessa. Ci dobbiamo aggiornare. Non vogliamo assessorati, vogliamo la certezza di poter governare questa città»

Proprio in quel momento rientra in aula Giuseppe Di Mascio e smentisce Marsella: «Ero proprio ora al telefono con Lello valente: lui dice che quello proposto dal sindaco è un buon punto di partenza».

Stizzito, Robertino Marsella ribatte «E allora parlate con Valente. Ma io ho parlato con il Coordinatore provinciale. E la Lega ha una posizione. Ed è quella che vi ho appena detto».

La lezione dell’Abruzzo

Fratelli d’Italia mette in chiaro che senza la Lega loro non rientrano. «Noi siamo pronti a rientrare» dice Marino.

«Ma solo se ci sono le possibilità di ricomporre un quadro politico intero e non senza la Lega» aggiunge Paolo Pulciani. Che ricorda al sindaco la lezione appena arrivata dall’Abruzzo: «Si vince uniti, ma Lega e Fratelli d’Italia vincono anche da soli, teniamo a mente quella lezione».

Nessuno si fida

C’è il nodo centrale: la richiesta di azzeramento, pretesa dai tre dissidenti di Forza Italia e da Noi con l’Italia. Il sindaco forza la mano: è pronto a farla ma non accetta una crisi al buio. Perché sa che potrebbe non uscirne.

La soluzione è quella di dividere la crisi su due livelli: quello politico e quello amministrativo. «Prima risolviamo l’aspetto politico e firmiamo un documento con il quale rientrate tutti in maggioranza». A quel punto si affronta l’aspetto amministrativo «e si mette a punto un esecutivo nel quale tutti sono rappresentati, in proporzione al loro peso».

Si rinvia tutto a venerdì. I problemi sono due. Nessuno si fida. Tutti temono che una volta ricomposto il vaso, con un pretesto venga rotto dopo pochissimo. Perché il migliore modo per governare – come insegnava Filippo il Macedone – è dividere gli avversari.

E poi c’è il dilemma della Lega: si è tenuta alla larga per dieci mesi da tutte le polemiche che hanno dilaniato la maggioranza. Rientrare ora significa assumersi la responsabilità ed il peso politico anche di ciò che è avvenuto in sua assenza.

Venerdì o tutti in giunta. O tutti a casa.